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Sintassi.

(dal greco sýntaxis: ordinamento). Branca della linguistica descrittiva che ha per oggetto i vocaboli non esaminati in se stessi, singolarmente, ma relazionati tra loro, nel contesto della frase. ║ L'insieme delle norme che regolano i procedimenti mediante i quali gli elementi lessicali formano un'espressione compiuta, ossia i vari modi di ordinare, accordare, coordinare le parole nella proposizione e le proposizioni nel periodo (Vedi LINGUISTICA). ║ Per estens. - Nelle arti figurative e nella musica, il complesso dei rapporti che intercorrono tra le parti significative (i volumi, i colori, le combinazioni armoniche o ritmiche) di una data composizione espressiva. ║ Nell'analisi di una teoria formalizzata, quella branca della metateoria che studia gli elementi del linguaggio oggetto e le loro proprietà, a prescindere dal significato di questi.

• Ling. - Rispetto alle altre tre parti della descrizione linguistica - fonetica (studio dei suoni), morfologia (studio della formazione e della flessione delle parole), lessicologia (studio del vocabolario) -, la s. studia le relazioni tra i diversi elementi che compongono la frase. Può essere diacronica o storica, se analizza tali relazioni nel corso dell'evoluzione di una lingua, oppure sincronica, se le considera in un dato momento storico di quella lingua. E ancora, contrastiva se stabilisce il confronto tra procedimenti sintattici di due o più lingue, ciascuna vista in prospettiva sincronica, e comparata se indaga l'evoluzione parallela della s. di due o più lingue appartenenti alla stessa famiglia. Data una frase la rivista che desideravi non è più reperibile, la fonetica analizza i suoni delle diverse parole, la morfologia spiega che rivista è determinato singolare, che desideravi è un imperfetto, seconda persona singolare, ecc., la lessicologia dà il significato di rivista, desiderare, esaurire, non, mentre la s. dice che si tratta di una frase negativa complessa, in cui rivista è oggetto della relativa e soggetto della principale. Infatti, la s. per eccellenza è quella che designa la parola come elemento costitutivo minimo della frase, ma ci sono scuole linguistiche che considerano quali veri elementi costitutivi minimi la radice, la desinenza e altri segmenti di parole, e altre che invece dilatano tali elementi minimi a sequenze di due o più parole. In ogni caso qualsiasi studio di rapporti sintattici comporta la duplice considerazione della forma, e cioè la concordanza di genere, numero, ecc., e del contenuto, inteso come significato sintattico, preminente rispetto a quello lessicale, e ciò rende inadeguata una rigida distinzione tra le varie sezioni della tradizionale quadripartizione sopra esposta. Ad esempio, nell'analisi sintattica della lingua parlata intervengono in modo rilevante certi tratti fonetici come l'intonazione, l'accento e le pause (che nella lingua scritta possono essere espressi mediante la punteggiatura). In altri casi l'analisi sintattica si avvale dell'interpretazione lessicale o, per contro, la corretta definizione del significato delle diverse parole dipende dalla loro funzione sintattica. Ancor meno netta la separazione tra s. e morfologia, per cui spesso si tende a parlare di morfosintassi, unificando le due branche linguistiche. ║ S. logica del linguaggio: teoria sviluppata dal logico-matematico R. Carnap (Logische Syntax der Sprache, 1934) secondo la quale in un linguaggio la s. logica è “la teoria formale delle forme linguistiche di quel linguaggio”, la sistemazione organica delle regole formali che lo governano unitamente allo sviluppo delle conseguenze che ne derivano. Tale concezione non considera semanticamente le parole o le proposizioni, per riferirsi unicamente alla specie e all'ordine dei simboli con i quali tali parole sono disposte e tali proposizioni costruite, ed è pertanto formale. La s. tratta le entità linguistiche da un punto di vista formale, così come la logica, perché le caratteristiche logiche delle frasi e le relazioni logiche tra loro sono strettamente connesse alla loro struttura sintattica.