(dal greco
synkretismós:
coalizione dei Cretesi). Fusione di elementi eterogenei provenienti da dottrine
diverse che compongono un nuovo sistema filosofico o religioso. Il termine venne
coniato da Plutarco per alludere al fronte unico delle città cretesi, in
perenne discordia tra loro, capaci però di allearsi per combattere un
comune nemico e poi ripreso in età moderna da pensatori quali Erasmo, per
lo più con accezione dispregiativa. ║ Per estens. - Mescolanza,
contaminazione. • Ling. - Fenomeno per cui più funzioni
sintattiche, espresse con elementi formali diversi, tendono a confluire in
un'unica forma: per esempio il dativo greco è un caso di
s.,
avendo accentrato in sé le funzioni del dativo, del locativo e dello
strumentale indoeuropeo. • St. delle rel. - Il termine
s. si
riferisce propriamente alla religione del mondo tardo-ellenistico che si
aprì all'apporto dei culti orientali. La tradizione classica greco-romana
interpretò e inglobò in sé divinità e riti a lei
estranei provenienti dall'Oriente (Cibele e Attis, Iside e Osiride, ecc.) anche
tramite l'identificazione di divinità appartenenti a culti differenti:
così il culto di Giove si arricchì degli attributi di vari Baal
orientali identificati sotto quel nome (Giove Dolicheno, Eliopolitano, ecc.) e
lo stesso accadde a Venere e Astarte, a Fortuna e Iside. Vennero meno le
differenze individuali delle singole divinità, sempre più
ricondotte a un'unica potenza cosmica che riprendesse in sé i caratteri
dei vari dei; assunsero, infine, importanza sempre maggiore la
religiosità misterica, l'astrologia, la magia e le interpretazioni
allegoriche. Nell'antichità furono artificiosamente creati culti
sincretistici come quello di Serapide, dio pensato per la nuova città
greco-egiziana di Alessandria in modo che incontrasse, persino nell'iconografia,
le esigenze di entrambi gli strati etnici della popolazione. ║ Per estens.
- Fenomeno spesso riscontrabile nel corso della storia, ogniqualvolta popoli,
culture e religioni siano venuti a contatto tra loro, alimentando su più
livelli scambi, influssi e circolazione di idee. Alcuni studiosi sostengono che
ogni grande religione nazionale storica è un prodotto sincretistico: per
esempio l'antica religione egizia, frutto della contaminazione di culti
preesistenti dell'Alto e del Basso Egitto, o anche le grandi religioni
dottrinali sovranazionali, dall'Islam, all'Induismo, al Buddhismo presentano
tratti di
s. Un caso a sé è rappresentato dal Cristianesimo
che, sebbene non immune alle sue origini da contaminazioni sicretistiche
soprattutto a partire dal Giudaismo, successivamente si oppose al
s.
attraverso i dogmi, presupponendo la conversione dei seguaci di altre religioni
(concetto opposto al
s.), senza alcuna concessione verso gli altri culti.
Posizioni concilianti verso il
s. furono condannate e combattute come
eresie dalla Chiesa di Roma durante i secoli. • Etn. - Si definiscono
s. religiosi tutti quei movimenti nati dall'incontro-scontro con
l'Occidente e dalla conseguente crisi dei valori tribali da esso indotta.
Diffusi tra i secc. XIX e XX, interessarono i nativi americani, gli indios
messicani, guatemaltechi, le popolazioni haitiane, andine, brasiliane e anche
l'Africa nera e l'Oceania dove la popolazione bianca s'identificò con il
processo coloniale. Pur se in presenza di notevoli differenze locali, esistono
dei tratti comuni a tutti i
s. religiosi, studiati dalla moderna ricerca
etnografica: il messaggio cristiano, spesso imposto dall'alto e diffuso in
maniera frettolosa e superficiale, è stato reinterpretato in termini
indigeni; la matrice protestante è prevalente su quella cattolica; i
culti prevedono un giorno a cadenza fissa in cui ci si astiene dal lavoro per
pregare sotto la guida di un profeta-sacerdote, grande leader carismatico, la
cui trance indotta e controllata può rappresentare un momento saliente
della cerimonia religiosa, spesso fondata su danze e musiche di alto contenuto
emotivo; l'attesa millenaristica di un radicale cambiamento che riporti gli
indigeni a riappropriarsi di beni, cultura e potere sottratti dagli occidentali;
l'immissione di concetti, credenze e culti della tradizione indigena in un
sistema solo nominalmente cristiano (per esempio, pronto ad accettare la
poligamia, la reincarnazione o il ritorno dei morti).