Qualità di ciò che è simbolico.
║ Uso di determinati simboli per rappresentare qualcosa:
il s. della
filologia. ║ Il complesso dei simboli utilizzati nelle diverse
discipline o scienze:
nel s. matematico,
la percentuale è
espressa dal segno %. • Mat. - In logica matematica, l'insieme dei
simboli, altrimenti detto
alfabeto (variabili, costanti, connettivi e
operatori logici), mediante cui si costruiscono le espressioni o formule di un
linguaggio formale. • Psicol. - In psicoanalisi, forma di pensiero
prelogico propria dell'inconscio e del linguaggio onirico che svolge una
funzione protettiva e di censura portando alla coscienza il simbolo al posto
dell'oggetto o della situazione simboleggiati. In base a tale meccanismo di
difesa le idee, i desideri e i conflitti rimossi vengono rappresentati in forma
indiretta e figurata riducendone la forza di impatto sul soggetto. • Ling.
-
S. fonico: la relazione vera o immaginaria tra i suoni e il significato
di una parola, per esempio nelle onomatopee che imitano un suono o in parole in
cui è presente un'armonia imitativa. Nelle teorie sull'origine del
linguaggio si ipotizza un legame tra le parole e l'oggetto significato. •
Antropol. - Rifacendosi alle teorie e ai metodi della linguistica strutturale,
gli antropologi hanno evidenziato il carattere segnico di ogni sistema di
simboli. In particolare, a partire da E. Durkheim, si è studiata la
relazione tra forme simboliche e funzionamento della società
sottolineando come le categorie logiche che sottostanno alla classificazione
della realtà sono acquisite nel contesto sociale. In tal modo i sistemi
di credenze comuni a tutti i membri di una società svolgono una funzione
strutturante la realtà sociale, rafforzando la coerenza di un sistema
sociale. • Arte - Corrente artistica nata in Francia e diffusasi in Europa
nella seconda metà del XIX sec. come reazione al Naturalismo e al
Neoimpressionismo. A dimostrazione della stretta relazione tra il
S.
artistico e il coevo movimento letterario simbolista (V.
OLTRE), nel 1886 comparve sul “Figaro” il primo manifesto del
S. redatto dallo scrittore J. Moréas secondo il quale l'arte,
espressione concreta e analogica dell'Idea, ha il compito di eccedere la volgare
apparenza delle cose per svelarne l'aspetto arcano e misterioso. Il fatto che
non ci si fermi al visibile ma si tenti di giungere ai significati profondi
attiva l'interesse dell'artista per realtà invisibili (sogno,
immaginazione, visione interiore, memoria interiorizzata), espressioni di un
realismo superiore che si fonda sull'armonia tra componenti sensoriali e
componenti spirituali. In queste concezioni sono evidenti gli influssi di R.
Wagner, teorizzatore dell'opera d'arte totale, di G.W.F. Hegel e della filosofia
idealistica tedesca, del pessimistico rifiuto dei valori contemporanei di A.
Schopenhauer, dell'intuizionismo di H.L. Bergson. Personalità di notevole
importanza fu quella di Ch. Baudelaire, poeta dei
Fiori del male (1857),
i cui temi principali (satanismo, gusto per il macabro, sensualità,
teoria delle corrispondenze) divennero centrali nella poetica simbolista.
Baudelaire influenzò altresì la creazione dell'immagine
dell'artista simbolista, aristocraticamente appartato, perennemente in bilico
tra paralisi creativa e ispirazione, tormentato da dubbi e tensioni
contrastanti. Le caratteristiche stesse del
S. ne fecero un movimento
antiborghese e in contrasto con l'ideologia del progresso e della tecnica ai
quali vennero contrapposti il culto di un passato mitizzato, la convinzione del
presente come età estrema di decadenza, un accentuato individualismo ed
elitarismo, una visione spiritualizzata e, talvolta, anarchica. Esemplare, a tal
proposito, il romanzo di J.-K. Huysmans
A ritroso (1884) il cui
protagonista, Des Essaintes, rappresenta il prototipo dell'esteta decadente di
fine Ottocento. Egli possiede, tra l'altro, una raccolta di dipinti di pittori
contemporanei, tra cui figurano opere di G. Moreau, R. Bresdin e O. Redon,
alcuni tra i principali esponenti del
S. Le idee nate nell'ambito del
S. vennero diffuse, a partire dagli anni Ottanta del XIX sec., da alcune
riviste simboliste (le francesi “La revue indépendante”,
“La vogue”, “Mercure de France”; la belga “L'Art
moderne”; l'inglese “The Studio”). Varie furono in tutta
Europa le manifestazioni e le associazioni ispirate alla nuova arte; citiamo i
Salons de l'Ordre de la Rose-Croix (1892-97) e i Salons de la libre
estétique (1894-1914). Caratteristica precipua del
S. furono le
cosiddette
Secessioni: la belga Société de Vingt, 1883-93,
ispirata a un netto rifiuto dei valori accademici, le Secessioni di Monaco
(1892), con F. Von Stuck, di Vienna (1897), con G. Klimt e di Berlino (1898),
con M. Klinger. Importanti per la pittura simbolista furono gli influssi della
corrente artistica inglese dei preraffaeliti, vicina alle tematiche poetiche di
A.C. Swinburne e di E. Burne-Jones. Precorritori del
S. possono essere
considerati P. Puvis de Chavannes, G. Moreau e R. Bresdin. Ispirandosi a
quest'ultimo O. Redon, illustratore dei racconti di E.A. Poe, creò
immagini fantastiche e presurreali, dalle inquietanti presenze oniriche.
Interessante il percorso di P. Gauguin che, fatti propri i moduli figurativi
arcaici e “primitivi”, approdò alla definizione di un metodo
“sintetista” caratterizzato dall'uso di tinte piatte, senza
chiaroscuro, scelte in base a criteri soggettivi. Tali principi saranno alla
base dell'esperienza artistica del gruppo dei Nabis
(V.). Tra il 1885 e gli inizi del Novecento il
S. si diffuse in tutta Europa, evidenziando una notevole quantità
di indirizzi stilistici: la pittura del fiammingo J. Ensor fu caratterizzata
dalla presenza di elementi vitalistici, satirici e grotteschi; in Gran Bretagna
A. Beardsley propose illustrazioni linearisticamente semplici ed eleganti; il
norvegese E. Munch analizzò la profondità interiore della psiche
umana in opere dalla forte carica drammatica; l'austriaco G. Klimt, l'anima
della Secessione viennese, propose un'arte di impianto naturalistico, ricca di
decorazioni astratte. In area germanica si ricordano le esperienze simboliste di
A. Böcklin, di M. Klinger, di F. Hodler. In Italia il
S. si svolse
in diverse direzioni: G.A. Sartorio, A. De Carolis, L. Bonazza furono
influenzati dai preraffaeliti e dalle esperienze tedesche; G. Previati
accostò alla tecnica divisionista temi simbolisti e ricchi di richiami
letterari; G. Segantini fece una sintesi tra resa naturalistica ed evocazione
poetica; G. Pellizza da Volpedo dipinse tematiche sociali caricandole di
suggestioni simboliche. • Lett. - Corrente letteraria sorta in Francia e
diffusasi in Europa sullo scorcio del XIX sec., caratterizzata dall'uso di un
linguaggio analogico e metaforico. La denominazione di “poeti
simbolici” riferita, in particolare, a P. Verlaine e S. Mallarmé,
comparve per la prima volta nel manifesto di J. Moréas del 1886
(V. SOPRA) che indicava quale precursore del
S. Ch. Baudelaire a cui si deve la prima definizione poetica di
S., presente nel sonetto
Corrispondenze. In esso la natura compare
come una foresta di simboli tra i quali si stabiliscono magiche corrispondenze e
che racchiudono i segreti dell'universo che il poeta ha il ruolo di interpretare
con strumenti trascendenti la componente razionale e logica. I grandi poeti
simbolisti fecero propria la poetica baudelairiana sviluppandola però in
direzioni diverse: P. Verlaine dissolse la poesia in musica conferendole il
potere di evocare realtà invisibili; J.-N.A. Rimbaud attribuì un
ruolo di veggente al poeta, la cui meta era di “arrivare all'ignoto... di
scrivere i silenzi, le notti... definire l'inesprimibile”; S.
Mallarmé, anticipando l'Ermetismo, portò alle estreme conseguenze
l'idea della dicotomia tra linguaggio d'uso e linguaggio poetico, assegnando a
quest'ultimo un potere magico, incantatorio e creatore di realtà. Il
S., relativamente alla poesia e al gusto, rappresenta un aspetto o un
momento del Decadentismo da cui si differenzia per una maggiore attenzione alla
musicalità del linguaggio poetico, per l'accurata ricerca di sinestesie
sensuali, di corrispondenze e analogie segrete tra l'uomo e le cose, tra le cose
e la natura. Decadentismo e
S. rappresenterebbero due fasi successive di
una medesima corrente di cui il Decadentismo, incarnazione del lirismo,
rispecchia una società inquieta e in crisi, mentre il
S.
costituisce il momento intellettuale e riflessivo. Molteplici furono le riviste
simboliste: “Le symboliste” (1886), “La vogue” (1886),
“La plume” (1889), “La Pléiade” (1889), divenuta
l'anno seguente “Mercure de France”, “Ermitage” (1890).
In Italia componenti simboliste si ritrovano in
G. Pascoli, G.
D'Annunzio, nel “Convito” di A. De Bosis. D'altro canto nel caso
della produzione letteraria italiana si parla più appropriatamente di
Decadentismo con riferimento particolare alle opere poetiche e letterarie di
D'Annunzio, nonché al suo stile di vita. Il
S. esercitò la
sua influenza anche sul teatro di M. Maeterlinck. • Rel. - Indirizzo
storico-religioso nato agli inizi del XIX sec., i cui maggiori rappresentanti
furono D.-J. Creuzer, J.J. Görres e J.-D. Guigniaut. In base a tale
indirizzo le religioni antiche venivano concepite come espressioni simboliche di
verità complesse e astratte che altrimenti sarebbero risultate
incomprensibili alla mentalità dei popoli. Secondo Creuzer i simboli
sarebbero stati introdotti dalle classi sacerdotali. Tale teoria
influenzò gran parte della letteratura storico-religiosa del XIX sec. (il
sociologismo di J.J. Bachofen, la psicologia dei popoli di W. Wundt) e, in
seguito, lo psicologismo storico-religioso.