(dal greco
sún: con e
logismós: calcolo). Ragionamento deduttivo, mediato e necessario,
più correttamente denominato
s. categorico, costituito da
tre proposizioni dichiarative connesse in modo tale per cui dalle prime due
(
premesse), per il solo fatto che sono state poste, si può
ricavare una
conclusione. Così, ad esempio, dalle premesse
tutti gli animali sono mortali;
tutti gli uomini sono animali si
ricava la conclusione
tutti gli uomini sono mortali. Nel
s.
l'esistenza del nesso inferenziale deriva dall'avere le tre proposizioni, a due
a due, un termine in comune e tre sono, dunque, i termini implicati in un
ragionamento sillogistico. Il predicato della conclusione è detto
termine (o
estremo)
maggiore e la premessa in cui compare
premessa maggiore; il soggetto della conclusione è detto
termine (o
estremo)
minore e la premessa in cui compare
premessa minore; il termine comune alle due premesse è denominato
termine medio. A seconda della posizione occupata dal termine medio nelle
due premesse, si distinguono quattro
figure sillogistiche: nella
prima
figura, il termine medio è soggetto nella premessa maggiore e
predicato nella minore; nella
seconda figura, è predicato in
entrambe; nella
terza figura, è soggetto in entrambe; nella
quarta figura (introdotta da Galeno e, comunque, riducibile alla prima)
è predicato nella maggiore e soggetto nella minore. All'interno di
ciascuna figura, i
s. possono, poi, essere suddivisi in varie classi,
dette
modi, a seconda della
quantità e della
qualità delle proposizioni (ovvero se universali o particolari,
oppure se affermative o negative). Benché, da un punto di vista puramente
combinatorio, ciascuna figura ammetta 64 modi e, dunque, complessivamente siano
256 i modi possibili del
s., in realtà solo 24 conducono a
conclusioni valide. Mutuando dalla logica tradizionale l'uso di indicare con le
lettere A, E, I e O rispettivamente la proposizione universale affermativa
(
Tutti gli S sono P), l'universale negativa (
Nessun S è P),
la particolare affermativa (
Qualche S è P) e la particolare
negativa (
Qualche S non è P), tali modi validi del
s.
possono essere schematizzati come segue (la prima lettera si riferisce alla
premessa maggiore, la seconda alla minore, la terza alla conclusione; tra
parentesi sono indicati i nomi attribuiti a scopo mnemonico dai logici
medioevali a ciascun
s.):
Prima figura
|
Seconda figura
|
Terza figura
|
Quarta figura
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AAA (barbara)
|
EAE (cesare)
|
AAI (darapti)
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AAI (bamalip)
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EAE (celarent)
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AEE (camestres)
|
IAI (disamis)
|
AEE (calemes)
|
AII (darii)
|
EIO (festino)
|
AII (datisi)
|
IAI (dimatis)
|
EIO (ferio)
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AOO (baroco)
|
EAO (felapton)
|
EAO (fesapo)
|
AAI (barbari)
|
EAO (cesaro)
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OAO (bocardo)
|
EIO (fresison)
|
EAO (celaront)
|
AEO (camestros)
|
EIO (ferison)
|
AEO (calemos)
|
Gli altri 232 modi possibili violano una o più delle seguenti
regole del
s.:
a) se le due premesse sono affermative, la
conclusione non può essere negativa;
b) se una premessa è
negativa, la conclusione deve essere negativa;
c) se una premessa
è particolare, la conclusione deve essere particolare;
d) almeno
una delle premesse deve essere una proposizione universale;
e) le
premesse non possono essere entrambe negative;
f) il termine medio deve
essere preso universalmente (vale a dire come soggetto di una proposizione
universale affermativa o come predicato di una proposizione particolare
negativa) in almeno una delle due premesse. ║ Accanto al
s.
categorico, sussistono altri tipi di
s.: il
s. dialettico,
che muove da proposizioni non necessarie ma verosimili; il
s.
disgiuntivo, la cui premessa maggiore è una proposizione
disgiuntiva, la minore l'asserzione (o la negazione) di uno dei termini della
disgiunzione, la conclusione la negazione (o l'asserzione) dell'altro termine
della disgiunzione; il
s. ellittico (o
s. oratorio o
entitema), in cui una delle due premesse è sottintesa; il
s. modale, che consta di premesse enuncianti non una semplice
realtà, ma una necessità o una possibilità.