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Settembrini, Luigi.

Scrittore e patriota italiano. Nato da una famiglia fedele agli ideali giacobini che avevano ispirato la Rivoluzione napoletana del 1799, intraprese gli studi giuridici; successivamente, sotto la guida di B. Puoti, si dedicò alla letteratura e nel 1835 ottenne la cattedra di Eloquenza a Catanzaro; qui, dividendosi fra l'insegnamento e l'impegno politico, fu tra i fondatori della società segreta dei Figliuoli della Giovine Italia. Protagonista dei moti insurrezionali contro i Borboni di Napoli, nel 1839 fu arrestato e incarcerato come cospiratore; liberato nel 1842, riprese le attività didattica e politica. Nel 1847, dopo aver pubblicato anonima la Protesta del popolo delle Due Sicilie, opuscolo politico in cui denunciava la corruzione e la crudeltà del regime borbonico, fu costretto a rifugiarsi a Malta per sfuggire alla cattura. Tornato a Napoli nel 1848 dopo la concessione della Costituzione, si distinse nuovamente per l'impegno politico, dando vita a una nuova setta segreta (Unità italiana), ma l'anno successivo, in seguito alla restaurazione borbonica, fu nuovamente arrestato e condannato a morte; tuttavia, nel 1851 la pena capitale venne commutata nell'ergastolo, da scontare nell'Isola di Santo Stefano. Nel 1859 fu avviato alla deportazione in America, ma con l'aiuto del figlio riuscì a sbarcare dalla nave che lo trasportava e a trovare rifugio in Inghilterra, dove rimase fino al 1860, anno in cui rientrò in Italia. Stabilitosi dapprima a Bologna e quindi definitivamente a Napoli, fu designato ispettore generale della Luogotenenza e dal 1862 tenne la cattedra di Letteratura italiana presso l'università di Napoli; nel 1873 venne nominato senatore. Patriota e attivista politico, S. fu anche cultore dello studio dell'antichità classica, cui dedicò sia raffinate traduzioni (in particolare delle opere dello scrittore greco Luciano di Samosata, pubblicate nel 1861) sia un breve romanzo, I neoplatonici, composto durante il periodo di prigionia, fra il 1859 e il 1861, ma edito soltanto in anni recenti (1977). La sua fama è legata soprattutto a due opere di rilievo per la storia letteraria e politica italiana: le accademiche Lezioni di letteratura italiana e il volume di memorie Ricordanze della mia vita. Le Lezioni risalgono al periodo del suo insegnamento universitario e furono composte fra il 1866 e il 1872: si tratta di un'opera critica di notevole impegno intellettuale e civile, in cui per la prima volta la storia della letteratura è analizzata secondo l'ottica risorgimentale. Da tale prospettiva, nonché dal pungente spirito laico dell'autore, dipendono da un lato l'acume e la modernità di taluni giudizi critici, dall'altro la parzialità dell'analisi dello sviluppo della storia letteraria, che S. risolve spesso in un mero contrasto fra scrittori clericali, valutati negativamente, e autori anticlericali, cui è riservato un giudizio più benevolo. La stessa impostazione laica informa pure la Lettera della lingua italiana all'onorevole E. Broglio, in cui è evidente la polemica linguistica nei confronti di A. Manzoni. L'onestà e il grande rigore morale di S. trovano compiuta espressione nelle Ricordanze, concepite fin dal momento della sua prima incarcerazione, ma rielaborate in forma definitiva solo nel 1875 e pubblicate nel 1879, dopo la sua scomparsa, a cura di F. De Sanctis: si tratta di un volume autobiografico in cui convergono, insieme alle memorie familiari, gli aspetti più vivi e drammatici della causa risorgimentale, descritti con uno stile efficace, immediato e del tutto privo di artificiosità retorica (Napoli 1813-1876).