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Serao, Matilde.

Scrittrice italiana. Compiuti a Napoli gli studi magistrali, iniziò l'attività giornalistica, pubblicando novelle e bozzetti su riviste locali, finché fu assunta nella redazione del “Corriere del mattino”. Allo stesso periodo risale pure il suo esordio come narratrice, con i racconti Opale (1878) e Dal vero (1879): il consenso della critica nei confronti di tali prove letterarie la indusse nel 1882 a trasferirsi a Roma, dove divenne collaboratrice di periodici quali il “Capitan Fracassa”, il “Fanfulla della Domenica”, la “Nuova Antologia” e la “Cronaca bizantina”. Nel 1883 diede alle stampe il romanzo Fantasia, nel quale appare predominante l'influsso dell'arte naturalistica di G. Flaubert e di E. Zola: si tratta della storia di una giovane donna (una sorta di Emma Bovary partenopea) la cui psicologia è indagata con straordinaria sensibilità, tanto che al momento della sua uscita il libro fu salutato come un capolavoro. Ad esso fecero seguito altri fortunati romanzi, di ispirazione verista (Piccole anime, 1883; La virtù di Checchina, 1884; Il romanzo della fanciulla, 1886) e d'ambiente parlamentare e giornalistico (La conquista di Roma, 1885; Vita e avventure di Riccardo Joanna, 1887). Nel 1884 sposò Edoardo Scarfoglio, con il quale fondò dapprima il “Corriere di Roma”, quindi, tornata a Napoli, il “Corriere di Napoli”: su tale quotidiano tenne per sé una rubrica mondana dal titolo Api, mosconi e vespe che divenne presto popolarissima. Nel 1892 la S. e il marito fondarono un altro quotidiano, “Il Mattino”, del quale ella rimase condirettrice fino al 1904, anno in cui (separatasi dal marito) fondò sempre a Napoli “Il Giorno”, che diresse fino alla morte, firmando innumerevoli articoli, alcuni dei quali con lo pseudonimo Gibus. In questi anni, all'attività giornalistica affiancò quella, sempre più prolifica, di scrittrice: la sua produzione narrativa consta di oltre 40 volumi tra novelle e romanzi. La sua ispirazione, originariamente connessa con il Verismo meridionale e con il Naturalismo francese, seguì in una seconda fase le correnti, o più propriamente le mode letterarie, dello psicologismo, dello spiritualismo di tipo mistico e del cosmopolitismo, ottenendo tuttavia risultati non altrettanto felici. Infatti, la critica è unanime nel ritenere il primo periodo il più alto della sua arte: oltre alle opere già menzionate, sono da ricordare i romanzi Il ventre di Napoli (1884), Telegrafi dello Stato (1886), All'erta sentinella! (1888), Terno secco (1889), O Giovannino o la morte (1889), Addio, amore! (1890), Il paese di Cuccagna (1890), Castigo (1893), La ballerina (1899). Per contro, meno riusciti appaiono i lavori composti a partire dall'inizio del XX secolo, quando la S. si lasciò attrarre dalle teorie dello psicologismo di Bourget e abbandonò le descrizioni asciutte e partecipi della vita e delle figure napoletane e romane, aristocratiche, borghesi e popolari, per sviluppare temi astratti, quali il sogno e il mistero, e ideali convenzionali, come nei romanzi Temi il leone (1916) e Mors tua... (1926). Un cenno meritano infine i volumi storico-agiografici dedicati alla divulgazione di un'aneddotica religiosa d'impronta misticheggiante, fra i quali Nel paese di Gesù (1898), ricordi di un viaggio in Palestina, La Madonna e i santi nella fede e nella vita (1902), San Gennaro nella leggenda e nella vita (1909). Dotata di uno stile vigoroso e disadorno, ma non privo di intuizioni poetiche, nelle sue prove migliori seppe cogliere gli umori e descrivere con dolore critico la disagiata situazione degli strati sociali meno abbienti di Napoli (Patrasso, Grecia 1856 - Napoli 1927).