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Serafino Aquilano.

Pseudonimo di Serafino de' Ciminelli. Poeta italiano. Trascorse l'adolescenza a Napoli, dove fu istruito nell'arte musicale dai fiamminghi W. Guarnier e J. Desprès; tornato in patria, si dedicò allo studio dell'opera di F. Petrarca, le cui rime imparò ad accordare musicalmente con insuperabile bravura. Nel 1484 si trasferì a Roma, divenendo presto noto come virtuoso della lira e come improvvisatore di strambotti; entrato dapprima al servizio del cardinale Ascanio Sforza, passò quindi alla corte napoletana di Ferdinando II d'Aragona. Le sue straordinarie doti di musico e di poeta gli diedero rapidamente un'immensa popolarità e fu conteso dalle varie corti italiane: fu a Mantova presso i Gonzaga, a Urbino presso i Montefeltro, a Milano presso gli Sforza e infine a Roma, dove si mise sotto la protezione di Cesare Borgia. Durante tali soggiorni ebbe modo di conoscere altri noti artisti dell'epoca, quali il Calmeta, Niccolò da Correggio e il Tebaldeo. Intimamente legato al mondo cortigiano, la cui ammirazione ricercò continuamente, fu personaggio vivace e geniale, dotato di un'abbondante vena lirica e di un particolare talento per le arguzie poetiche e per i giochi verbali; la sua fama è legata soprattutto alla produzione di liriche, strambotti, egloghe, frottole, barzellette e sonetti. Fu anche autore e attore teatrale: i suoi atti scenici dell'Orologio e del Tempo, come pure la Rappresentazione allegorica della Voluttà, Virtù e Fama, furono da lui portate in scena alla corte di Mantova fra il 1495 e il 1497. Poeta dallo stile prezioso e concettualistico, S.A. è forse da ritenere il principale rappresentante della lirica cortigiana della seconda metà del XV sec., caratterizzata dalla ripresa e dallo sviluppo di motivi di ascendenza petrarchesca. Dell'enorme fortuna di cui godette presso i contemporanei e per tutto il Cinquecento sono testimonianza le numerosissime edizioni della sua opera, la prima delle quali fu pubblicata già nel 1502. La sua poesia, conosciuta e apprezzata in Francia e ampiamente divulgata in Spagna, esercitò una notevole influenza sui poeti inglesi del Cinquecento, in particolare su Wyatt, Surrey e su Th. Watson, esponente della corrente letteraria dell'Eufuismo. Probabilmente fu noto anche a W. Shakespeare, come sembra attestare qualche traccia della sua produzione presente in taluni monologhi di Romeo e Giulietta (L'Aquila 1466 - Roma 1500).