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Sebastiano del Piombo.

Pseudonimo di Sebastiano Luciani. Pittore italiano. Allievo di G. Bellini e di Giorgione, svolse la sua prima attività a Venezia eseguendo le ante dell'organo di San Bartolomeo (1508-09), con i Santi Ludovico e Sinibaldo nella parte interna e i Santi Bartolomeo e Sebastiano nella parte esterna e il San Bartolomeo (1508), in cui si avverte l'influenza di fra' Bartolomeo, che proprio in quel periodo si trovava a Venezia. Nel 1510 creò la pala di San Giovanni Crisostomo, dallo schema rivoluzionario per il superamento dell'assetto frontale e simmetrico, l'imponente architettura collocata di lato e trasversalmente e la disposizione libera dei personaggi; le mezze figure della Salomè (Londra, National Gallery) e della Maddalena (Washington, National Gallery), le quali, pur ispirandosi ai modelli di Giorgione, si discostano dalla liricità tipica del maestro a favore di uno studio più accurato, simile al ritratto, della psicologia dei personaggi; numerosi ritratti, tutti andati perduti; l'Adorazione dei pastori (Cambridge, Fitzwilliam Museum). Nel 1511 S. si recò a Roma su richiesta di A. Chigi, che gli commissionò gli affreschi, tuttora esistenti, nella sua villa (l'attuale Farnesina); qui il pittore eseguì il Polifemo e lunette con vari soggetti mitologici, per lo più tratti dalle Metamorfosi di Ovidio, in cui traspare ancora la maniera veneta di S., per quanto temperata dall'inusuale brillantezza del colore e dal grande dinamismo compositivo dell'insieme. Testimonianza del nuovo stile romano di S., sensibile all'influenza di Raffaello, furono la Fornarina degli Uffizi (1512); la Dorotea del Museo di Berlino (che andò distrutta nel 1945); numerosi ritratti fra cui quello del Cardinale Ferry Carondolet (Lugano, Collezione Thyssen), del Cardinale Ciocchi del Monte (Dublino, National Gallery), del Violinista (Parigi, Collezione Rotschild). Dopo questo promettente esordio, S. stentò ad affermarsi a Roma, limitandosi per qualche anno a dipingere mezze figure ispirate alla maniera del maestro Giorgione; addirittura, quando cercò di succedere a Raffaello nella decorazione della Sala di Costantino, gli vennero preferiti i “garzoni” di quest'ultimo. Solamente durante il pontificato di Clemente VII, parallelamente a un accostamento sempre più deciso ai modi di Michelangelo, l'attività di S. ottenne riconoscimenti ufficiali. La collaborazione con Michelangelo, testimoniata anche dall'intenso carteggio fra i due, procurò a S. importanti committenze e contribuì a indirizzare il suo stile, peraltro sempre altamente personale, verso una maggiore monumentalità compositiva e un più accentuato plasticismo delle figure. Il periodo più intenso dell'attività di S. si colloca fra il 1515 e il 1526, quando vennero create opere quali: la Deposizione di Leningrado (1516); la Pietà di Viterbo (1516, Museo civico), con il Cristo nudo disteso in primo piano sul sudario e la Vergine contro un inquietante paesaggio rossastro; la decorazione della cappella Borgherini in San Pietro in Montorio (Profeti sull'arcone, Trasfigurazione entro la lunetta, e la celebre Flagellazione); la Resurrezione di Lazzaro (1519, Londra, National Gallery), commissionatagli dal cardinale Giulio de' Medici nel 1517; il Martirio di sant'Agata (1520, Firenze, Galleria Pitti); i ritratti di Cristoforo Colombo, di Federico da Bozzolo, di Andrea Doria (1526), di Clemente VII (1526, Napoli, Capodimonte) e numerosi altri. Recatosi a Venezia in seguito al Sacco di Roma (1527), tornò nella capitale nel 1531; tra le opere di quest'ultimo periodo si ricordano: la Natività della Vergine di Santa Maria del Popolo, terminata da Salviati; il Cristo portacroce; la Discesa al limbo (Madrid, Prado); la Pietà della cattedrale di Ubeda (Venezia 1485 - Roma 1547).
Sebastiano del Piombo: “Morte di Adane”