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Scintoismo.

Dottrina di origine cino-giapponese, introdotta in Giappone nel 552 d.C., dove è divenuta religione ufficiale; si basa su un politeismo naturale. • Rel. - Le fonti principali sono costituite dai due testi del Kojiki e del Nihongi. Nel primo si narra che la grande distesa del cielo, creatasi dopo il caos originario, diede vita alle prime divinità. Fra il cielo e la terra, formatisi successivamente, nacque colui che è eternamente in terra (Kuni-no-toko-taki); ad esso seguirono altre divinità e coppie di dei, l'ultima delle quali fu quella di Izanaghi (colui che invita) e Izanami (colei che invita). Secondo il Nihongi, invece, il cielo e la terra ebbero origine dalla separazione di due principi cosmici sessuati, da cui nacquero diverse coppie di divinità, compresa quella di Izanaghi e Izanami. Nonostante l'esordio differente, le due fonti sono concordi nell'affermare che da Izanaghi derivarono tre divinità: a una di queste fu affidato il governo della luna e della notte, a un'altra il governo dei mari, alla terza il governo del sole e degli spazi celesti. Nozione centrale dello S. è la purezza (fisica, rituale, non morale); ad essa si contrappone il peccato. Per espiare il peccato e riconquistare la purezza sono previsti opportuni riti: una sorta di esorcismo eseguito da preti; la lustrazione con acqua o sale; l'astensione, una specie di profilassi del peccato. Totalmente privo di codici morali, di escatologia o di soteriologia, lo S. non contempla, inoltre, il problema dell'anima, né quello dell'aldilà o il concetto stesso di divinità. Storicamente lo S. si divide in S. antico (dalle origini all'introduzione della religione buddhista), S. buddhisticizzato (dal 522 al 1868) e S. puro o riformato (dal 1868 in poi). Lo S. antico è caratterizzato dall'esistenza di riti e credenze di tipo animistico-naturalistico, già fatti propri dalle diverse popolazioni stanziatesi in un vasto territorio compreso tra il Nord dell'Asia e le isole della Polinesia. L'affermazione dello S. buddhisticizzato assistette alla lotta tra il Buddhismo e lo S. e il trionfo definitivo del primo sul secondo in seguito alla vittoria riportata dalla dinastia coreana dei Soga (587) su Monobe-no-Moryva. Dopo questa guerra religiosa, che in realtà ebbe carattere politico, la dottrina dello S. venne radicalmente rielaborata e accolse al proprio interno elementi propri del Buddhismo e del Confucianesimo. Tra i secc. VIII-IX si giunse a una conciliazione tra le due religioni: sorsero infatti le dottrine del Ryobu-S. e del Sanno-S. che arrivarono a identificare divinità prettamente scintoistiche (come Izanami, Ninigi, Amaterasu e i Kami) con altrettante divinità buddhistiche. Tutti gli imperatori di questo periodo favorirono la diffusione della nuova religione, facendo sostituire templi e statue e introducendo, successivamente, riti diversi dai precedenti. Fin dalle origini, del resto, lo S. fu strettamente connesso con il sistema politico poiché, affermando l'origine divina del sovrano, forniva una base di legittimità al potere imperiale. Tra il 1435 e il 1511, Yoshida Kanetomo fondò lo S. Unitario, con il quale ebbe inizio un movimento di ritorno alle origini, che mirava a ristabilire l'antico culto. A partire dal 1600 la dottrina venne rivalutata e si tentò un sincretismo religioso-culturale tra lo S. e il Confucianesimo. Kitamura Kigin fondò il movimento del Puro S., che ebbe lo scopo di ristabilire le tradizioni storiche e linguistiche della Nazione; a questo fine vennero eliminati alcuni rituali provenienti da ambienti estranei al Giappone e riconfermata l'origine divina degli imperatori. In seguito, parallelamente alla restaurazione imperiale attuata da Mutsu-Hito (1868), lo S. divenne religione ufficiale dello Stato ed ebbe inizio la persecuzione della religione buddhista. La Costituzione del 1889, tuttavia, che proclamò la libertà di culto, privò lo S. di ogni contenuto religioso, abolendo anche alcuni titoli precedentemente attribuiti ai preti scintoisti. Nel 1913 l'ufficio del culto fu affidato al ministero degli Interni e la nuova religione assunse un carattere nazionalistico, assurgendo a potente elemento di coesione nazionale. Al termine della seconda guerra mondiale, un rescritto imperiale soppresse definitivamente il culto che attribuiva origine divina all'imperatore. Ancora negli anni Novanta, i fedeli dello S. superavano i 100 milioni, anche se occorre tenere presente che, per la sua stessa natura, lo S. non esclude che i propri devoti abbraccino nel contempo altre fedi religiose.