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Sciiti.

(dall'arabo shī´a: partito). Musulmani scismatici, seguaci del partito di Alī, che nel tempo si divisero ulteriormente tra loro. L'origine della separazione sciita risale al primo secolo di storia islamica, dopo la morte di Maometto, quando la successione alla guida della nuova teocrazia musulmana determinò una serie di scontri interni. I partigiani di Alī ibn Abī Tālib (V.), cugino e genero di Maometto, affermavano infatti che il profeta aveva designato esplicitamente Alī come capo (imām) della comunità e che in ogni caso la successione doveva essere regolata entro una linea di discendenza da Maometto stesso (attraverso la figlia Fatima e, appunto, Alī) e non per elezione da parte dei maggiorenti della comunità, come accadde invece per quanto riguarda i primi califfi (V. CALIFFATO e CALIFFO). In origine dunque la shī΄a fu un fenomeno politico e non religioso, rivendicando in primo luogo il metodo dell'esplicita designazione del nuovo imām da parte del suo predecessore e rifiutando il sistema dell'elezione. Su tale Sciismo politico, tuttavia, si innestarono presto idee di natura più spiccatamente religiosa, relative alla sacralità non solo della persona del Profeta ma anche dei suoi discendenti e successori. La distinzione puramente “teologica” tra Sunnismo e Sciismo non è agevole, non esistendo nell'Islam un'autorità dottrinale che possa stabilire un'ortodossia in opposizione a un'eterodossia; inoltre la venerazione nei confronti di Alī, quarto califfo, non è esclusiva degli s. ma propria anche dei sunniti (V.). Un primo elemento distintivo, tuttavia, può essere rintracciato nella ripulsa da parte degli s. dei primi tre califfi (Abu Bakr, Omar e Othman), in quanto usurpatori, e nel pari rifiuto delle dinastie abbaside e omayyade, poiché non ottemperanti al principio della discendenza dal Profeta. Ad esse sono contrapposti come legittimi i discendenti di Alī, gli Alidi (V.): questo legittimismo alide rappresentò il minimo comun denominatore delle sette sciite, inizialmente su un piano politico e mondano, col tempo anche su quello più strettamente religioso. Dal punto di vista dottrinale, che fu fortemente influenzato anche dalla dogmatica mutazilita (V. MUTAZILISMO), la peculiarità dello Sciismo risiede proprio nella questione dell'imamato: secondo i sunniti, infatti, la persona di Maometto ha compiutamente realizzato ma anche esaurito ogni necessità e funzione di intermediazione tra uomo e Dio e, dunque, i successivi capi dell'Islam hanno avuto e avranno solo un ruolo politico, per il quale non è vincolante la discendenza dalla famiglia del Profeta. Al contrario gli s. ritengono che la carica di imām abbia carattere religioso, in quanto in essa si perpetua ancora quella funzione intermediaria che Maometto, depositario di una rivelazione diretta, esercitò al sommo grado. Ne deriva che, mentre per i sunniti il califfo ha poteri essenzialmente esecutivi e l'interpretazione della legge è affidata ai dottori giuristi, per gli s. l'imām è anche guida e interprete degli scritti sacri, dotato di infallibilità o addirittura di impeccabilità. In base alla diversa interpretazione del ruolo intermediario dell'imām e al maggiore o minore grado di venerazione e sacralizzazione ad esso attribuito, si distinguono perciò diverse tendenze e sette sciite, a carattere moderato, medio o estremo. Moderati sono considerati gli zaiditi (V.), per i quali l'imām legittimo è illuminato da Dio e dimostra tale legittimità attraverso la propria forza politica e militare; sotto gli altri aspetti, essi non differiscono significativamente dai sunniti. Gli zaiditi, seguaci dell'alide Zaid, provenendo da regioni limitrofe al Mar Caspio, occuparono territori dello Yemen verso la fine del IX sec. e la dinastia governò il Paese quasi ininterrottamente fino al XX sec. Il gruppo più numeroso è però costituito dagli s. di concezione mediana, gli imamiti o duodecimani, cosiddetti perché riconoscono, compreso Alī, 12 imām legittimi, l'ultimo dei quali (l'imām occulto) non è morto ma celato agli occhi dei fedeli e ritornerà alla fine del mondo per restaurare la giustizia sulla Terra. Essi - ispirati da Dio, autentici interpreti della Sua volontà, mediatori infallibili e senza peccato - sono considerati alla stregua di profeti e le loro compilazioni canoniche sono raccolte dai duodecimani nella Sunna (tradizione) degli imām, da essi accostata alla Sunna di Maometto. Dal punto di vista teologico, essi ammettono la libera ricerca e sono di tendenza più razionalista rispetto ai sunniti, da cui invece non differiscono quasi per nulla nel campo della legge e del culto. Tra le feste religiose loro peculiari sono la celebrazione del martirio di Alī e di suo figlio Husain (quest'ultimo fu ucciso dagli avversari in battaglia diseguale a Kerbela, nel 680; la località divenne poi sede del più importante santuario imamita). La dinastia dei Safawidi (V.) impose quella duodecimana come religione ufficiale della Persia dal XVI sec. e oggi, oltre che in Iran dove è ancora religione di Stato, essa è diffusa in Siria, Iraq, sulle coste del Golfo Persico, in Afghanistan, in India e in Pakistan. La setta più estrema, da un punto di vista dottrinale, è anche quella più antica dal punto di vista storico: gli ismailiti o ghulāt (esagerati), infatti, sono assai lontani dalla teologia della Sunna e dalle posizioni imamite, considerando l'imām come una manifestazione di virtù divine o addirittura di Dio stesso. La storia dell'Islam presenta numerosi tentativi di divinizzazione di questo o quel personaggio, compresi Maometto o lo stesso Alī. Gli ismailiti (V. ISMAILISMO) condividevano con i duodecimani la venerazione per i primi sei Alidi, con il sesto invece si delineò la frattura: Gia΄far as Sadiq (m. 765) aveva infatti designato per la successione il primogenito Ismail, salvo poi ripudiarlo per il secondogenito Musa. I seguaci del primo costituirono una setta, i cui contenuti teologici si dimostrarono assai influenzati dai sistemi gnostici (V. GNOSI) operanti in quei tempi in Oriente. Essi, convinti che l'esistenza di un imām sia necessaria al mondo, ritengono che la sacra catena della discendenza da Alī non si sia mai interrotta e che l'imām legittimo sia ancora infallibile interprete delle parole sacre. Dalla setta ismailita, particolarmente significativa per la vita dell'Islam nei secc. X-XII, derivarono numerose entità politico-religiose, tra cui la dinastia dei Fatimidi (V.), la setta dei Drusi (V.), ecc. Attualmente gli ismailiti sono assai pochi, diffusi in piccoli nuclei in India, Afghanistan, Iran, Yemen e Siria.