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Schumann, Robert Alexander.

Musicista tedesco. Visse fino a 18 anni nella cittadina natale, dedicandosi alla lettura dei poeti, soprattutto tedeschi contemporanei, e alla musica, per la quale dimostrò fin da piccolo una spiccata predisposizione. Mandato a Lipsia a studiare Giurisprudenza, vi proseguì gli studi di composizione con H. Dorn e di pianoforte con F. Wieck, che fu determinante nella scelta di S. di dedicarsi esclusivamente alla musica. Il progetto di intraprendere la carriera concertistica fu però abbandonato a causa di un infortunio a un dito della mano sinistra, e da allora S. si rivolse interamente alla composizione, all'estetica e alla critica musicali. All'età di 20 anni scrisse le sue prime composizioni e il suo primo articolo di critica musicale, dedicato a Chopin. Dal 1830 al 1840 S. visse sempre a Lipsia, dove vide la luce la parte più importante della sua produzione pianistica: Papillons (1832), Intermezzi op. 4 (1832), la rielaborazione dei Capricci di Paganini (1833), Grande Sonata (1834), Studi sinfonici (1834), Carnaval (1834-35), Fantasia op. 17 (1836), Pezzi fantastici (1837), Kinderszenen (1838), Kreisleriana (1838), Novellette (1838), Sonata in sol minore (1838). Dopo una forte crisi depressiva che lo portò a tentare il suicidio nel 1834, S. riuscì a stampare il primo numero della “Nuova rivista di musica”, strumento attraverso il quale egli iniziò a propugnare un radicale rinnovamento della vita culturale del Paese denunciando il clima retrivo degli ambienti musicali ufficiali. Contro di essi S. immaginò la Davidsbund (Lega di Davide), che avrebbe dovuto combattere tutti i filistei, vale a dire gli accademici che si opponevano ad ogni sorta di innovazione. Immaginari anche gli aderenti della lega, dove S. proiettò i lati della sua stessa personalità: Florestano, entusiasta, energico, dotato di un rigoroso senso critico, Eusebio, ripiegato in un sentimento di dolce malinconia, incline alla bellezza e all'indulgenza, il Maestro Raro, autorevole moderatore delle opposte tendenze, sintesi del carattere dei primi due. La rivista esercitò una funzione di orientamento nei nuovi fermenti della cultura musicale contemporanea, tributando ammirazione e appoggio a Berlioz, Chopin, Mendelssohn, Liszt e, inizialmente, anche a Wagner. Nel 1840 S. sposò Clara Wieck, figlia del suo maestro ed eccellente pianista. L'unione sentimentale, contrastata per anni dal padre di lei, si risolse anche in un sodalizio artistico, in quanto Clara divenne l'interprete ideale delle composizioni del marito, ottenendo strepitosi successi nel corso di numerose tournée all'estero. Dal 1840 al 1854 S. continuò a comporre, pur nel progressivo aggravarsi della malattia mentale che doveva condurlo a trascorrere in un ospedale psichiatrico di Endenich, nei dintorni di Bonn, gli ultimi due anni della sua vita. In questo periodo oltrepassò i limiti della musica pianistica e liederistica componendo le quattro Sinfonie, il Concerto in la minore per pianoforte e orchestra (1841-45), i tre Quartetti per archi op. 41 e quello con pianoforte op. 47, il Quintetto op. 44, i due Trii, una Messa, un Requiem, l'oratorio profano Il Paradiso e la Peri (1843), l'opera teatrale Genoveffa, rappresentata con scarsissimo successo (1850), le Szenen aus Goethes Faust (1844-53), il Manfred di Byron, insieme sinfonia cantata e melologo. Trasferitosi con la famiglia a Dresda (1844), S. vi fondò e diresse una Società corale e attorno a lui si formò, come in precedenza a Lipsia, un gruppo di artisti dei quali faceva parte anche Wagner; l'iniziale accordo tra i due, diversissimi per educazione e per gusto, si incrinò presto, malgrado la reciproca stima. Il fragile sistema nervoso del musicista fu scosso dai moti popolari del 1849, pur così vicini alle sue posizioni liberali, e S. abbandonò la città accettando nel 1850 la direzione dei concerti della Società corale di Düsseldorf, dove conobbe il giovane Brahms, per il quale scrisse il famoso articolo dal titolo Vie nuove. S. fu artista assolutamente romantico. Più letterario di Schubert, si ispirò ad autori quali Byron, Goethe, Uhland, Heine, Rückert, Chamisso, Richter, Hoffmann, assimilandone profondamente le tematiche. Dei romantici egli condivise le battaglie per la libertà e il progresso, artistico e politico. Espresse il meglio di sé nelle composizioni brevi per pianoforte, caratterizzate da una grande varietà e libertà formale, nei Lieder, oltre che nella musica corale e da camera, mentre la grande forma sinfonica gli fu poco congeniale. Il suo romanticismo fu qualche cosa di simile a un'incessante aspirazione a risolvere nell'arte il dissidio tra la soggettività dell'io e l'infinito irraggiungibile del tutto, un'aspirazione non organizzabile in una forma musicale classica; da ciò proviene il carattere vago e indefinito dell'arte di S., che nei suoi momenti migliori è necessitata dalle esigenze dell'animo variamente commosso, ma che altrove scade al livello di illustrazione, attraverso artifici musicali, di effetti psicologici e affettivi (Zwickau, Sassonia 1810 - Endenich, Bonn 1856).