Musicista tedesco. Visse fino a 18
anni nella cittadina natale, dedicandosi alla lettura dei poeti, soprattutto
tedeschi contemporanei, e alla musica, per la quale dimostrò fin da
piccolo una spiccata predisposizione. Mandato a Lipsia a studiare
Giurisprudenza, vi proseguì gli studi di composizione con H. Dorn e di
pianoforte con F. Wieck, che fu determinante nella scelta di
S. di
dedicarsi esclusivamente alla musica. Il progetto di intraprendere la carriera
concertistica fu però abbandonato a causa di un infortunio a un dito
della mano sinistra, e da allora
S. si rivolse interamente alla
composizione, all'estetica e alla critica musicali. All'età di 20 anni
scrisse le sue prime composizioni e il suo primo articolo di critica musicale,
dedicato a Chopin. Dal 1830 al 1840
S. visse sempre a Lipsia, dove vide
la luce la parte più importante della sua produzione pianistica:
Papillons (1832),
Intermezzi op. 4 (1832), la rielaborazione dei
Capricci di Paganini (1833),
Grande Sonata (1834),
Studi
sinfonici (1834),
Carnaval (1834-35),
Fantasia op. 17 (1836),
Pezzi fantastici (1837),
Kinderszenen (1838),
Kreisleriana
(1838),
Novellette (1838),
Sonata in sol minore (1838). Dopo una
forte crisi depressiva che lo portò a tentare il suicidio nel 1834,
S. riuscì a stampare il primo numero della “Nuova rivista di
musica”, strumento attraverso il quale egli iniziò a propugnare un
radicale rinnovamento della vita culturale del Paese denunciando il clima
retrivo degli ambienti musicali ufficiali. Contro di essi
S.
immaginò la
Davidsbund (Lega di Davide), che avrebbe dovuto
combattere tutti i filistei, vale a dire gli accademici che si opponevano ad
ogni sorta di innovazione. Immaginari anche gli aderenti della lega, dove
S. proiettò i lati della sua stessa personalità:
Florestano, entusiasta, energico, dotato di un rigoroso senso critico, Eusebio,
ripiegato in un sentimento di dolce malinconia, incline alla bellezza e
all'indulgenza, il Maestro Raro, autorevole moderatore delle opposte tendenze,
sintesi del carattere dei primi due. La rivista esercitò una funzione di
orientamento nei nuovi fermenti della cultura musicale contemporanea, tributando
ammirazione e appoggio a Berlioz, Chopin, Mendelssohn, Liszt e, inizialmente,
anche a Wagner. Nel 1840
S. sposò Clara Wieck, figlia del suo
maestro ed eccellente pianista. L'unione sentimentale, contrastata per anni dal
padre di lei, si risolse anche in un sodalizio artistico, in quanto Clara
divenne l'interprete ideale delle composizioni del marito, ottenendo strepitosi
successi nel corso di numerose tournée all'estero. Dal 1840 al 1854
S. continuò a comporre, pur nel progressivo aggravarsi della
malattia mentale che doveva condurlo a trascorrere in un ospedale psichiatrico
di Endenich, nei dintorni di Bonn, gli ultimi due anni della sua vita. In questo
periodo oltrepassò i limiti della musica pianistica e
liederistica
componendo le quattro Sinfonie, il Concerto in la minore per pianoforte e
orchestra (1841-45), i tre Quartetti per archi op. 41 e quello con pianoforte
op. 47, il Quintetto op. 44, i due Trii, una Messa, un Requiem, l'oratorio
profano
Il Paradiso e la Peri (1843), l'opera teatrale
Genoveffa,
rappresentata con scarsissimo successo (1850), le
Szenen aus Goethes
Faust (1844-53), il
Manfred di Byron, insieme sinfonia cantata e
melologo. Trasferitosi con la famiglia a Dresda (1844),
S. vi
fondò e diresse una Società corale e attorno a lui si
formò, come in precedenza a Lipsia, un gruppo di artisti dei quali faceva
parte anche Wagner; l'iniziale accordo tra i due, diversissimi per educazione e
per gusto, si incrinò presto, malgrado la reciproca stima. Il fragile
sistema nervoso del musicista fu scosso dai moti popolari del 1849, pur
così vicini alle sue posizioni liberali, e
S. abbandonò la
città accettando nel 1850 la direzione dei concerti della Società
corale di Düsseldorf, dove conobbe il giovane Brahms, per il quale scrisse
il famoso articolo dal titolo
Vie nuove.
S. fu artista
assolutamente romantico. Più letterario di Schubert, si ispirò ad
autori quali Byron, Goethe, Uhland, Heine, Rückert, Chamisso, Richter,
Hoffmann, assimilandone profondamente le tematiche. Dei romantici egli condivise
le battaglie per la libertà e il progresso, artistico e politico.
Espresse il meglio di sé nelle composizioni brevi per pianoforte,
caratterizzate da una grande varietà e libertà formale, nei
Lieder, oltre che nella musica corale e da camera, mentre la grande forma
sinfonica gli fu poco congeniale. Il suo romanticismo fu qualche cosa di simile
a un'incessante aspirazione a risolvere nell'arte il dissidio tra la
soggettività dell'io e l'infinito irraggiungibile del tutto,
un'aspirazione non organizzabile in una forma musicale classica; da ciò
proviene il carattere vago e indefinito dell'arte di
S., che nei suoi
momenti migliori è necessitata dalle esigenze dell'animo variamente
commosso, ma che altrove scade al livello di illustrazione, attraverso artifici
musicali, di effetti psicologici e affettivi (Zwickau, Sassonia 1810 - Endenich,
Bonn 1856).