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Schnitzler, Arthur.

Scrittore e drammaturgo austriaco. Figlio di un illustre laringoiatra, studiò Medicina, laureandosi nel 1885 e specializzandosi quindi in Neurologia e in Psichiatria; fu tra i primi a conoscere la teoria psicoanalitica elaborata in quegli anni da S. Freud, che traspose in seguito nella propria opera letteraria. Pur avendo intrapreso la professione di medico, già nel 1886 iniziò a pubblicare racconti, poesie e aforismi su diverse riviste; l'attività di scrittore divenne pressoché esclusiva a partire dal 1893, anno in cui, dopo la morte del padre Johann, del quale era collaboratore, abbandonò la carriera ospedaliera, pur continuando a esercitare privatamente. L'esperienza umana e professionale di medico influì comunque in modo considerevole sulla sua produzione artistica, traducendosi soprattutto nell'attenzione preponderante per l'analisi psicologica dei personaggi e nell'osservazione distaccata e lucida dei caratteri e delle situazioni. Con una profondità e con una consapevolezza impareggiabili seppe raffigurare la società e la cultura viennesi della fine del XIX sec.: dalle sue opere emerge un quadro autentico e penetrante della mentalità e dell'atmosfera degli ambienti mondani e borghesi di Vienna, oscillanti fra frivolezze e oscuri presagi della catastrofe che, con lo scoppio del primo conflitto mondiale, chiuse per sempre un'epoca. S. esordì nel 1893 con una commedia, la celebre Anatol (ancor oggi la sua opera più rappresentata), concepita come serie di scene teatrali liberamente coordinate e imperniate sulle alterne avventure sentimentali di un giovane e ricco libertino viennese; l'autore vi rivela una sapiente maestria sia nel tratteggiare la psicologia del protagonista, sia nell'orchestrare le varie situazioni sceniche. Ad essa fecero seguito i drammi La favola (1894) e Amoretto (1896), d'impianto analogo, che raffigurano acutamente la Vienna del tempo. Nel 1903, S. compose Girotondo, opera teatrale in cui il meccanismo dell'intreccio delle situazioni raggiunge la perfezione; vi è descritto, in una rapida serie di episodi a due, il girotondo degli amori di dieci personaggi di estrazione sociale diversa: la sua pubblicazione provocò un vero e proprio scandalo; ne seguirono censure e anche un processo. Tuttavia, non si tratta di un'opera amorale, in quanto l'autore analizza da scienziato la realtà dell'eros, senza falsi moralismi né compiacimenti. Alla produzione teatrale, che comprende fra l'altro i drammi La contessa Mizzi (1909) e Il professor Bernhardi (1912), a sfondo autobiografico, S. alternò la composizione di opere di narrativa. Quantunque autore anche di romanzi di ampio respiro (Morire, 1895; Verso la libertà, 1908; Il ritorno di Casanova, 1922; Thérèse, 1928), predilesse tuttavia la brevità del racconto e dell'atto unico, nei quali impiegò spesso il monologo interiore, forma di cui è da alcuni critici ritenuto il vero iniziatore: esemplari in quest'ottica sono Il sottotenente Gustl (1901) e La signorina Elsa (1924). Dotato di uno stile elegante, ricco di sfumature ed efficace, S. fu scrittore assai fecondo; fu anche autore impegnato, interessandosi in particolare della condizione degli Ebrei sotto la Monarchia asburgica. La sua autobiografia, Giovinezza a Vienna, fu composta negli anni 1916-18 ma venne pubblicata, per sua espressa volontà, solo dopo la sua morte (Vienna 1862-1931).