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Schiller, Johann Christoph Friedrich.

Poeta e pensatore tedesco. Seguì la famiglia sino al 1773 quando, per volontà del duca Carlo Eugenio di Württemberg, S. entrò nell'accademia militare di Solitüd, dedicandosi all'analisi dei testi giuridici. Dopo il trasferimento dell'accademia a Stoccarda, S. si iscrisse alla facoltà di Medicina; negli stessi anni si formò attraverso la lettura di W. Goethe, J.-J. Rousseau, F. Klopstock, Ossian, W. Shakespeare, studiando filosofia e psicologia con J.F. Abel. Terminati gli studi, entrò come ufficiale medico nell'esercito del Württemberg e compose clandestinamente, nell'ambiente opprimente dell'accademia, il dramma I masnadieri (1781; ispirato a un racconto di F.D. Schubart). La tragedia, personale dichiarazione di libertà in un ambiente soffocato da norme ipocrite e tiranne, venne rappresentata anonima l'anno successivo a Mannheim, riscuotendo un notevole successo tra il pubblico. La rappresentazione, tuttavia, provocò l'ira del duca che, scopertone l'autore, impedì a S. ogni forma di attività letteraria. S. fuggì allora da Stoccarda verso Bauerbach in Franconia, dove tentò di far rappresentare un'altra sua tragedia, La congiura del Fiesco (1783), accettando poi l'ospitalità della signora di Wolzogen. Solo nel 1784, l'intendente di Mannheim accolse l'ultima opera di S., che non ebbe tuttavia un successo pari alla precedente per il carattere troppo macchinoso e per un'eccessiva indulgenza all'artificio. Miglior sorte ebbe il dramma borghese Luise Millerin, intitolato poi Intrigo e amore (1784), che all'intolleranza irrazionale del potere contrappose le idealità della piccola borghesia, portatrice dei valori della dignità individuale. Concluso il contratto con il teatro di Mannheim, S. fondò la rivista “Die Rheinische Thalia” in cui apparvero (1785) alcuni frammenti della tragedia storica Don Carlos. Quest'ultima opera fu terminata a Dresda (1787), mentre S. era ospite di C.G. Körner; in questo periodo lo scrittore abbandonò la narrazione in prosa e si dedicò alla poesia, componendo l'inno Alla gioia (1785), poi musicato da Beethoven nella nona sinfonia. Nel 1787 si trasferì a Weimar, dove si impegnò nella stesura del romanzo d'avventure, rimasto incompiuto, Il visionario (1787-89); pubblicato a puntate sulla “Thalia”, ottenne una fama superiore al valore artistico del testo, grazie all'inserimento di pagine filosofiche d'impronta illuminista. Negli anni successivi scrisse liriche filosofico-celebrative, intrise di un ideale concetto di armonia e di equilibrio, come si riscontra ne Gli dei della Grecia (1788), e concluse inoltre testi di analisi storica, come Storia della secessione dei Paesi Bassi (1788) e Storia della guerra dei Trent'anni (1793). Nel 1789 gli fu assegnata la cattedra di Storia all'università di Jena. Qui, attraverso la riflessione sul pensiero di Kant, S. trovò la soluzione più completa alle proprie esigenze di rigorismo morale, evidenti in scritti quali Della grazia e dignità (1793), Del patetico (1793), Lettere sull'educazione estetica dell'uomo (1795) e Della poesia ingenua e sentimentale (1795-96), questi ultimi due apparsi sulla rivista “Die Horen”, fondata dall'autore nel 1795. In questi testi, S. rilevò l'accordo tra libertà e raziocinio, la fede nella spontaneità dell'anima bella, per la quale la legge morale non è costrizione, ma norma innata che consente all'umanità di progredire sulla via della ragione. In tale ambito si colloca la distinzione tra poesia ingenua e poesia sentimentale: la prima, sorta nel mondo greco, è il simbolo della equilibrata armonia tra uomo e natura. Solo la vita estetica può condurre l'individuo all'identità dei due termini, accordo tipico dell'ingenuità antica contrapposta alla sentimentalità dei moderni, prodotto, quest'ultima, di uno sforzo continuo di superamento. Nel 1799 S. si trasferì nuovamente a Weimar dove rinvigorì il rapporto di amicizia stretto nel 1794 con Goethe, coautore, nell'Almanacco delle Muse per l'anno 1797, di Xenien (1797), una serie di epigrammi politici e di censura nei confronti dei letterati contemporanei. Negli ultimi anni, lo scrittore ritornò alla produzione drammatica con Il campo di Wallenstein (1797), prologo della trilogia Wallenstein completata da I Piccolomini e da La morte di Wallenstein (1799), affresco della guerra dei Trent'anni su cui si innalzano le vicende dei protagonisti, stretti tra la propria individualità e la legge etica e politica. Scrisse inoltre le tragedie Maria Stuarda (1800), La pulzella d'Orléans (1801), in cui si servì della vicenda storica per una più ampia trattazione delle proprie idee, e Guglielmo Tell (1804). In quest'ultima opera, in particolare, è il grido di libertà del popolo a levarsi dal coro, riunito attorno al destino dell'eroe leggendario; la stessa libertà e coscienza dello spirito individuale che pervase l'intera opera di S., arricchita sempre da un linguaggio filosoficamente corretto e da un impeto artisticamente grandioso (Marbach, Württemberg 1759 - Weimar 1805).

LE OPERE DI JOHANN CHRISTOPH FRIEDRICH SCHILLER
Opere storiche
1788
1793
Storia della secessione dei Paesi Bassi
Storia della guerra dei Trent'anni
Opere teatrali
1781
1783
1784
1786
1787
1798-1803
1799
1800
1801
1803
1804
1805
I masnadieri
La congiura del Fiesco
Intrigo e amore
Il misantropo
Don Carlos
I cavalieri di Malta
Wallenstein
Maria Stuarda
La pulzella d'Orléans
La sposa di Messina
Guglielmo Tell
Demetrio (incompiuto)
Opere poetiche
1782
1785
1788
1788-89
1795
1795
1795
1795
1795
1795
1797
1798
1800
Antologia per l'anno 1782
Alla gioia
Gli dei della Grecia
Gli artisti
La forza del canto
La fanciulla straniera
Gli ideali
Ideale e vita
Nostalgia
Il lamento di Cerere
Almanacco delle Muse per l'anno 1797
Almanacco delle Muse per l'anno 1798
La canzone della campana
Narrativa
1786
1787-89
Dal disonore al delitto
Il visionario (incompiuto)
Saggi
1785
1786
1786
1789

1791

1792
1792
1793
1793
1793
1793-94
1795

1795-96
Il palcoscenico come istituzione morale
Lettere filosofiche
Theosophie des Julius
Che cosa significa la storia universale
e per quale scopo la si studia
Della ragione del godimento procurato da
oggetti tragici
Dell'arte tragica
Della poesia di Burgek
Del sublime
Del patetico
Della grazia e dignità
Callia o della bellezza
Lettere sull'educazione estetica
dell'uomo
Della poesia ingenua e sentimentale