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Scapigliatura.

Dissolutezza e sfrenatezza di vita. • Lett. - Movimento letterario e artistico italiano sviluppatosi nel decennio 1860-70. In campo letterario, il movimento ebbe come centro principale Milano; il termine S. deriva dal titolo di un romanzo dello scrittore milanese C. Arrighi (La S. e il 6 febbraio), a sua volta traduzione del francese bohème. Premessa alla nascita della S. fu la crisi del tardo Romanticismo, da intendersi non solo come vacua imitazione e ripetizione delle opere dei grandi autori romantici da parte di una folta schiera di epigoni, ma anche come definitivo tramonto dell'Idealismo romantico, sia in campo politico sia letterario. La S. fu il documento di un'età di transizione e il riflesso della reazione che stava maturando agli orientamenti della prima metà del XIX sec., in una ansiosa quanto confusa ricerca del nuovo. La polemica avviata dagli scapigliati voleva avere valenza sociale e letteraria al tempo stesso. Dal punto di vista sociale, pur appartenendo essi stessi alla classe borghese, gli scapigliati manifestarono una risoluta volontà di ribellione contro il costume borghese e le regole di un vivere ordinato, in nome di una concezione di vita anarchica e ribelle. In campo letterario, i bersagli polemici prediletti dalla S. furono i poeti dell'Arcadia romantica e quelli del primo Romanticismo, da Manzoni ai suoi numerosi imitatori; alla poetica romantica essi opposero il brutto, la realtà sgradevole, il satanico e, talvolta, anche il macabro. Nel complesso, il movimento letterario della S. si risolse più in una velleitaria volontà di ribellione che in una costruttiva proposta poetica ed estetica, mancando di un'organica concezione letteraria e artistica. Tuttavia, agli scapigliati va riconosciuto un ruolo significativo nel panorama letterario del secondo Ottocento: essi contribuirono infatti ad allargare e a rinnovare, almeno parzialmente, l'ormai ripetitivo ed esiguo numero dei soggetti trattati, per primi tentarono uno scandaglio della coscienza umana, sperimentarono nuove tecniche, nuovi linguaggi e nuovi metri e, soprattutto, si affacciarono alla contemporanea letteratura europea, contribuendo a incrinare il chiuso provincialismo di quella italiana. Gli scapigliati, in particolare, guardarono con interesse alle esperienze dell'avanguardia straniera, specie al tardo Romanticismo dei poeti francesi simbolisti e maudits o al Naturalismo francese, che aveva valorizzato l'impiego di un linguaggio tratto dal parlato, quindi di carattere quotidiano, antiretorico, con frequenti inserti dialettali. Nonostante la volontà polemica, la S. rimase per alcuni aspetti ancorata all'esperienza romantica: tipicamente romantico, ad esempio, fu il dissidio fra ideale e reale presente nelle opere degli scrittori scapigliati, spesso dissimulato nel conflitto fra virtù e vizio, vero e proprio topos della letteratura scapigliata. Nella S., inoltre, sono ravvisabili chiare anticipazioni dei due movimenti letterari che, di lì a poco, si sarebbero affermati con successo in Italia: il Verismo (basti pensare alla predilezione per gli aspetti sgradevoli del reale, per il brutto, il deforme, il patologico, l'abnorme) e il Decandentismo (ravvisabile, ad esempio, nell'identificazione fra la vita e l'arte). Gli scapigliati, infine, svolsero una intensa attività di animazione culturale dalle pagine delle numerose riviste da loro fondate, che ebbero in genere una vita breve e precaria, ma che rappresentarono il tentativo di un maggior coinvolgimento del pubblico letterario, anche femminile: si ricordano in particolare “Il Figaro”, “Lo Scapigliato”, “La Cronaca grigia”, “La Rivista minima”, “La Farfalla”. Fra le figure principali del gruppo scapigliato vanno annoverati G. Rovani, I.U. Tarchetti, A.C. Pisani Dossi, G. Camerana, E. Praga, i fratelli A. e C. Boito, tutti operanti a Milano. Ad essi va aggiunto un gruppo di narratori piemontesi, che per orientamento artistico e, in qualche caso, per affinità di vita può essere considerato una sorta di secondo polo della S.: si tratta di A.G. Cagna, R. Sacchetti, G.C. Molineri e soprattutto G. Faldella che, insieme al lombardo Pisani Dossi, raggiunse i risultati di maggior valore. • Arte - Nell'ambito delle arti figurative si affermò, nella Lombardia della seconda metà del XIX sec., un movimento noto come S. romantica che si oppose alla compostezza del genere storico opponendovi l'adesione alla realtà contemporanea. Pur nella diversità dei temperamenti, gli artisti scapigliati furono accomunati da un uguale rifiuto della tradizione e dell'accademismo imperante, reso talvolta drammatico da una confusa irrequietudine e dall'agitarsi di nuovi fermenti. Inaugurato dal Piccio, il movimento ebbe tra i suoi protagonisti i pittori T. Cremona e D. Ranzoni e lo scultore G. Grandi.