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Satanismo.

Culto di Satana e delle potenze diaboliche. • Lett. - Atteggiamento di ribellione a Dio e a ogni legge morale, particolarmente coltivato presso scrittori romantici e decadenti, che si concretizza in una ricerca esasperata della dissacrazione e del peccaminoso. Il tipo del ribelle, rivolto al male invece che al bene, può vedersi già nella figura di Satana del Paradiso perduto di J. Milton; fu, però, tra la fine del Settecento e i primi decenni dell'Ottocento, con i Masnadieri di J. Schiller e con le opere di G. Byron, che questa figura si trasformò nel bandito generoso, che racchiude in sé amore e dannazione. In quest'epoca, non di rado temi del s. si intrecciarono con altri fenomeni letterari e, in particolare, col romanzo nero di C.R. Maturin e di E.A. Poe e con l'opera volutamente oscena del marchese de Sade. Il s. fu, poi, in gran voga presso molti autori della seconda metà dell'Ottocento, quali C. Baudelaire, J.-A. Rimbaud, É.-J. Corbière, J.-A. Barbey d'Aurevilly, J. Péladan, J.-K. Huysmans, P. Verlaine, M. Barrès. Con la diffusione del Decadentismo francese all'estero, anche in altre letterature si affermarono tematiche sataniche: in Italia, ad esempio, fece presa su alcuni scapigliati (E. Praga, A. Boito, I.U. Tarchetti), mentre del tutto estraneo al s. è l'inno A Satana (1863) di G. Carducci, che personifica in Satana la libera ragione umana in lotta contro Cristianesimo e Chiesa cattolica.