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Sapone.

Termine con il quale vengono indicati i sali metallici (alcalini) degli acidi grassi a lunga catena. ║ Nell'uso comune, termine con il quale si indicano il s. da toeletta, ovvero le saponette e le schiume da doccia e da bagno, e il s. utilizzato per gli usi domestici. ║ Fig. - Ragazza acqua e s.: semplice, non artefatta nelle sembianze e nei modi. ║ Fig. - Bolla di s.: cosa o situazione appariscente o promettente ma effimera. • Chim. - Sale di sodio o di potassio ottenuto dalla saponificazione di un grasso e utilizzato in forma solida, liquida o in polvere come detergente per il suo forte potere schiumogeno e tensioattivo. Le materie di partenza per la produzione del s. sono infatti i grassi vegetali (quali gli oli d'oliva, d'arachide, di cocco, lino, soia, girasole, palma) e i grassi animali (come il sego di bue e di montone, il lardo di maiale, l'olio delle ossa, l'olio di cetacei e quello di pesci). Questi grassi naturali sono esteri composti da glicerina e da acidi grassi, che vengono ricavati dai primi per scissione: gli acidi grassi utilizzati per la produzione di s. sono quelli con un numero di atomi di carbonio compreso tra 12 e 18 (acido laurinico, miristico, palmitico, stearico, oleico, linoleico), in quanto gli acidi grassi più corti di 12 atomi di carbonio danno s. irritanti per la pelle e quelli più lunghi di 18 atomi formano s. difficilmente solubili. I s. di sodio e di potassio sono solubili in alcool, mentre nell'acqua formano sospensioni colloidali, come provano la precipitazione per aggiunta di elettroliti, l'indipendenza del punto di ebollizione dalla concentrazione e la scarsa conducibilità elettrica. Il loro potere detergente è dovuto alle proprietà tensioattive, ovvero alla capacità di emulsionare le particelle di grasso e di unto, che vengono quindi allontanate con un leggero sfregamento. La capacità di emulsionare i grassi è dovuta alla caratteristica disposizione che le molecole di s. assumono nell'acqua: esse infatti si uniscono fra loro formando delle sferette, dette micelle, aventi un diametro di circa 5 nm, nelle quali le teste polari (idrofile) di ciascuna molecola di s., costituite dallo ione sodio o dallo ione potassio, sono rivolte verso l'acqua e le code apolari (idrofobe) si aggregano all'interno della micella e sono quindi in grado di catturare le eventuali molecole di grasso, emulsionandole. Se all'acqua pura si aggiunge un sale alcalino-terroso, terroso o metallico, il potere detergente del s. e la formazione di schiuma diminuiscono, in quanto si verifica la precipitazione del sale metallico insolubile; in questo caso è quindi necessaria una quantità di s. molto più elevata per sciogliere lo sporco. Questo è ciò che accade quando per lavare si usa acqua contenente sali di calcio o di magnesio, ovvero acqua dura, nella quale il potere detergente del s. non si esplica fino a quando tutto il sale di calcio o di magnesio precipita sotto forma di s. insolubile. In questi casi risulta conveniente addolcire previamente l'acqua o utilizzare detergenti insensibili alla presenza di calcio o di magnesio. Industrialmente i s. si ottengono di rado da un unico acido grasso, ma piuttosto da una miscela di acidi che consente di ottenere migliori risultati in termini di solubilità, dissoluzione, potere schiumogeno, consistenza e stabilità. La produzione industriale di s. (chiamati s. liquidati o granulati per il metodo di preparazione) può avvenire con metodi discontinui, più lunghi e più costosi, o con metodi continui, di solito preferiti ai primi. I procedimenti discontinui si realizzano introducendo i grassi in una grande caldaia metallica, a sezione circolare o quadrata, munita di riscaldamento diretto a vapore, nella quale i grassi vengono riscaldati fino a 80 °C; quindi si immette gradatamente una soluzione di idrossido di sodio, mentre il vapore che continua ad affluire nella caldaia mantiene l'ebollizione. In alcune ore si ottiene così la saponificazione completa dei grassi. Segue quindi la fase di salatura o granatura, che consiste nell'aggiungere alla soluzione saponosa sale comune, il quale fa precipitare il s. in grumi o in fiocchi che galleggiano sopra una soluzione alcalina e salata contenete glicerina (liscivia). Dopo aver lasciato riposare il tutto per un certo tempo, la soluzione alcalina viene rimossa dal fondo della caldaia e inviata in speciali reparti per il recupero della glicerina greggia e del sale. Al s. rimasto in caldaia viene aggiunta acqua, il tutto viene portato a ebollizione in modo che si formi una soluzione colloidale (colla), quindi si opera una seconda granatura e relativa estrazione della soluzione alcalina che si forma sul fondo, al fine di assicurare una saponificazione completa e di asportare le impurità e i residui di glicerina ancora presenti. Seguono la liquidazione, ovvero una nuova fusione eseguita con aggiunta d'acqua e di una piccola quantità di sale, e il raffreddamento con il quale si assiste sul fondo alla formazione di un residuo liquido, chiamato colletta, che di solito viene mescolato alla colla per facilitare la saponificazione. Molte sono le varianti di questo processo discontinuo: una di queste è costituita dalla saponificazione ottenuta per atomizzazione del grasso e dell'idrossido in una caldaia riscaldata a vapore (processo Unilever). In generale tutti i processi discontinui hanno l'inconveniente di richiedere considerevoli volumi di apparecchiatura per unità di s. prodotto. Per questo motivo negli ultimi anni sono stati realizzati i sistemi in continuo, nei quali la velocità della reazione di saponificazione aumenta notevolmente accorciando i tempi di produzione e quindi abbattendo i costi. Utilizzando oli e grassi è possibile anche preparare s. d'impasto, frequentemente impiegati come creme da barba, nei quali la glicerina e le impurezze non vengono separate dalla massa del s. ma rimangono inglobate in essa; la produzione di questi s. avviene in recipienti dotati di agitatori (che assicurano una buona miscelazione della pasta) nei quali alla pasta vengono aggiunte quantità stechiometricamente calcolate di alcali caustici a piccole dosi successive. La saponificazione avviene a 100 °C. Solitamente alla fine di un ciclo continuo o discontinuo un s. contiene circa il 30% d'acqua, che viene ridotto al 10-15% mediante procedimenti di essiccamento sotto vuoto in particolari impianti. Qualunque sia il procedimento seguito, dopo il raffreddamento il s. viene pressato e quindi trasformato in grosse lastre che vengono successivamente tagliate in pani e quindi modellate secondo le esigenze: le saponette, per esempio, sono prodotte per trafilatura, taglio, stampaggio e impressione del marchio mentre il s. in polvere è ottenuto per atomizzazione a spruzzo sotto pressione in una torre ad aria calda. Prima dell'immissione sul mercato il s. da toeletta viene addizionato con coloranti, profumi ed eventualmente cariche inerti, e con sostanze come l'acido etilendiamminotetracetico che impedisce l'irrancidimento. I s. liquidi e gli shampoo sono prodotti a partire dall'olio d'oliva o di cocco e saponificati con idrossido di potassio o di ammonio, mentre le creme da barba sono prodotte dall'olio di cocco e dall'acido stearico e saponificate con idrossido di potassio. I s. trasparenti vengono ottenuti arrestando il processo di completa saponificazione mediante l'introduzione di alcool o di soluzioni zuccherine che conferiscono un aspetto simile al vetro. Nell'industria tessile il s. viene utilizzato per rimuovere le impurità eventualmente presenti nei filati; nell'industria chimica viene impiegato nelle polimerizzazioni in emulsione oppure per aumentare la viscosità degli oli minerali durante la produzione di grassi lubrificanti. ║ A partire dagli anni Cinquanta la produzione di s. solidi è andata diminuendo a causa della loro sostituzione con s. sintetici, sia in polvere sia liquidi, più efficaci per il lavaggio personale e per quello delle stoviglie e della biancheria. In particolare i detergenti liquidi e i bagnoschiuma per l'igiene personale devono la loro affermazione al loro elevato potere schiumogeno, alla profumazione molto intensa e alla maggior praticità. ║ Classificazione dei s.: a seconda della composizione e degli utilizzi ai quali sono destinati, i s. si distinguono in: s. comuni, come il s. di Marsiglia, duri, costituiti da sali sodici derivanti da oli di semi e da oli di alcuni frutti tropicali, chimicamente sbiancati e utilizzati soprattutto per uso domestico; s. molli, rappresentati dai sali di potassio; s. marmorizzati, caratterizzati da venature verdi o rossastre dovute all'aggiunta di sali di ferro o di altre sostanze; s. giallo resinato, prodotti mediante l'aggiunta di quantità più o meno grandi di resina al grasso di partenza; s. verde preparato con olio di sansa di oliva grezzo; s. metallici, ovvero s. di metalli di transizione preparati solitamente per doppio scambio tra un s. alcalino e un sale solubile del metallo corrispondente. I s. metallici vengono utilizzati in cosmetica, nella lubrificazione, come additivi di vernici, come addensanti per oli minerali. Tra i s. addizionati ad altre sostanze si ricordano: il s. medicinale, contenente sostanze antisettiche, antiparassitarie e anticrittogamiche; il s. deodorante, addizionato con sostanze batteriostatiche; i s. da toeletta a bassissima alcalinità, come il s. al bergamotto e il s. alla lavanda, nei quali vengono incorporati profumi, coloranti, glicerina e alcool. Inoltre sono degni di menzione i s. neutri, la cui soluzione acquosa ha un pH vicino a 7 e i s. trasparenti. A seconda dell'aspetto si distinguono invece, s. liquidi, in polvere, in scaglie, da barba, da bagno. Infine esistono i s. ad uso industriale, come i s. di manganese (s. dei vetrai) utilizzato come sbiancante del vetro; i s. di piombo o misti, utilizzati per rendere essiccativi gli oli da vernici; i s. di cromo e di ferro, che rientrano nella composizione dei colori per le porcellane; gli stearati di alluminio e di magnesio, utilizzati in cosmetica; l'oleato di alluminio, impiegato come addensante per gli oli minerali; i s. di calcio, che rientrano nella composizione di alcuni grassi lubrificanti. ║ Cenni storici: la produzione del s. è un'attività molto diffusa fin dai tempi antichi, allorché venivano preparate liscivie alcaline per la saponificazione del sego o degli scarti animali o di oli vegetali. Gli antichi Egizi solevano preparare il s. miscelando un alcool con un olio; tale metodo di fabbricazione era conosciuto in tutta la Palestina già nell'epoca biblica. Per saponificare gli oli vegetali i Greci utilizzavano liscivie sodiche, mentre per lavare la lana utilizzavano, come nel resto dell'Oriente, la terra da follone oppure la saponaria. I Romani producevano s. a partire da grassi animali e liscivie potassiche. Nel Medioevo i maggiori produttori di s. erano Marsiglia e Savona, e successivamente Venezia, Genova e Alicante. I progressi tecnologici raggiunti nel XIX sec. hanno infine consentito la diffusione delle tecniche di produzione del s. un po' ovunque. • Patol. - Malattie da s.: gruppo di affezioni della cute e dei suoi annessi fra le quali le dermatosi essudative. Insorgono in seguito al contatto prolungato con s. detersivi, e sono dovute agli alcali, alla pomice, ai coloranti, ai disinfettanti, che rappresentano delle sostanze con un forte potere irritante, nonché all'azione combinata dell'acqua che alla lunga macera l'epidermide.