Pseudonimo di
Giuliano Giamberti.
Architetto italiano. Cresciuto nella bottega del Francione, con il quale
collaborò a varie opere di fortificazione, si ispirò soprattutto
all'esempio di Brunelleschi e, in seguito, di L.B. Alberti, Michelozzo,
Rossellino e Donatello. Successivamente alla realizzazione in legno degli stalli
corali per la cappella di palazzo Medici, nel 1465 si recò a Roma; del
soggiorno nella capitale resta un prezioso taccuino di studi di architettura
antica (Cod. lat. Barb., 4424) conservato nella Biblioteca comunale di Siena.
Dopo il ritorno a Firenze, dove in una prima fase si dedicò
esclusivamente a lavori di architettura militare, mise a frutto l'esperienza
romana in opere civili, quali il cortile del palazzo di B. Scala in Borgo Pinti
(1472-97), in Santa Maria di Cestello (poi Santa Maria Maddalena de' Pazzi,
1480) e, su commissione di Lorenzo il Magnifico, nella villa medicea di Poggio a
Caiano (dal 1480). Quest'ultima rappresentò il tipo di villa umanistica
alla maniera degli antichi, con un volume rigorosamente squadrato, una
disposizione simmetrica e razionale degli ambienti, un ampio porticato, un
frontone trabeato per ingresso e caratteristiche terrazze balaustrate; la
collocazione dell'edificio nella campagna, inoltre, ebbe molta fortuna in
seguito (si pensi all'architettura veneta di Palladio). Sempre per Lorenzo il
Magnifico,
G. da S. realizzò nel 1484 la chiesa di Santa Maria
delle Carceri, a Prato, a croce greca e chiaramente ispirata alla cappella de'
Pazzi di Brunelleschi e a San Sebastiano di Mantova di L.B. Alberti; in essa le
quattro facciate, costituite da marmi di colore diverso, contribuiscono a creare
effetti singolari e suggestivi. Risalgono allo stesso periodo altre opere
fiorentine: il chiostro di Santa Maria Maddalena de' Pazzi (1479-92), le due
tombe Sassetti in Santa Trinità (1486-90), la sagrestia ottagonale di
Santo Spirito (1489-95), palazzo Gondi (1490-98). La morte di Lorenzo il
Magnifico (1492) e le successive difficoltà dei Medici costrinsero
l'artista a cercare una nuova committenza; la trovò nel cardinale
Giuliano della Rovere (per il quale tempo prima aveva già eseguito il
soffitto a lacunari di Santa Maria Maggiore), che gli commissionò il
palazzo della Rovere a Savona (1494). Di nuovo in Italia dopo un breve viaggio
in Francia al seguito del cardinale della Rovere (1494-96), scolpì in
palazzo Gondi, a Firenze, un camino in cui irrazionalismo e manierismo trovavano
una perfetta sintesi; lavorò inoltre alla cupola del santuario di Loreto,
progettò la facciata di Santa Maria dell'Anima a Roma e realizzò,
sul motivo di un arco di trionfo, la parete di fondo della cappella Gondi in
Santa Maria Novella a Firenze. Quando il cardinale della Rovere venne eletto
papa con il nome di Giulio II (1503), si recò a Roma nella speranza di
ottenere importanti incarichi, ma gli fu preferito Bramante. Tornato a Firenze,
lavorò alla cupola di Santa Maria del Fiore e all'altare maggiore di
Santa Maria delle Carceri a Prato. Nel 1513, con l'elezione a papa di Leone X
Medici, fu nuovamente a Roma, dove venne nominato capomastro della fabbrica di
San Pietro (1514-15) insieme a Raffaello e a Fra' Giocondo; ai suoi, tuttavia,
vennero preferiti altri progetti per la basilica. Oltre alle realizzazioni
scultoree e architettoniche, restano dell'artista numerosi progetti, fra i quali
la residenza reale di Ferdinando I di Napoli (1488), il palazzo suburbano di
Lorenzo il Magnifico (1490 circa) a Firenze, le regge per Ludovico il Moro e
Carlo VIII di Francia (1493) e il palazzo papale per Leone X (1513) a Roma.
Maggiori gratificazioni vennero a
G. da S. dall'architettura militare,
grazie anche al notevole contributo del fratello minore Antonio il Vecchio
(fortezze di Poggio Imperiale, 1495-1513; di Arezzo, 1502-03; di Borgo San
Sepolcro, 1502-05; di Pisa, 1509-12) (Firenze 1443 o 1445-1516).
La villa medicea di Poggio a Caiano (Firenze)