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Sand, George.

Pseudonimo di Amandine-Lucie-Aurore Dupin. Scrittrice francese. Nel 1822, dopo un triennio trascorso al Couvent des Anglaises di Parigi, tornò a Nohant, dove iniziò a coltivare la vocazione per la scrittura; nello stesso anno sposò il barone Casimir Dudevant. Nonostante la nascita di due figli, l'unione si rivelò presto fallimentare: nel 1831 la S. si separò da lui e si trasferì con i figli a Parigi. Qui si diede a una vita libera e indipendente, secondo la moda romantica: iniziò a collaborare con varie riviste, conobbe Balzac, si legò al letterato bohème Jules Sandeau e con lui scrisse il romanzo Rose et Blanche (1831), pubblicato sotto il nome di Jules Sand. Nel 1832, assunto lo pseudonimo maschile di G. S., con il quale firmò poi tutti i suoi romanzi, ottenne un grande successo con Indiana, che segnò l'esordio vero e proprio della sua fortunata carriera di scrittrice. Le sue opere successive (Valentine e Lélia, 1833; Jacques, 1834; Mauprat, 1837; Il compagno del giro di Francia, 1840), nelle quali prevale l'esaltazione romantica della passione individuale, incontrarono consensi sempre crescenti per la finezza dell'analisi psicologica e per l'energica difesa dei “diritti dell'anima” e della passione amorosa contro le convenzioni sociali; la spregiudicatezza della sua vita privata e sentimentale, tuttavia, scandalizzò i benpensanti, soprattutto per le sue relazioni con P. Merimée, con A. de Musset (1835-37), infine con il medico Pietro Pagello. Nel 1837 iniziò una intensa e delicata relazione sentimentale con il compositore F. Chopin, legame che si protrasse per undici anni. Nel frattempo, influenzata dalle idee innovatrici e democratiche di P. Leroux, M. de Bourges, F-R. de Lamennais e G. Mazzini, la S. si appassionò alle problematiche sociali e politiche, fondando due riviste, “La Révue indipéndente” (1841), e “L'Eclaireur” (1844), di ispirazione socialista. Le stesse tematiche (gli ideali di fraternità e di uguaglianza propugnati con un ardore quasi mistico) ricorrono nei romanzi scritti in quegli anni, che diedero all'autrice nuovi e clamorosi successi: fra essi si ricordano Spiridion (1839), Consuelo (1842) e Il mugnaio di Angibault (1845). Un tono ancora diverso connota la sua produzione letteraria successiva, pervasa da una maggiore serenità e da una più delicata ispirazione poetica: a questa fase appartengono La palude del diavolo (1846), Francesco il trovatello (1848), La piccola Fadette (1849) e I maestri suonatori (1852-53). Sono i cosiddetti romanzi “campestri”, forse le sue opere migliori, nei quali trovano ampio spazio gli ambienti e i paesaggi di Nohant, la località di campagna dove la S. si era ritirata dopo il fallimento della rivoluzione del 1848 e dove visse per trent'anni, ormai celebre e ammirata scrittrice. La S. tornò in seguito a descrivere la società brillante della quale era stata una delle protagoniste in piacevoli storie romanzesche e sentimentali, quali I bei signori di Bois-Doré (1857), Il marchese di Villemer (1860), Jean de la Roche (1860-61), da lei stessa adattati in seguito per il teatro. Autrice feconda, dotata di fantasia e di molteplici interessi, la S. lasciò di sé un'immagine singolare: fu infatti la prima donna dell'età moderna a ribellarsi ai pregiudizi e alle limitazioni che opprimevano la condizione femminile, incurante delle censure e dei pettegolezzi e gratificata dalla stima e dal sostegno di artisti e intellettuali, fra i quali anche G. Flaubert e A. Dumas. Delle sue turbinose e tormentate vicende sentimentali rimane la descrizione che ella stessa diede nelle sue opere più intime e autobiografiche: il legame burrascoso con A. de Musset è al centro della pungente e sofferta polemica di Lei e lui (1859; ad esso rispose, con il malevolo Lui e lei, Paul de Musset, fratello del poeta), mentre l'affettuosa relazione con F. Chopin è ricordata in Storia della mia vita (1854-55) e nella Corrispondenza (postuma, 1882-84) (Parigi 1804 - Nohant, Indre 1876).