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Saint-Simon, Claude-Henri de Rouvroy conte di.

Filosofo ed economista francese. Nipote di Louis de Rouvroy, duca di Saint-Simon, partecipò giovanissimo alla guerra di Indipendenza americana. Tornato in patria dopo un soggiorno in Spagna, aderì con moderato entusiasmo alla Rivoluzione francese, svolgendo un ruolo significativo nel periodo del Direttorio. L'agiatezza economica gli permise di occuparsi a tempo pieno dei vari problemi culturali e scientifici che lo appassionavano e la sua casa divenne il centro di approfondite discussioni con i più celebri intellettuali e studiosi del tempo. Dopo un nuovo viaggio di studio in Inghilterra e in Germania, si dedicò alla diffusione delle sue teorie attraverso numerosi saggi che affrontavano problemi di carattere scientifico, politico, economico. Fra le sue opere si ricordano: Lettere di un abitante di Ginevra ai suoi contemporanei (1802), Introduzione ai lavori scientifici del secolo XIX (1807-08), Abbozzo di una nuova Enciclopedia (1810), La riorganizzazione della società europea (1814, in collaborazione con A. Thierry), L'industria (1817), Del sistema industriale (1821-22), Il catechismo degli industriali (1823-24) e Nuovo Cristianesimo (1825). La vastità degli interessi di S. si articolò in una dottrina che divenne una vera e propria visione del mondo (il cosiddetto Sansimonismo) capace di sintetizzare al proprio interno, seppur in modo non sempre coerente, le più disparate questioni di carattere politico, economico e sociale. Il punto di partenza di tale dottrina può essere individuato nella concezione della storia sviluppata da S., secondo cui il progresso storico procede verso stati sempre più perfetti attraverso un lento alternarsi di periodi organici e di periodi critici. Nei periodi organici prevalgono l'associazionismo, l'autorità e la fede, e la società risulta profondamente armonica al proprio interno; a un periodo organico succede inevitabilmente un periodo critico, in cui vengono distrutti tutti gli istituti e le credenze precedenti, e la società vive un periodo di disordine. Tale crisi, però, porta inevitabilmente a una forma più alta di armonia e quindi a una rifondazione, in modi nuovi, dei principi costitutivi della società. Secondo S. il Medioevo rappresenta un esempio di periodo organico, mentre la Riforma o la stessa Rivoluzione francese possono essere considerati gli apici di periodi critici. In questo senso, S. ritiene giunto il momento di gettare le basi teoriche e pratiche per un nuovo sviluppo del cammino umano: strumento fondamentale per la realizzazione di questo ambizioso obiettivo è costituito dal progresso scientifico, che consentirà lo sviluppo e il potenziamento della produzione industriale e, conseguentemente, uno stabile benessere per l'umanità. In questo senso, i soggetti che si ergeranno a protagonisti di questo sviluppo non potranno che essere gli operai, i tecnici, gli industriali, coloro i quali, cioè, contribuiscono mediante il proprio lavoro all'accrescimento della ricchezza sociale e che S. configura, dunque, come i ceti produttivi (in opposizione a nobiltà, clero e funzionari statali che costituiscono, invece, i ceti oziosi). Sulla base di queste considerazioni S. si spinge a teorizzare l'avvento di una società in cui l'attività politica sarà ridotta a scienza della produzione e l'amministrazione delle cose si sostituirà al governo degli uomini: a questo compito saranno preposti, con funzioni legislative, un consiglio industriale composto da fabbricanti, coltivatori e commercianti e, con funzioni esecutive, i banchieri. In questo modo, tra l'altro, si potrà portare a soluzione quello che a S. appare uno dei problemi più urgenti della sua epoca, ovvero il miglioramento delle condizioni di vita del proletariato. È anzi probabile che fu proprio la mancata realizzazione di questo miglioramento a dare all'ultima opera di S., Nuovo Cristianesimo, una forte tensione etica, come ben si può evincere dalla proposta di una sola pacifica associazione universale basata sulla fratellanza tra i vari Stati nazionali. L'influenza del Sansimonismo nella società francese ed europea della prima metà del XIX sec. fu grandissima, anche se tale teoria rivelò ben presto i suoi limiti, dovuti alla profonda equivocità dei suoi programmi, che furono interpretati in modo diverso a seconda dei vari ambienti in cui esso attecchì. Gli esponenti della Ecole Polytéchnique, che conduceva una battaglia politica per dare alla Francia un indirizzo più accentuatamente tecnocratico e industriale, videro nell'opera di S. null'altro che una vigorosa esaltazione della scienza moderna e delle sue applicazioni, mentre altri, che finirono poi per abbracciare il Cattolicesimo, colsero nel Sansimonismo la spinta verso una riforma dell'umanità in senso mistico; altri ancora, infine, evidenziarono il dato sociale, volgendosi alla fine verso soluzioni di stampo socialista (Parigi 1760-1825).