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STREHLER, GIORGIO

Regista teatrale italiano. Trasferitosi da ragazzo a Milano, dopo aver conseguito il diploma al liceo classico Parini frequentò la facoltà di Legge. Ma accanto allo studio coltivò l'amore per il teatro e si iscrisse all'Accademia dei Filodrammatici, dove fu allievo di Gualtiero Tumiati. Allo scoppio della seconda guerra mondiale combatté nelle file della Resistenza e, successivamente, si rifugiò in Svizzera, nel campo di Murren, dove strinse amicizia con il commediografo e regista Franco Brusati. Tra il 1942 e il 1945 mise in scena, con lo pseudonimo di Georges Firmy (cognome preso a prestito dalla nonna materna, francese), Assassinio nella Cattedrale di Th.S. Eliot, Caligola di A. Camus e Piccola città di Th. Wilder. Al suo ritorno in Italia, debuttò con Il lutto si addice a Elettra di E. O'Neill e fu critico teatrale per "Momento sera". Nel 1947, insieme all'amico Paolo Grassi e a Nina Vinchi Grassi, fondò il Piccolo Teatro di Milano, che venne inaugurato la sera del 14 maggio con L'albergo dei poveri di M. Gorkij. Strehler fu direttore artistico del Piccolo fino al 1968, ritornandovi nel 1972 in veste di direttore unico, carica che ricoprì fino al 1996. Dal 1969 al 1971 fu il capofila del Gruppo Teatro Azione, con cui mise in scena lavori di M. Gorkij, P. Weiss e B. Brecht (Santa Giovanna dei Macelli, L'opera da tre soldi). Negli oltre 50 anni trascorsi a dirigere il Piccolo, egli realizzò più di 200 spettacoli tra prosa e opera lirica, in cui si rivelò la sua caparbietà nel ricercare le ragioni profonde dell'agire umano, il lavoro instancabile sui testi, sulle luci, sulle scene, il metodo duro di preparazione dei suoi attori. Nel corso della sua carriera Strehler procedette allo svecchiamento e a una totale rifondazione del teatro italiano, credendo nell’importanza di questa forma d’arte nella vita sociale e politica, e stabilì un importante rapporto di scambio culturale fra il Piccolo e gli altri teatri europei. Diresse spettacoli indimenticabili, accomunati dal tema ricorrente dell'uomo nel suo rapporto con la storia, la politica, la società. Tre furono, in un primo tempo, i filoni intrapresi dal regista: la rilettura critica delle opere di C. Goldoni (Arlecchino servitore di due padroni, 1947; La trilogia della villeggiatura, 1954; Le baruffe chiozzotte, 1964); la riscoperta e la valorizzazione dei testi propri del teatro milanese, con particolare attenzione a quelli di C. Bertolazzi (El nost Milan, 1955; L'egoista, 1960); la rilettura delle opere di W. Shakespeare e di B. Brecht, dapprima nel senso di una particolare fedeltà al testo e ai suggerimenti propri dell'autore (Coriolano, 1957, di Shakespeare; L'anima buona di Sezuan, 1957, e L'eccezione e la regola, 1961, di Brecht), quindi all'insegna della reinterpretazione critica dei testi (Vita di Galileo, 1963, di Brecht; Il gioco dei potenti, 1964, tratto dall'Enrico VI di Shakespeare). Durante gli anni Ottanta e Novanta Strehler si concentrò soprattutto sulla riedizione di suoi lavori precedenti e sulla realizzazione di un progetto, il Faust, che si concretizzò nella messa in scena di Faust, frammenti, parte I (1989) e Faust, frammenti, parte II (1991). Parallelamente all'attività di regista di prosa, Strehler si cimentò nella regia di opere liriche, con attenzione particolare a quelle di W.A. Mozart (Il ratto del serraglio, 1964; Le nozze di Figaro, 1972; Il flauto magico, 1974; Don Giovanni, 1987; Così fan tutte, postumo, 1998) e di G. Verdi (La Traviata, 1947; Simon Boccanegra, 1972; Falstaff, 1980). Nel 1987 aprì un nuovo teatro a Milano, il Teatro Studio, destinato alla ricerca e all'attività della Scuola di Teatro diretta da Strehler stesso, e nel 1998 venne inaugurato il cosiddetto Nuovo Piccolo Teatro, poi denominato Teatro Strehler. Nel 1989 Strehler divenne direttore dell'Unione dei Teatri d'Europa. Senatore della Repubblica dal 1987 al 1992 nelle file del PCI, fu per un certo periodo parlamentare europeo. Tra le tante onorificenze da lui ottenute ricordiamo la Legion d'Onore e la Croce al merito della Repubblica Federale Tedesca, il titolo di Grande Ufficiale e Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana (Barcola, Trieste 1921 - Lugano 1997).