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GEOGRAFIA - AMERICA DEL NORD E CENTRO - STATI UNITI

PRESENTAZIONE

Il territorio degli Stati Uniti d'America si presenta come un vasto trapezio rovesciato che confina a Nord con il Canada, a Sud con il Messico, mentre a Est e a Ovest è lambito rispettivamente dall'Oceano Atlantico e dall'Oceano Pacifico. Inoltre fanno parte degli Stati Uniti anche due territori non contigui: l'Alaska, che copre la parte nord-occidentale del continente americano, e l'arcipelago delle Hawaii, nell'Oceano Pacifico. Uno dei Paesi più estesi del mondo, ha una superficie di 9.372.614 kmq (comprese le acque interne, ma esclusa la parte federale dei Grandi Laghi) e 293.655.000 abitanti con una densità media di 31 abitanti per kmq. Meta di continue ondate migratorie fin dalla nascita della Confederazione, la Nazione statunitense è oggi un vero e proprio crogiolo di razze e popolazioni. Gli originari abitatori del territorio, i Pellerossa, sono ridotti a un'esigua minoranza (0,8%), che vive per lo più nelle riserve. La popolazione è prevalentemente di razza bianca (75,1%), seguita da neri (12,3%), Latino-americani (5,4%), Asiatici (1,6%) e altri. La lingua ufficiale è l'inglese. Le religioni professate sono la protestante (24,6%), la cattolica (22,1%), altre cristiane (33,8%), l'ebraica (2,2%), la musulmana (1,9%), altre. Repubblica federale di tipo presidenziale, gli Stati Uniti sono formati da 50 Stati, oltre al District of Columbia che comprende la capitale. Il potere legislativo spetta al Congresso, composto dal Senato e dalla Camera dei Rappresentanti: il primo, presieduto dal vice-presidente USA, è formato da 100 membri, due per ogni Stato, eletti a suffragio diretto ogni sei anni e rinnovabili per 1/3 ogni due anni; la Camera dei Rappresentanti è costituita da 435 membri eletti a suffragio diretto ogni due anni e in numero proporzionale alla popolazione dei singoli Stati. Il potere esecutivo è invece esercitato dal presidente con l'ausilio di un Gabinetto presidenziale. Il presidente viene eletto da un’assemblea di Grandi Elettori, a loro volta eletti a suffragio universale diretto ogni quattro anni. Durante il suo mandato, il presidente stabilisce la sua residenza a Washington, presso la Casa Bianca. L'unità monetaria è il dollaro USA. La capitale è Washington (572.0593 ab.).

IL TERRITORIO

L'immenso territorio degli Stati Uniti si estende tra l'Oceano Atlantico e l'Oceano Pacifico per oltre 4.500 km da Est a Ovest; da Nord a Sud si allunga per oltre 2.000 km tra Canada e Messico. A una tale estensione corrisponde una notevole complessità e varietà di quadri ambientali, spesso significativamente trasformati dall'intervento dell'uomo. A Est, lungo l'Atlantico, si apre la regione delle pianure costiere che si allargano progressivamente da Nord verso Sud, occupando l'intera penisola della Florida. A Ovest, nel grande bacino del fiume Mississippi, fino al confine con il Messico, si estende invece la zona delle pianure interne che occupa più di un terzo dell'intero territorio. Il fiume delimita due zone nettamente contrastanti: a Est prevalgono le piantagioni, le praterie verdi e i campi di coltura, mentre a Ovest il suolo è brullo e poco fertile, costituito dai detriti delle montagne rocciose, convogliati dalle acque e dai venti. Alle spalle della pianura costiera si erge il sistema dei monti Appalachi, una serie di catene che corre da Nord-Est a Sud-Ovest, dal Maine all'Alabama. La sezione settentrionale comprende i monti della Nuova Inghilterra e gli Adirondack, quella meridionale i Monti Allegheny e le Blue Ridge Mountains. Le pianure interne sono delimitate a Ovest da un'altra regione montuosa che giunge a ridosso della costa del Pacifico. Questa zona, larga fino a 2.000 km, è costituita da tre fasce parallele di rilievi intervallati da pianure, vallate, altipiani. Procedendo da Est verso Ovest la prima fascia è rappresentata dalle Montagne Rocciose, un complesso assai elevato, con vette superiori ai 4.000 m nella sezione meridionale, che verso Nord si abbassa e si allarga nell'altopiano del Wyoming, rendendo possibili le comunicazioni da costa a costa. Attorno all'altopiano si elevano catene minori, a Sud-Ovest i monti Uinta, a Nord-Ovest la catena del Wyoming. La parte settentrionale delle Montagne Rocciose presenta un'altitudine massima di 3.000 m. La seconda fascia è costituita dalla Catena delle Cascate e dalla Sierra Nevada (in cui si trova il monte Whitney, il più alto degli USA con i suoi 4.418 m), divise dalle Montagne Rocciose dalla zona dei Bacini Interni, desolata e vasta depressione modellata dall'azione del sole e dei venti. Milioni di anni fa la zona era sommersa dalle acque dei laghi, prosciugatisi per l'intensa evaporazione; resta solo il Gran Lago Salato (4.690 kmq), nello Utah,e alcuni altri ugualmente salmastri. Un'altra depressione è la Death Valley, 85 m sotto il livello del mare, esempio di bacino prosciugato ove si raggiungono d'estate temperature torride (58°C). Più a Sud, nell'altopiano del Colorado, il paesaggio assume tratti di incomparabile bellezza grazie alla colorazione delle rocce, alle loro strane forme dovute all'erosione (Grand Canyon). Ai lati del Colorado si aprono i deserti dell'Arizona, a Est, e del Nevada a Ovest. Prima di giungere alla terza fascia di rilievi, si incontra la Valle della California. Formata dai fiumi Sacramento e San Joaquin, la valle è fertilissima. Il paesaggio è stato assai modificato dall'uomo che con opere di irrigazione ne ha fatto una delle zone agricole più fertili del Paese, famose per vigneti e frutteti. L'ultima fascia è rappresentata dalla Catena Costiera: essa delimita il litorale sul Pacifico e si innalza nella sezione meridionale fino ai 3.500 m. La stretta pianura che delimita la costa è ampiamente coltivata. I fiumi degli Stati Uniti possono essere classificati in tre grandi gruppi: 1) i fiumi dal corso breve che, scendendo dai Monti Appalachi, si gettano nell'Atlantico: ai tempi della colonizzazione essi costituirono le principali vie d'accesso alle regioni interne; tra di essi, partendo da Nord, l'Hudson, che collega la Costa Atlantica con il sistema dei Grandi Laghi, mediante il Lago di Champlain e il canale di San Lorenzo, il Delaware, il Potomac; 2) i fiumi che, provenendo dalle Montagne Rocciose, sfociano nel Pacifico come il Sacramento, il San Joaquin e il Colorado, il più lungo (2.334 km), tutti utilizzati per l'irrigazione e per la produzione di energia elettrica: l'unico grande corso d'acqua che non sfocia nel Pacifico è il Río Grande (2.800 km), che si dirige verso il Golfo del Messico, dopo aver segnato il confine tra quest'ultimo e gli Stati Uniti; 3) i fiumi delle Pianure Interne. Essi nascono dalle Montagne Rocciose oppure dagli Appalachi e divengono tutti tributari del Mississippi. Questo grande corso d'acqua (3.778 km) nasce nel Minnesota, attraversa in lunghezza quasi tutto il Paese, percorrendo con corso lento e sinuoso il centro della Grande Pianura, gettandosi poi nel Golfo del Messico con un amplissimo delta. Tra i suoi affluenti di sinistra citiamo il Wisconsin, l'Illinois, l'Ohio, che a sua volta riceve il Tennessee; a destra da Nord a Sud, il Missouri (4.710 km), a sua volta ricco di affluenti, l'Arkansas e il Fiume Rosso (il Red River di tanta letteratura e cinematografia western). Gli Stati Uniti condividono con il Canada la regione dei Grandi Laghi o Laghi Laurenziani, dal nome del fiume San Lorenzo che li collega all'Atlantico a Nord-Est. Di origine glaciale, essi coprono un'estensione di 250.000 kmq: sono il Lago Superiore, il Michigan (l'unico interamente statunitense), l'Huron, l'Erie e l'Ontario. Questi bacini sono intercomunicanti o uniti da fiumi, ma poiché sorgono a diversa altitudine, le loro acque nel passare dall'uno all'altro producono salti e cascate di entità notevole, tra cui le famosissime cascate del fiume Niagara (49 m d'altezza), divise tra USA e Canada, che mettono in comunicazione l'Erie con l'Ontario. Il sistema dei Grandi Laghi, con la fitta rete di canali di raccordo, è una via d'acqua interna importantissima che permette alle navi di giungere dall'Atlantico fino all'interno del Paese. Abbiamo già ricordato infine il Gran Lago Salato, estesissima superficie di acqua salmastra delimitata a Ovest da un deserto di sale: entrambi sono residui del prosciugamento di un mare interno di epoca preistorica. Anche il lago è però in via di prosciugamento. Le coste degli Stati Uniti risultano nel complesso poco articolate, tranne che nella parte settentrionale del litorale atlantico. In questo tratto infatti si aprono fiordi profondi, baie frastagliate, quali quella di Chesapeake e grandi estuari, come quello dell'Hudson, ove sorge New York, e quello del Delaware ove si è sviluppata Filadelfia. Oltre Capo Hatteras, nel North Carolina, il litorale si fa piatto e uniforme, spesso orlato da lagune e zone paludose. Nell'estremo Sud della costa atlantica si protende la penisola della Florida, anch'essa caratterizzata da un litorale basso e paludoso. Essa è fronteggiata a Sud da una serie di isolette coralline (Florida Keys). Il Golfo del Messico è interamente bordato dagli acquitrini del delta del Mississippi con frequenti cordoni litoranei. La costa del Pacifico è invece alta e rocciosa a Nord, più uniforme a Sud: a differenza della costa atlantica, non offre buoni approdi naturali, tranne che nella baia di San Francisco. La grande estensione del continente in senso longitudinale comporta una notevole varietà di climi e vegetazioni. Le condizioni climatiche sono inoltre modificate e influenzate dalla distanza degli oceani dall'interno e dalla barriera costituita dalle catene montuose che, correndo parallelamente alla costa, escludono gli effetti mitigatori degli oceani, mentre lasciano aperte alle correnti d'aria fredda le pianure centrali ove è frequente la formazione di violentissimi e catastrofici tornado. Si distinguono 8 regioni climatiche: 1) la pianura costiera atlantica, caratterizzata da inverni rigidi ed estati calde, abbondanti precipitazioni e frequenti formazioni di nebbie; 2) la fascia atlantica a Sud dell'Hudson, mitigata dall'influsso della corrente del Golfo, dove tuttavia permane un clima continentale; 3) la zona del Golfo del Messico, con inverni generalmente miti e asciutti ma estati calde e umide; 4) la Florida, interessata da clima tropicale caldo-umido e lieve differenza tra inverno ed estate; 5) la regione delle pianure interne con inverni rigidi ed estati calde e secche e precipitazioni decrescenti procedendo da Est a Ovest; 6) la regione delle Montagne Rocciose, con precipitazioni diversificate; 7) i bacini interni, aridi e caratterizzati da ingenti contrasti termici; 8) il litorale del Pacifico, a Nord più fresco e a Sud più caldo, con inverni molto miti ed estati secche.
Cartina degli Stati Uniti

Il Grand Canyon in Arizona

Il Bryce Canyon

La Monument Valley

Visita nelle principali città del Texas

Il Parco Nazionale del Nevada

GLI STATI DELL'UNIONE

Gli Stati Uniti sono una Repubblica federale di tipo presidenziale comprendente 50 Stati e un distretto federale (District of Columbia) dove ha sede Washington, la capitale. L'autonomia legislativa, amministrativa e giurisdizionale di ognuno dei 50 Stati è garantita dalla Costituzione, emanata nel 1789, e integrata in seguito dalla Dichiarazione dei Diritti (1791) e da altri 15 emendamenti approvati, in seguito, fino al 1967. Ogni Stato ha una Costituzione propria, un Congresso e un governatore eletto ogni quattro anni. Solo in caso di divergenze rispetto alla Carta costituzionale, quest'ultima prevale sulle leggi e le norme dei singoli Stati. Eventuali conflitti tra gli Stati o tra gli Stati e l'Unione sono giudicati dalla Corte Suprema.


GLI STATI DELL’AMERICA SETTENTRIONALE
Stato (*)
Sup. (kmq)
Abitanti Capitale
Alabama (1819)
133.915
4.352.000
Montgomery
Alaska (1959)
1.530.700
614.000
Juneau
Arizona (1912)
295.260
4.669.000
Phoenix
Arkansas (1836)
137.755
2.538.000
Little Rock
California (1850)
411.049
32.667.000
Sacramento
Colorado (1876)
269.596
3.971.000
Denver
Connecticut (1788)
12.997
3.274.000
Hartford
Delaware (1787)
5.295
744.000
Dover
Florida (1845)
151.939
14.916.000
Tallahssee
Georgia (1788)
152.576
7.642.000
Atlanta
Hawaii (1959)
16.759
1.193.000
Honolulu
Idaho (1890)
216.432
1.228.000
Boise City
Illinois (1818)
145.934
12.045.000
Springfield
Indiana (1816)
93.719
5.899.000
Indianapolis
Iowa (1846)
145.753
2.862.000
Des Moines
Kansas (1861)
213.098
2.629.000
Topeka
Kentucky (1792)
104.661
3.936.000
Frankfort
Louisiana (1812)
123.677
4.369.000
Baton Rouge
Maine (1820)
86.156
1.244.000
Augusta
Maryland (1788)
27.092
5.135.000
Annapolis
Massachusetts (1788)
21.456
6.147.000
Boston
Michigan (1837)
151.586
9.817.000
Lansing
Minnesota (1858)
218.600
4.725.000
Saint Paul
Mississippi (1817)
123.514
2.752.000
Jackson
Missouri (1821)
180.516
5.439.000
Jefferson City
Montana (1889)
380.848
880.000
Helena
Nebraska (1867)
200.350
1.663.000
Lincoln
Nevada (1864)
286.352
1.747.000
Carson City
New Hampshire (1788)
24.032
1.185.000
Concord
New Jersey (1787)
20.169
8.115.000
Trenton
New Mexico (1912)
314.925
1.737.000
Santa Fe
New York (1788)
127.190
18.175.000
Albany
North Carolina (1789)
136.413
7.546.000
Raleigh
North Dakota (1889)
183.119
638.000
Bismark
Ohio (1803)
107.044
11.209.000
Columbus
Oklahoma (1907)
181.186
3.347.000
Oklahoma City
Oregon (1859)
251.419
3.282.000
Salem
Pennsylvania (1787)
117.348
12.001.000
Harrisburg
Rhode Island (1790)
3.140
988.000
Providence
South Carolina (1788)
80.582
3.836.000
Columbia
South Dakota (1889)
199.730
738.000
Pierre
Tennessee (1796)
109.152
5.431.000
Nashville-Davidson
Texas (1845)
691.027
19.760.000
Austin
Utah (1896)
219.889
2.100.000
Salt Lake City
Vermont (1791)
24.900
591.000
Montpellier
Virginia (1788)
105.586
6.791.000
Richmond
West Virginia (1863)
62.759
1.811.000
Charleston
Wisconsin (1848)
145.436
5.224.000
Madison
Wyoming (1890)
253.326
481.000
Cheyenne
District of Columbia
178
523.000
Washington
STATI UNITI D’AMERICA
9.372.614
270.305.000
Washington

IL PARCO NAZIONALE DI YELLOWSTONE

Il parco nazionale di Yellowstone è il più famoso e più grande degli Stati Uniti. Ha un'estensione di 9.000 kmq circa (di poco superiore a quella dell'Umbria) e occupa un'ampia area delle Montagne Rocciose, la parte settentrionale dello Stato di Wyoming e alcune zone dell'Idaho e del Montana. Il parco, formato da un altipiano che tocca i 2.500 metri di altitudine, è circondato dalle imponenti vette dell'Absaroka Range e del Teton Range. Yellowstone è famoso per la bellezza dei suoi paesaggi naturali e per le spettacolari manifestazioni vulcaniche disseminate su tutta la superficie. Circa 10.000 sono infatti le sorgenti di acqua calda, 300 i geyser, fra i quali spicca, per dimensioni e gettata d'acqua, l'Old Faithful (Vecchio Fedele), chiamato così perché da un secolo emette puntualmente, a intervalli di un'ora, una colonna di vapore e acqua bollente che fa seguito a getti di minore intensità, e che, dopo aver raggiunto i 50-60 m d'altezza, decresce rapidamente fino a cessare. Numerosi sono anche i vulcani inattivi, le solfatare e le sorgenti idrominerali e di acqua calda, come la Mammuth Hot Springs, che scendono in genere da rocce tagliate a scalinata, depositando detriti calcarei di sfumature diverse che conferiscono al luogo una strana e fantastica bellezza. Vi è inoltre un vulcano ancora in attività. Un'ulteriore particolarità del parco di Yellowstone è l'alternanza di zone boscose a laghi, picchi montuosi e numerose cascate, tra cui la più famosa è la Lower Fall, alta circa 100 metri. Varia è anche la fauna che comprende un numero considerevole di alci, orsi, antilopi, daini, bufali, bisonti e puma, oltre a circa tre centinaia di specie ornitologiche.

L'ECONOMIA

L'economia statunitense è stata, fino agli anni Novanta, la più fiorente del mondo, rallentando in seguito. I redditi nazionale e pro-capite, tra i più elevati in assoluto, coesistono però con sacche di enorme miseria, in particolare tra gli immigrati e gli individui di colore (il 15% della popolazione è considerato povero). Dato che solo il 3% della popolazione è attiva nel settore agricolo, altamente specializzato e meccanizzato, e il 27% è impiegato nel settore industriale, ne deriva che il grosso dei redditi è rappresentato dalle attività terziarie. La superficie agraria degli Stati Uniti si estende su circa il 45% del territorio nazionale. Oltre la metà di essa è destinata al foraggio, un'ampia fetta ai seminativi e una piccola parte al pascolo. La superficie agricola viene generalmente suddivisa in fasce agricole, chiamate belts: 1) la fascia subtropicale (subtropical belt), che comprende i territori che si affacciano sul Golfo del Messico e la Florida, ed è coltivata ad agrumi, canna da zucchero e ortaggi; 2) la fascia del cotone (cotton belt), che si estende su entrambe le sponde del basso corso del Mississippi; 3) la fascia del granoturco e del grano invernale (corn and winter wheat belt), che si estende dall'Oklahoma e dal Kansas fino all'Atlantico; 4) la fascia del granoturco (corn belt), situata tra il Nebraska e l'Ohio; 5) la fascia del grano primaverile (spring wheat belt), situata tra le Montagne Rocciose e la regione dei Grandi Laghi; 6) la fascia dei grandi allevamenti, in particolare bovini, negli Stati settentrionali e occidentali; 7) l'area californiana, a colture tipicamente mediterranee con frutta (mele, pere, ciliegie, prugne, agrumi), viti (i vigneti californiani pongono gli Stati Uniti ai primi posti nel mondo per la produzione di vino) e ortaggi. L'agricoltura è esercitata da aziende (farms) altamente meccanizzate. Il settore agricolo più sviluppato è quello cerealicolo (frumento e mais). Fiorente è anche la produzione di riso, patate, tabacco (la cui coltura è diffusa negli Stati orientali della Carolina del Nord, del Kentucky, della Virginia, del Connecticut e della Florida, Maryland), avena, orzo, segale, sorgo (questi ultimi usati come foraggio). Il patrimonio zootecnico statunitense è costituito soprattutto da bovini e suini. L'allevamento dei bovini è praticato in forma intensiva lungo la corn belt e le regioni orientali; in forma estensiva, lungo la fascia occidentale, nei grandi ranches. Gli Stati Uniti dispongono di un ingente patrimonio forestale, concentrato soprattutto negli Stati del Nord, tanto da essere i massimi produttori mondiali di legname. La pesca dispone di porti attrezzati (Boston sull'Oceano Atlantico, Seattle e San Diego sull'Oceano Pacifico). Abbondanti sono le risorse minerarie e le fonti di energia. Tra i minerali, occupa il primo posto il ferro (nella zona del Lago Superiore), la cui produzione comunque non è sufficiente alle esigenze dell'industria nazionale; ci sono giacimenti di rame (Montana, Utah, Arizona), piombo e zinco (Missouri, Kansas, Oklahoma), oro, argento, radio, uranio, vanadio e mercurio. Alla base della potenza industriale statunitense è la larghissima disponibilità di fonti energetiche. A parte il carbon fossile, diffuso nella regione degli Appalachi, il pilastro dell'economia energetica statunitense è il petrolio, seguito dal gas naturale. La produzione di petrolio pone gli Stati Uniti ai primi posti nel mondo. L'area più ricca è costituita dagli Stati centro-meridionali (Texas, Arkansas, Nuovo Messico, Kansas), dalla California e dall'Alaska. Una fitta rete di oleodotti, che fanno capo a grandi raffinerie, si dirama in tutto il Paese. Il consumo locale è integrato da importazioni di greggio, proveniente da varie regioni del mondo sotto il controllo delle grandi società petrolifere americane. In continua espansione è la produzione di gas naturale. L'industria statunitense è concentrata in grandi colossi che riducono al minimo la presenza della piccola e media impresa. L'industria informatica ha conosciuto uno sviluppo vertiginoso: società come l'Univac, poi diventata Unisys, la Honeywell, l'IBM, la Compaq, la Apple e la Microsoft hanno aperto numerose filiali in tutto il mondo. La siderurgia si concentra in alcune grandi zone della fascia centro-orientale; la più vasta è quella dei Grandi Laghi, che comprende i centri di Chicago, Cleveland, Buffalo, Duluth, ma molto importanti sono pure quelle di Pittsburgh e Birmingham. Dipendente da questo settore è l'industria meccanica, che ha i suoi tradizionali centri lungo la costa atlantica e nella fascia nord-orientale. Il settore automobilistico, guidato dalle "big three" General Motors, Ford e Chrysler, sta attraversando una crisi profonda. Altri comparti sviluppati sono quelli elettronico, chimico, navale, aeronautico, delle macchine utensili, agricole e tessili (che lavorano la lana e, in particolare, il cotone e le fibre sintetiche, di cui gli Stati Uniti sono uno dei massimi produttori). Anche il settore alimentare appare fortemente concentrato: poche grandi società controllano l'industria conserviera (carni, ortaggi e frutta) e dei latticini. Importantissima è l'industria cinematografica, che ha il suo centro produttivo a Hollywood. Il turismo è fiorente: gli Stati Uniti sono tra i primi Paesi al mondo per numero di visitatori, attratti principalmente dai parchi naturali, dalla California, dalla Florida e dai parchi di divertimento. Sotto il profilo commerciale, dalla metà degli anni Ottanta gli Stati Uniti si sono trasformati da principale Paese creditore (con ingentissimi investimenti all'estero) a principale debitore, non riuscendo a contrastare la concorrenza giapponese ed europea, tanto da far tornare in vita forti spinte protezionistiche e nazionalistiche. Il nuovo millennio si è aperto, per l'economia statunitense, con una crescita del PNL del 3,4% (nel 2005), grazie all'aumento dei consumi privati e degli investimenti pubblici, e un aumento dei profitti delle più importanti compagnie finanziarie. Di contro il disavanzo della bilancia ha toccato il massimo storico di 666 miliardi di dollari (equivalente al 5,7% del PIL) e il bilancio deficitario ha superato il 5% del PIL per effetto dell'incremento massiccio delle spese militari legato alla fallimentare guerra in Iraq. L'economia americana ha continuato a divergere in modo sempre più evidente: il settore finanziario è cresciuto oltremisura, grazie alle grandi multinazionali che si espandono su scala mondiale, acquistando titoli delle principali banche e industrie, specialmente in Cina, mentre l'economia nazionale ne soffre. Questa dualità ha acuito le disuguaglianze nel reddito, nelle proprietà e nel benessere tra le élite economiche finanziarie da una parte e le classi stipendiate dall'altra. L'espansione economica del Paese ha determinato un'efficientissima organizzazione delle comunicazioni. La rete stradale, in continua espansione, si sviluppa attualmente su una lunghezza di 6.394.048 km, in gran parte costituiti da autostrade che arrivano ad avere fino a otto carreggiate. La rete ferroviaria si avvale di 141.961 km. Meno attiva per il trasporto passeggeri, assorbe quasi la metà del traffico mercantile. Importanti i traffici marittimi: porti principali sono New York, New Orleans, Houston, Filadelfia, Baton Rouge, Baltimora, Norfolk, Tampa, Beaumont, Boston, Los Angeles; molto sviluppati anche i trasporti lacustri, fluviali e su canali. Per quanto riguarda l'aviazione, basilare per un Paese di così vaste dimensioni, il Paese dispone di 8.000 aeroporti; tra i principali citiamo Chicago, Long Beach, Los Angeles, New York, San Francisco, Dallas, Atlanta.

LA CRISI FINANZIARIA DEL 2008

La politica di credito facile adottata dalle banche statunitensi per facilitare la ripresa economica dopo l'11 settembre 2001 portò nell'estate del 2007 al crack dei mutui subprime, prestiti associati a garanzie dei debitori basse o nulle. Le transazioni erano state rese possibili dagli strumenti della finanza derivata che aveva raggruppato e cartolarizato i singoli mutui immobiliari, trasformandoli in titoli e immettendoli sul mercato. Tale situazione innescò, nell'estate del 2008, una crisi economica e finanziaria gravissima, definita dagli osservatori la peggiore dopo quella del 1929, che coinvolse in breve tempo la gran parte dei Paesi industrializzati. Negli Usa la crisi generò una pluralità di dissesti bancari, mutando il volto di Wall Street. All'inizio del mese di settembre, per evitare una catastrofe di dimensioni mondiali, il governo di George W. Bush, rappresentato dal ministro del Tesoro statunitense Henry Paulson, intervenne per salvare, tramite il commissariamento, Fannie Mae e Freddie Mac (rispettivamente Federal National Mortgage Association e Federal Home Loan Mortgage Corporation), due giganti del mercato finanziario immobiliare. A distanza di una settimana, a metà settembre, scoppiò il caso Lehman Brothers, una delle principali banche d'affari al mondo: questa volta il salvagente pubblico non arrivò e la banca fu costretta al fallimento (613 miliardi di dollari di debito, il più grande nella storia delle bancarotte mondiali). A fine settembre la Sec, l'Authority di controllo dei mercati, approvò la trasformazione in banche commerciali delle due banche d'investimento superstiti, Morgan Stanley e Goldman Sachs: ciò sancì di fatto la fine del modello di banca che dominava Wall Street da oltre un ventennio. In ottobre la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti approvò in via definitiva il pacchetto di misure di emergenza (del valore di 850 miliardi di dollari) volto ad arginare la crisi. Per rispondere in modo sistemico alla crisi finanziaria mondiale il 15 novembre 2008 si tenne a Washington il G20, un vertice che raccoglieva i 19 Paesi più industrializzati del mondo più l'Unione Europea, oltre alle maggiori istituzioni sovranazionali, quali Onu, Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale.

I GIGANTI DELL'ELETTRONICA

La Silicon Valley (letteralmente «valle del silicio»), in California, è importante per due tipi di attività strettamente collegate fra loro: la lavorazione del silicio (elemento che, per le sue proprietà semiconduttrici, viene impiegato per la produzione di transistor) e la presenza delle più importanti aziende elettroniche statunitensi. Pionieri in questo campo furono Bill Hewlett e David Packard, che nel 1938, neolaureati dell'Università di Standford, fondarono una società produttrice di oscillatori audio. Oggi la Hewlett-Packard è uno dei colossi dell'elettronica a livello mondiale. Un contributo notevole allo sviluppo di Silicon Valley fu portato negli anni '50 da William Shockley, inventore di diodi e transistor, che vi istituì un centro di ricerca, sostenuto dalla collaborazione di un gruppo di ricercatori. Da quel momento Silicon Valley ha conosciuto un enorme sviluppo. Essa ospita un elevato numero di imprese high-tech, vale a dire imprese a tecnologia avanzata che impiegano una parte notevole del proprio fatturato nella ricerca. Buona parte della loro forza lavoro è costituita da ricercatori impegnati nei più sofisticati e avanzati studi nel campo dell'elettronica. Infatti, fattore determinante del successo delle aziende situate nella Silicon Valley è, unitamente alla presenza di due famose università (Berkeley e Standford), la cosiddetta cross fertilization (letteralmente «fertilizzazione incrociata»), cioè l'intenso scambio di tecnici e ricercatori da un'impresa all'altra e la loro conseguente crescita professionale.

CENNI STORICI

La parte continentale degli Stati Uniti fu abitata, fin da circa 15.000 anni prima dell’arrivo degli Europei, da popoli venuti dal Nord-Ovest, probabilmente dall’Asia attraverso lo stretto di Bering. I popoli più importanti furono: Apache, Arapaho, Cherokee, Cheyenne, Chippewa, Crow, Comanche, Hopi, Irochesi, Lakota, Navajo, Nez-percé, Oglala, Sioux, Pawnee, Pueblo, Seminole, Shawnee, Shoshone, e Ute. Vivevano per lo più nelle parti desertiche e nelle pianure, sopravvivendo grazie ai frutti dei raccolti e alla caccia, in piccole tribù con un’organizzazione sociale piuttosto semplice. Solo alcuni, nelle terre più fertili, svilupparono l’agricoltura e costruirono grandi centri urbani. Il primo e più grande fu Cahokia, vicino all’attuale St. Louis, che si calcola avesse 40.000 abitanti nell’anno 1000 d.C. Avevano spiritualmente una concezione cosmica in cui la Terra non era proprietà di nessuno appartenendo essa all’Universo, considerato un essere vivente, con poteri materiali e spirituali. I capi, o sciamani, chiamavano in aiuto le forze di questo Universo sacro per predire il futuro e curare gli ammalati. I primi Europei a toccare le coste americane furono i Vichinghi, che però non si stabilirono nella regione. Fu dopo il viaggio di Cristoforo Colombo, nel 1492, che gli Spagnoli fondarono le città di San Agustín in Florida e Santa Fe nel Nuovo Messico ed arrivarono in Texas e California. Più tardi giunsero gli Inglesi, i Francesi e gli Olandesi, con chiari interessi di conquista territoriale. Gli Europei non solo introdussero le armi da fuoco, ma anche il concetto di uccisione del nemico come obiettivo della guerra, cambiando così per sempre la vita dei popoli americani e servirono i ad imporre la dominazione europea. Si calcola che nel XV secolo vivessero circa 1.500.000 nativi americani nel territorio statunitense. Due secoli più tardi, i grandi latifondi del Sud cominciarono a comprare schiavi e nel 1760 arrivarono a contare circa 90.000 Africani, il doppio della popolazione europea locale. Ad avanzare pretese di dominio furono, all'inizio, spagnoli e francesi, che finirono col localizzarsi rispettivamente nel Sud e nel Nord, mentre l'Inghilterra andava costituendo il proprio Impero al centro. Sin dal 1498, con la spedizione di Sebastiano Caboto, gli Inglesi si erano aggiudicati un diritto di dominio lungo la costa atlantica, sino all'odierno Maryland. La fondazione della prima colonia inglese, quella della Virginia, risale al 1607. Nei decenni successivi si ebbe una rapida espansione e l'area occupata fu suddivisa in 13 colonie, che si distinsero presto per uno spiccato spirito di autonomia dalla madrepatria. L'insofferenza verso la dipendenza dalla Gran Bretagna s'accrebbe con l'aumentare della popolazione. Nel 1763, al termine delle guerre imperialiste in Europa e in particolare alla fine della Guerra dei Trent’anni, la Francia cedette all’Inghilterra le sue colonie a Est del Mississippi, mentre quelle a Ovest del fiume passarono agli Spagnoli. Nel 1774 venne formato il Primo Congresso Continentale ad opera di coloni, cosa che scatenò la reazione degli Inglesi che chiusero il porto di Boston e dislocarono truppe in Massachusetts. Nel 1775 i contrasti si fecero più acuti e sfociarono in rivolta armata. Il 4 luglio 1776 il Congresso proclamò la Dichiarazione d'Indipendenza, stilata da Thomas Jefferson. La guerra proseguì, ma gli Statunitensi, alleatisi con la Francia, vinsero e finalmente, nel 1783, l’Inghilterra riconobbe la loro sovranità con il trattato di Parigi. Nel 1787, la Convenzione di Filadelfia elaborò la prima Costituzione federale, vigente dal 1788. L’anno seguente venne nominato il primo presidente, il generale George Washington, capo dell’Esercito Continentale. Nel 1791, la Legge Fondamentale, elaborata nel 1781, venne arricchita dal Bill of Rights, dieci emendamenti sulle libertà individuali e i diritti dei singoli Stati. Ognuno di essi si diede una propria Costituzione, mentre il Congresso elaborò una forma di Governo unitario che abbracciasse i 13 nuovi Stati. Nel 1798 venne promulgata la Costituzione che realizzò l'unità politica delle ex colonie inglesi. Nacque così la Federazione degli Stati Uniti d'America, comprendente inizialmente: New Hampshire, Massachusetts, Connecticut, Rhode Island, New York, New Jersey, Pennsylvania, Maryland, Virginia, Delaware, North Carolina, South Carolina, Georgia. Negli anni seguenti, durante le presidenze di Washington (1789-97), John Adams (1797-1801), Thomas Jefferson (1801-1809), iniziò l'espansione verso occidente che portò alla costituzione di nuovi Stati: Vermont (1791), Kentucky (1792), Tennessee (1796) e Ohio (1803). La Federazione raddoppiò inoltre il proprio territorio, con l'acquisto, nel 1812, della colonia francese della Louisiana. Nel 1819, il presidente James Monroe (1817-25) costrinse la Spagna a cedere la Florida; altri Stati si crearono in seno alla confederazione fino a quando la guerra contro il Messico (1846-48) portò all'annessione degli Stati del Sud-Ovest.. L'espansione territoriale continuò nei decenni successivi, sino all'annessione nel 1912 dell'Arizona che divenne il 48° Stato. Molto più tardi si aggiunsero l'Alaska e le Hawai (1959). Già prima del conseguimento dell'indipendenza esistevano forti contrasti fra gli Stati centro-settentrionali e quelli del Sud. Nei primi la particolare configurazione ambientale e climatica aveva favorito un'intensa immigrazione europea, dando vita a una maggiore stratificazione sociale. Nei secondi, erano sorte invece grandi proprietà fondiarie che si erano servite del lavoro degli schiavi importati dall'Africa. L'espansione territoriale e lo sviluppo economico e sociale della Federazione acuirono i contrasti tra gli Stati del Centro e del Nord, assertori di una società industriale, socialmente aperta e protezionistica sul piano economico, e gli Stati del Sud, fautori di una società di tipo aristocratico-feudale, basata sullo schiavismo e liberista sul piano economico. La situazione precipitò nel 1860, in seguito all'elezione a presidente del candidato repubblicano Abraham Lincoln, sulla base di un programma antischiavista e federalista. Il 20 dicembre 1860 il South Carolina proclamò la secessione e a essa si unirono altri dieci Stati schiavisti che dettero vita a una Confederazione presieduta da Jefferson Davis. Nell'aprile 1861, un mese dopo l’insediamento di Lincoln alla presidenza, , il conflitto si trasformò in guerra aperta e, per la larghezza dei mezzi, assunse caratteristiche tali da essere considerato la prima guerra di tipo moderno. Inizialmente i sudisti, sotto il comando del generale Robert Lee, ottennero grandi successi, ma poi furono sopraffatti dalla sproporzione numerica e dalla superiorità tecnica dell'esercito nordista. Nel 1865, il 9 aprile, Lee si arrese al Generale Grant. Pochi giorni dopo A. Lincoln venne ucciso da un sostenitore sudista durante una rappresentazione teatrale. L'unità nazionale poté essere ricostituita faticosamente solo dopo il totale ritiro, terminato nel 1877, delle truppe federali e la riassunzione del potere da parte dei tradizionali leader. In quegli anni, gli Stati Uniti avevano compiuto immensi progressi in ogni campo e la guerra aveva costituito una forte spinta all'espansione industriale. Anche in seguito alla scoperta di ingenti risorse minerarie, questa assunse ritmi particolarmente intensi e richiese un imponente flusso immigratorio dall'Europa, che, unitamente all'incremento demografico naturale, quadruplicò quasi la popolazione tra il 1870 e il 1920 passando da 38 a 106 milioni. Fenomeni caratteristici di questo accelerato processo di industrializzazione e di urbanizzazione furono l'accumulazione di ingenti ricchezze e la nascita del movimento sindacale, senza che però si sviluppassero quei conflitti che caratterizzarono l'industrializzazione nei Paesi europei. Alla fine del XIX secolo si era consolidato un sistema bipartitico, con repubblicani e democratici alternativamente al potere. Nonostante le differenze, entrambi i raggruppamenti mantennero storicamente un alto grado di consenso sulle grandi questioni nazionali ed internazionali, con il risultati di una politica estera di grande coerenza. Dopo un lungo contrasto iniziato nel 1889, nel 1920 venne approvato il suffragio elettorale per le donne. Risolte le grandi questioni interne, gli Stati Uniti cominciarono ad agire sullo scenario internazionale. La guerra con la Spagna per Cuba e le Filippine, nel 1898, aveva inauguratola nuova vena espansionista di tipo imperialista del Paese. L’occupazione di Panama (1904) e la conseguente costruzione del Canale (1914) e di un sistema di basi militari nella regione, trasformò l’America Centrale, dichiarata «zona di sicurezza vitale», in una specie di protettorato. Gli Stati Uniti giustificarono i loro interventi con la dottrina Monroe, dietro il motto «l’America agli Americani». La Francia fu obbligata a ritirare le truppe a protezione dell’imperatore Massimiliano in Messico e la Gran Bretagna ad abbandonare una disputa territoriale con il Venezuela. Nel 1890 ebbe luogo la prima conferenza panamericana, in vista del sistema interamericano creato in seguito. Nei primi anni del Novecento, la vittoria elettorale del democratico Woodrow Wilson, inizialmente non interventista, pose le premesse per l'entrata degli Stati Uniti a fianco dell'Intesa nella prima guerra mondiale. Durante il conflitto gli Stati Uniti si mantennero neutrali fino al 1917, quando, dopo l’affondamento di alcune navi statunitensi naviganti in acque del Nord Europa di diritto percorribili da imbarcazioni di Paesi neutrali, intervennero contro la Germania, l’Austria e la Turchia. Nel 1918, il presidente Wilson partecipò alle trattative di Versailles, che stabilirono le basi per la nuova pace in Europa. Malgrado ciò, nel 1920, il Congresso rifiutò l’incorporazione degli Stati Uniti alla Società delle Nazioni. La riassunzione del potere da parte dei repubblicani segnò la riduzione degli interventi in campo internazionale e il ritorno del protezionismo in economia. In quegli anni si ebbe una recrudescenza dello strapotere dei gruppi monopolistici e un dilagare della corruzione, mentre l'amministrazione pubblica veniva travolta da ogni genere di scandali. Speculazioni e sovrapproduzioni portarono l'economia del Paese a un punto di rottura precipitandola nella grande crisi del 1929. Molte attività dei vari settori produttivi, industriali, commerciali, agricoli, cessarono quasi completamente, e milioni di persone rimasero senza lavoro, piombando nella più nera miseria. La gravissima crisi che aveva fatto salire a 12 milioni il numero dei disoccupati, favorì il ritorno al potere dei democratici, con Franklin Delano Roosevelt (1933-1945): egli presentò un programma innovativo, il famoso «New Deal» (Nuovo Corso), basato sul principio dell'intervento pubblico in campo economico e sociale. Esso tendeva, oltre che ad arrestare la drammatica spirale depressiva, anche a gettare le basi di un nuovo ordinamento, tale da consentire una più equa distribuzione della ricchezza. Furono emanate numerose leggi tendenti a promuovere la ripresa economica in favore dei disoccupati e a creare varie istituzioni pubbliche. Col passare del tempo, superata la crisi, il New Deal mostrò tuttavia le proprie contraddizioni interne, dovute in parte anche al fatto che Roosevelt non seguiva una linea ben definita, ma si avvaleva dei suggerimenti di vari consiglieri di tendenze ideologiche diverse. In ogni modo la linea rooseveltiana contribuì notevolmente al miglioramento del tenore di vita del popolo americano, consentendo agli Stati Uniti di rimanere fedeli agli ideali democratici, mentre in Europa dilagavano il Fascismo e il Nazismo. Nel 1935, nel mezzo dei preparativi bellici europei, il Governo approvò una legge di neutralità. Allo scoppio della guerra, Roosevelt emendò varie volte questa legge, per poter vendere munizioni alla Francia e all’Inghilterra. L’attacco giapponese a Pearl Harbour, nelle Hawaii, nel 1941, causò l’entrata degli Stati Uniti nel secondo conflitto mondiale. La guerra servì a rendere più dinamica l’economia statunitense. Quindici milioni di soldati partirono per il fronte, l’industria bellica aumentò da 46,5 milioni a 53 milioni i posti di lavoro, per cui 6 milioni di persone emigrarono dalle campagne alle città e le donne uscirono massicciamente dai focolari domestici per assumere impieghi precisi. Malgrado un patto sindacale di tregua, durante la guerra, vi furono migliaia di scioperi e manifestazioni, ciò che portò il Congresso ad approvare restrizioni al diritto di sciopero. Dopo la sconfitta tedesca, per dimostrare la nuova potenza militare statunitense, il presidente Harry Truman (che aveva assunto l’incarico alla morte di Roosevelt) ordinò il 6 e il 9 agosto del 1945, il primo bombardamento atomico della storia, che rase al suolo le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Quello stesso anno, a Yalta e Potsdam, Inghilterra, Stati Uniti e URSS si accordarono sulle clausole della pace e sulla ripartizione delle zone di influenza. Truman inaugurò le Nazioni Unite nel 1946 e fu rieletto nel 1948. In qualità di prima potenza dell’Occidente, gli Stati Uniti elaborarono la strategia globale della Guerra Fredda, basata sulla contrapposizione aperta con l’URSS. Furono creati il Trattato Interamericano di Aiuto Reciproco (TIAR) e l’Organizzazione del Trattato Atlantico del Nord (NATO, 1949). Alla fine del conflitto gli USA erano la massima potenza mondiale e si avviavano ad assumere il ruolo di sostenitori del sistema capitalista mondiale, con l’appoggio di istituzioni internazionali come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, arrogandosi al contempo il diritto di intervento militare in tutto il pianeta. Dal 1950 al 1953 il Paese fu impegnato nella guerra di Corea e, sul piano interno, quegli anni furono segnati dalla corrente ideologica del maccartismo (dal nome del senatore Joseph R. McCarthy) di ispirazione anti-comunista e anti-progressista. L'elezione a presidente di J.F. Kennedy (1960) segnò però la fine di tale indirizzo e l'avvio della politica della Nuova Frontiera, caratterizzata da uno slancio riformistico volto a combattere la miseria e il razzismo. L'assassinio di Kennedy nel 1963 bloccò il programma, e il suo successore Johnson dovette confrontarsi con il problema della guerra nel Vietnam che, risoltasi con la sconfitta degli USA dopo oltre un decennio di enormi sofferenze e ingenti spese militari, non mancò di produrre profonde lacerazioni nell'opinione pubblica, già turbata dall'inasprirsi dei conflitti sociali interni, con particolare riferimento alla questione razziale. Il mandato al democratico Johnson si svolse all'insegna dell'approfondirsi di una grave spaccatura in seno alla società americana, che vedeva schierate da un lato le forze della tradizione, sostenute dalle élites militari e imprenditoriali propense a un atteggiamento di aggressivo imperialismo, e, dall'altro, il fronte dell'opinione progressista e democratica, alimentato dall'azione incisiva degli intellettuali, dal crescere della protesta studentesca e dell'impegno politico della classe media urbana. Questo clima di effervescenza sociale e di dissenso generalizzato ebbe ripercussioni sul piano specifico della battaglia per i diritti civili dei neri, che vide una radicalizzazione del conflitto determinata dallo sfaldamento degli schieramenti di lotta in gruppi oltranzisti ed eversivi (Potere Nero, Black Panther). Martin Luther King, il leader carismatico del movimento riformista per l'integrazione, strenuo sostenitore dei metodi di lotta non violenta, cadde assassinato nel 1968, anno dell’elezione presidenziale di Richard Nixon. Con il suo primo mandato presidenziale, improntato a criteri di politica estera ispirati a un maggiore realismo, egli garantì il progressivo defilarsi degli Stati Uniti dal Sud-Est asiatico, un clima di distensione nei rapporti con l'URSS e un nuovo corso diplomatico nelle relazioni con la Cina popolare, siglato dal memorabile incontro con Mao a Pechino nel 1972. A questo susseguirsi di felici conseguimenti sul piano eminentemente diplomatico, fecero però riscontro le prime avvisaglie di una grave crisi economica e sociale, che si manifestò con quei sintomi recessivi che ancora oggi entrano, sia pur con ben diversi valori e proporzioni, a comporre il quadro fortemente squilibrato dell'economia americana: deficit della spesa pubblica, svalutazione del dollaro, collasso delle aree urbane sottoposte alla pressione di ritmi impetuosi di sviluppo. Inoltre l'opulenza e l'ottimismo che caratterizzavano l'immagine internazionale dell'America nixoniana si dissolse rapidamente con lo scoppio del famoso scandalo Watergate (1973-74), che mise a nudo la realtà di una gestione politica spregiudicata, turbata da continue commistioni tra ragione politica e potere finanziario. Con Gerald Ford (1974-76), vicepresidente succeduto a un dimissionario Nixon, l'America puritana sembrò ritrovare fiducia nella trasparenza delle istituzioni, nel solco di una linea politica che rifletteva le aspirazioni «medie» di una classe moderata, incline a richiedere al Governo una condotta ispirata a un controllato riformismo e a una gestione delle relazioni internazionali altrettanto avveduta e prudente. Con il democratico Jimmy Carter (1976-80), l'iniziale coagularsi delle speranze di rinnovamento affidate alla valorizzazione delle classi più attive e dinamiche della società, fu contraddetto dal progressivo discredito della condotta politica del presidente, ambiguo nel suo atteggiamento verso i regimi latino-americani, e fautore di una nostalgica riproposizione di modelli di rapporto isolazionisti rispetto all'Europa occidentale. Ciononostante Carter riuscì a porre le basi di quello che sarebbe stato un importante accordo tra Israele ed Egitto nell’incontro del 1978 a Camp David. Nel 1980 il repubblicano Ronald Reagan sconfisse Carter alle presidenziali e fece così il suo ingresso alla Casa Bianca. Ex attore hollywoodiano, il nuovo presidente impostò una politica decisa, incentrata sulla riduzione della spesa pubblica, l'incoraggiamento dell'iniziativa privata e la riforma fiscale. In materia di politica internazionale si rivelò fautore di un atteggiamento rigido e aggressivo. Con Reagan fu inaugurata l'era delle cosiddette «guerre stellari», a cui diede impulso il vertiginoso sviluppo tecnologico nel settore degli armamenti. Le elezioni del 1984 lo riconfermarono presidente, sancendo così la sua eccezionale popolarità. La situazione interna appariva in ripresa (una ripresa rivelatasi però ben presto effimera), mentre in politica estera si tessevano continui tentativi diplomatici volti all'instaurazione di un negoziato sugli armamenti con l'URSS. Fra il 19 e il 21 novembre 1985 si attuò a Ginevra l'attesissimo vertice tra Reagan e il nuovo leader sovietico Gorbaciov a proposito della riduzione degli armamenti nucleari. Nell'aprile del 1986 gli USA, in risposta alle gravi provocazioni del leader libico Gheddafi, bombardarono Tripoli e Bengasi. Nel 1987, a Washington, si inaugurò un nuovo periodo di dialogo tra le due superpotenze, con l'accordo che sancì l'abolizione dei missili a testata nucleare di medio e corto raggio. Nel 1988 fu eletto presidente il repubblicano George Bush, vice di Reagan. L'improvviso declino del Comunismo in Europa e nel mondo consentirono agli USA una più larga capacità di azione, che fu alla base dell'intervento armato di Panama nel 1989 e della cosiddetta Guerra del Golfo del 1991 dichiarata contro l'Iraq, invasore l’anno prima del Kuwait. Lo scioglimento dell'Unione Sovietica decretata da Mosca alla fine del 1991, impose gli Stati Uniti come unica superpotenza mondiale. Nel 1992, alle elezioni presidenziali di novembre, George Bush, ritenuto dall'opinione pubblica americana responsabile della crisi economica, venne sconfitto dal democratico Bill Clinton. Poco prima di lasciare la Casa Bianca (gennaio 1993), Bush assunse però tre importanti iniziative: la firma, a Mosca, del trattato START 2 per la riduzione di due terzi degli arsenali nucleari russo-americani, l'invio di una spedizione militare nella Somalia martoriata dalla guerra civile e una nuova iniziativa militare, per conto dell'ONU, contro l'Iraq di Saddam Hussein. Il nuovo presidente si trovò pertanto a dover affrontare l'urgente problema della situazione economica. Per risollevare le sorti del suo Paese Clinton mise a punto un piano improntato da una sorta di austerità che però riuscì a migliorare l'economia statunitense. Contemporaneamente l'opinione pubblica si mobilitò contro l'intervento militare in Somalia, giudicato particolarmente cruento e oneroso. Il presidente Clinton, su pressione del Congresso, decise quindi di ritirare le proprie truppe. Nonostante la vittoria della Nuova destra di Newt Gringrich alle elezioni legislative di medio termine (1994) e l'affossamento di alcuni punti qualificanti del suo programma elettorale (quale, ad esempio, il progetto di fornire a tutti gli Statunitensi una copertura sanitaria), nel 1996 Clinton decise di presentarsi una seconda volta per le presidenziali. Scommettendo su di una politica estera che rafforzasse la sua immagine di leader mondiale, l’anno prima delle elezioni Clinton insistette per un intervento militare in Bosnia Erzegovina ed impose gli accordi di Dayton (Ohio) nel novembre del 1995 che di fatto posero fine al conflitto nella ex-Jugoslavia. Nell’ottobre del 1996, propiziò la realizzazione di negoziati tra israeliani e palestinesi a Washington. Nel novembre di quell’anno, fu rieletto con il 49% dei voti. Nel maggio del 1997, l’amministrazione ottenne una delle più grandi vittorie diplomatiche, firmando un accordo con la Russia sull’apertura della Nato ai Paesi dell’Europa Orientale. Sul piano interno, l’applicazione delle disposizioni legali tendenti a facilitare l’accesso delle minoranze statunitensi a posti di responsabilità conosciute come «Azione Affermativa», fu limitata negli Stati del Texas e della California. Il 1997 segnò un record di morti per l’applicazione della pena di morte, dal suo ripristino nel 1976, con più di 80 esecuzioni. Dopo la risoluzione n. 1134 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (ottobre del 1997), che minacciò l’Iraq di nuove sanzioni se il suo Governo non avesse autorizzato delle ispezioni nei luoghi dove avrebbero potuto trovarsi materiali per la fabbricazione di armi chimiche, Clinton cercò di riformare l’alleanza multinazionale che affrontò il Governo iracheno nel 1991 e di organizzare un nuovo attacco militare contro Baghdad. Malgrado ciò, in novembre il Consiglio di Sicurezza scartò l’ipotesi di un intervento armato, dando opportunità a nuovi negoziati. Nel febbraio 1998 migliaia di Statunitensi manifestarono contro la politica di guerra propugnata da Clinton. La CIA spese più di 100 milioni di dollari in sei anni, nell’intento di abbattere il presidente iracheno Saddam Hussein. Intanto, nel 1998, il presidente Clinton dovette rispondere alle accuse di spergiuro mossegli dall’investigatore indipendente Kenneth Starr. Incaricato di indagare su una presunta frode immobiliare, Starr affermò che Clinton aveva negato una relazione sessuale con una stagista all’interno della Casa Bianca. Clinton non era nuovo a faccende di questo genere e già nel 1994, quando ricopriva la carica di governatore dell’Arkansas, era stato accusato di molestie da un’impiegata che lavorava con lui. La popolarità del presidente non diminuì a causa delle denunce e i democratici conseguirono una significativa vittoria alle elezioni parziali di novembre. Nonostante ciò, Starr presentò le prove dello spergiuro e in dicembre il Senato approvò il procedimento di impeachment. Due giorni dopo il voto del Senato, Clinton, appoggiato unicamente dal primo ministro britannico Tony Blair, decise di bombardare Baghdad e altre città dell’Iraq. Gli attacchi aerei, in cui furono lanciati più missili che durante la guerra del Golfo del 1991, provocarono centinaia di perdite nella popolazione civile. In ambito interno, nel gennaio 2000, dopo sette anni di negoziati, il Governo accettò di restituire agli indiani Ute 33.600 ettari di terra espropriati nel 1916 nello Utah. Nel marzo dello stesso anno la casa automobilistica statunitense General Motors (GM) e quella italiana FIAT siglarono un accordo in base al quale la GM acquistò il 20% della FIAT e il diritto di prelazione sul capitale. In cambio la FIAT acquistò il 5,1% della GM. Si previde anche la costituzione di due joint ventures paritetiche, l’una per la produzione di motori e cambi, l’altra per la gestione degli acquisti in Europa. Nel 2000 si assistette a un’importante vittoria della società civile nei confronti delle multinazionali del tabacco. Dopo due anni di udienze, infatti, un tribunale federale di Miami condannò le compagnie produttrici di sigarette Philip Morris, Brown & Williamson, Reynolds, Lorillard e Ligget a pagare complessivamente 145 miliardi di dollari (equivalenti a circa 158 miliardi di Euro) di risarcimento a oltre 500.000 cittadini della Florida colpiti da malattie causate dal fumo. Si trattò del più alto risarcimento mai concesso negli USA. In campo di politica internazionale, gli ultimi mesi di presidenza Clinton dovettero registrare un pesante insuccesso collegato all’area mediorientale. Si concluse infatti senza alcun risultato il vertice di Camp David, nel Maryland, fra il primo ministro israeliano Ehud Barak e il leader palestinese Yasser Arafat. Le parti non riuscirono a raggiungere un accordo sullo status di Gerusalemme, sulla questione dei profughi palestinesi e su quella dei coloni israeliani. Nel mese di novembre si tennero le elezioni presidenziali. Candidati principali furono, per i democratici il vice presidente di Clinton, Al Gore, e per i repubblicani George W. Bush, figlio dell’ex presidente Bush. Dopo una controversa e contestata conta dei voti nello Stato della Florida, protrattasi per circa un mese, risultò eletto il candidato repubblicano che si insediò alla Casa Bianca nel gennaio dell’anno successivo. Fortemente conservatore, interruppe la politica sociale di Clinton dando la preferenza all’iniziativa e all’assistenza privata sia in campo sanitario, sia in quello scolastico. Decise inoltre di non ratificare gli accordi di Kyoto sull’ambiente, aprendo di fatto la strada a nuovi investimenti in ambito energetico tradizionale, ben rappresentati dalla decisione di iniziare il trivellamento di alcune zone petrolifere dell’Alaska. Diede grande impulso alla ricerca scientifica genetica, sia per applicazioni in agricoltura, sia per sperimentazioni legate alla salute e alla vita dell’uomo, mantenendo però salde le sue posizioni di forte assertore della lotta all’aborto. Sviluppò inoltre un piano di investimento in ambito difensivo, con la destinazione di ingenti somme di denaro pubblico nell’incremento del cosiddetto scudo spaziale. Nel mese di luglio si rifiutò di sottoscrivere un accordo internazionale sulla messa al bando di armi chimiche. L'11 settembre 2001 quattro aerei di linea vennero dirottati da un gruppo di terroristi suicidi: due velivoli si schiantarono sulle Torri Gemelle del World Trade Center di New York, facendole successivamente crollare, uno precipitò su un’ala del Pentagono e un quarto cadde al suolo nei pressi di Pittsburgh. La responsabilità dell’attacco multiplo, nel quale perirono diverse migliaia di persone, venne imputata al miliardario saudita, rifugiato in Afghanistan, Osama Bin Laden, a capo di un’organizzazione internazionale denominata Al-Qaida. Il Governo degli Stati Uniti, supportato dalla NATO e da una coalizione di Stati alleati contro il terrorismo, fecero pressione al Governo afghano dei Taliban perché consegnasse loro Bin Laden. A un netto rifiuto da parte afghana, il 7 ottobre successivo gli USA, appoggiati dall'UE e dai Paesi arabi moderati, diedero inizio all'operazione militare «Libertà duratura», con bombardamenti sull’Afghanistan, dapprima circoscritti a obiettivi strategici, poi coinvolgenti anche parte della popolazione civile. A partire da novembre i raid aerei furono affiancati dall’intervento di terra dei marines, sostenuti nelle loro azioni dall'Alleanza del Nord, l'unica forza rimasta in Afghanistan a combattere contro i Taliban. Parallelamente ai bombardamenti, che Bush non fermò nemmeno durante il Ramadan, venne intrapresa la guerra finanziaria al terrorismo. Gli USA e gli Stati occidentali cercarono di scoprire e bloccare i conti sui quali si muovono i grandi capitali di Bin Laden e dei finanziatori del terrorismo internazionale. Contemporaneamente Bush dovette arginare il cosiddetto «allarme carbonchio»: decine di persone furono colpite dal bacillo del carbonchio, diffuso tramite lettere contenenti spore di antrace. Il 17 ottobre la Camera annunciò addirittura la sospensione dei lavori come misura precauzionale, dopo la scoperta di 29 casi di persone colpite dal bacillo del carbonchio tra i collaboratori del senatore democratico Thomas Daschle. Il 26 ottobre il presidente Bush firmò una controversa legge antiterrorismo. I punti che suscitarono maggiori perplessità e critiche riguardavano il prolungamento del fermo di polizia da 48 ore a sette giorni per gli stranieri sospettati di avere legami con organizzazioni terroristiche; l’ampliamento delle misure di sorveglianza elettronica per facilitare le intercettazioni telefoniche, oltre al controllo della posta elettronica e dei computer sospetti. Pochi giorni dopo il presidente, in qualità di capo delle Forze armate, firmò anche un decreto che autorizzava i tribunali militari ad arrestare e processare cittadini stranieri sospettati di terrorismo. Sul fronte di guerra, dopo aver abbattuto il regime dei Taliban (novembre 2001), Bush affermò che l'operazione «Libertà duratura» sarebbe proseguita fino a quando non fosse stato sconfitto il terrorismo internazionale, stilando a tal proposito una lista di Paesi nemici degli USA, nella quale comparivano Iraq, Iran e Corea del Nord, rei, secondo il presidente statunitense, di minacciare con armi di distruzione di massa la sicurezza americana. Il 5 dicembre, alla Conferenza di Bonn venne raggiunto un accordo sull’amministrazione provvisoria che avrebbe guidato l'Afghanistan fino alla ricostituzione di istituzioni governative permanenti. Pochi giorni dopo anche l'ultima roccaforte talebana, Kandahar, venne conquistata dall'Alleanza del Nord. I prigionieri sospettati dagli USA di far parte di Al-Qaeda vennero portati nella base militare di Guantánamo, sull'isola di Cuba, per essere interrogati. Tra il 2001 e il 2002 gli Stati Uniti, per far fronte al grave conflitto arabo-israeliano, inviarono a più riprese il mediatore Anthony Zinni e il segretario di Stato Colin Powell, che non ottennero risultati apprezzabili. Nell'aprile 2002, grazie alla proposta di compromesso avanzata da Bush (osservatori britannici e statunitensi sorveglieranno in carcere gli assassini del ministro del Turismo israeliano Zeevi), accettata da Sharon, Arafat venne liberato dopo cinque mesi di prigionia a Ramallah (2 maggio 2002). A metà maggio Stati Uniti e Russia raggiunsero un accordo sulla riduzione degli armamenti nucleari di un terzo rispetto agli attuali arsenali. Condizione primaria che Bush pose per far proseguire il dialogo tra Israele e Palestina fu l'isolamento del presidente Arafat, accusato di non impedire con fermezza gli attentati dei kamikaze. Dopo la nomina di Abu Mazen a primo ministro dell'ANP, nel maggio 2003 gli Stati Uniti stilarono, insieme a Unione europea, Russia e ONU, la "Road Map", un piano di pace finalizzato alla costituzione di uno Stato palestinese entro il 2005. Le elezioni di medio termine tenutesi negli Stati Uniti nel novembre 2002 decretarono la vittoria dei repubblicani. Intanto il Governo Bush, sempre impegnato nella lotta contro il terrorismo internazionale, affermò che avrebbe sferrato un attacco contro l'Iraq, ritenuto colpevole di non aver permesso agli ispettori dell'ONU di ispezionare gli armamenti per verificare la presunta esistenza di armi di distruzione di massa. A seguito di un periodo di forte tensione e dell'imposizione di un ultimatum a Saddam Hussein, nel quale gli si intimava di lasciare il potere e il Paese, il 20 marzo 2003 Stati Uniti e Gran Bretagna procedettero militarmente contro l'Iraq, senza l'avallo dell'ONU. Iniziò quella che Bush definì "guerra di liberazione" e che durò circa un mese (il 1° maggio fu annunciata ufficialmente la fine delle ostilità). Il Governo statunitense instaurò in Iraq un Protettorato guidato dal generale Jay Garner, in breve affiancato da Paul Bremer, che avrebbe dovuto porre le basi per l'insediamento di un Governo provvisorio. Ma la permanenza degli Americani in Iraq provocò una degenerazione della situazione, tanto che i numerosi attentati compiuti dai gruppi armati iracheni contro obiettivi militari statunitensi provocarono un numero di vittime superiore a quello registrato durante la guerra. Nonostante la popolarità di Bush fosse stata oscurata dallo scandalo scoppiato per le torture inferte ai prigionieri del carcere iracheno di Abu Ghraib (maggio 2004) da parte di militari anglo-americani, dai rapimenti e dalle esecuzioni di cittadini statunitensi in Iraq, nonché dalla smentita della presenza di armi di distruzione di massa in Iraq, egli fu riconfermato presidente per altri quattro anni alle presidenziali del 2 novembre 2004. Le elezioni, caratterizzate da un'affluenza da record, decretarono una netta vittoria (oltre 59 milioni di voti) di Bush - che diventò il presidente più votato nella storia degli Stati Uniti - sul rivale democratico John Kerry. Inoltre il Partito repubblicano, portavoce dei valori conservatori più radicati nel Paese (la famiglia, la fede e la patria), trionfò al Congresso. Nell'estate del 2005 una serie di uragani investì il Paese: nel mese di agosto il violentissimo Katrina si abbatté sul Golfo del Messico, distruggendo la città di New Orleans.L'impreparazione del governo emerse in maniera drammatica e l'amministrazione subì delle critiche per la lentezza e l'inefficacia dei soccorsi. Nel 2006 lo scontro politico interno continuò dibattendo importanti questioni come l'aborto, le ricerche sulla fusione a freddo dell'atomo, i matrimoni omosessuali, la riforma dell'immigrazione e la opportunità di continuare la guerra in Iraq. Nel 2006, il rincaro del prezzo del greggio, pose gli S. di fronte alla crescente consapevolezza della dipendenza estrema della nazione negli approvvigionamenti di energia a prezzi moderati e la conseguente introduzione di una imposta addizionale sui prodotti petroliferi per cercare di diminuirne il consumo. La probabilità di serie crisi economiche dovute all'instabilità politica di alcuni stati del Medio oriente ed a altri paesi produttori di petrolio, rimaneva sempre molto grave. In quest'ottica si assistette all'aumento dei fondi destinati alla ricerca di fonti energetiche alternative, dall'etanolo, all'energia eolica a quella solare. La situazione in Iraq rimase al centro delle preoccupazioni di Washington. Le elezioni di mid-term tenutesi il 7 novembre segnarono una netta sconfitta di Bush e della sua amministrazione repubblicana: il Partito democratico conquistò la maggioranza sia al Senato (anche se di un solo seggio) sia alla Camera (di 30 seggi). Fu determinante per il risultato la guerra in Iraq, risoltasi in un fallimento documentato dalla cronaca quotidiana e dall'entità delle perdite di soldati. Incisero sulla debâcle repubblicana anche le ansie della popolazione per nuovi attacchi terroristici e per la minaccia nucleare iraniana e nord-coreana, un forte malcontento sotto il profilo economico, i numerosi scandali di corruzione che avevano coinvolto membri repubblicani del Congresso. In concomitanza con le elezioni della Camera e di un terzo del Senato, il 7 novembre gli elettori statunitensi furono chiamati a votare anche per il rinnovo dei governatori in 35 Stati su 50. I democratici "strapparono" ai repubblicani sei governatori, passando alla guida di 28 Stati dell'Unione su 50, rispetto ai 22 del 1994. Come conseguenza del deludente risultato elettorale il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, figura simbolo dell'amministrazione Bush, fu costretto a rassegnare le dimissioni; al suo posto venne chiamato Robert Gates, già direttore della CIA (1991-93) ai tempi di Bush padre e membro della commissione bipartisan che stava esaminando la possibilità di un cambio di strategia per l'Iraq. In politica estera gli S., che nel luglio 2006 avevano appoggiato l'invasione della Somalia da parte delle truppe etiopi, nel gennaio 2007 intervennero militarmente nello Stato del Corno d'Africa, ufficialmente per debellare l'Unione delle Corti islamiche (UCI) sostenuta da Al Qaeda, ma effettivamente per tutelare i loro interessi legati al petrolio. Nel luglio dello stesso anno, mentre in Iraq la missione statunitense proseguiva, il quotidiano "New York Times" in un editoriale attaccò duramente la guerra nel Paese asiatico, che secondo la testata era stata voluta da Bush senza ragioni sufficienti, in contrasto con un'opposizione globale e sprecando risorse che il Pentagono avrebbe invece dovuto destinare all'Afghanistan. Il 3 settembre lo stesso Bush, accompagnato dal segretario di Stato Condoleezza Rice e dal consigliere per la Sicurezza nazionale Steven Hadley, fece visita a sorpresa alle truppe in Iraq, annunciando di avere intenzione di ridurre il contingente. Si trattava della terza visita del presidente dall'inizio del conflitto. L'estate del 2007 fu contrassegnata dal passaggio di due uragani tropicali, Dean e Felix che raggiunsero in un lasso di tempo straordinariamente breve il pericoloso livello 5. Il 2008 fu caratterizzato dalla lunga corsa alla Casa Bianca, infatti il presidente Bush, dopo due mandati di quattro anni, non era più rieleggibile. Tra gennaio e giugno si svolsero in tutti gli Stati dell'Unione le elezioni primarie o in alcuni Stati i caucus per la selezione dei candidati alla presidenza all'interno dei partiti maggiori. Tra i Repubblicani la corsa si trasformò in un testa a testa tra John McCain e Mitt Romney, con l'affermazione del primo dei due, mentre il duello democratico vide fronteggiarsi Hillary Rodham Clinton e Barack Obama: quest'ultimo all'inizio di giugno venne dichiarato vincitore, ma la Clinton scelse comunque di rimanere in corsa. Il 4 novembre si svolsero le elezioni presidenziali e venne eletto Obama, 44° presidente della storia della Federazione e primo afroamericano a ricoprire questo ruolo.
Storiche immagini di John F. Kennedy (archivio USA)

Immagini delle Torri del World Trade Center prima dell’attentato dell’11 settembre 2001

La rielezione di George W. Bush alla Casa Bianca

L'elezione di Barack Obama alla presidenza degli USA


GLI INDIANI D'AMERICA

Appellativo delle popolazioni aborigene del continente americano originato dall’errore iniziale di Cristoforo Colombo convinto, dopo essere approdato sul continente americano, di essere in realtà arrivato in Asia. Le terre vennero così chiamate Indie Occidentali, mentre gli abitanti assunsero l’appellativo di Indios o Indiani. Presa coscienza dell'indipendenza geografica del nuovo continente dall'Asia, gli aborigeni furono chiamati Indiani d'America o Americani. Con l'estendersi della colonizzazione e il formarsi degli Stati indipendenti, questo secondo appellativo fu attribuito agli immigrati originari dell'Europa e ai cittadini degli Stati Uniti. Gli etnologi coniarono allora per gli aborigeni l'appellativo di Amerindi, che tuttavia non ha avuto fortuna nell'uso comune, più recentemente sostituito, in ambito statunitense, da quello di Nativi americani. Le stime più accreditate fissano tra i 35 e i 38 milioni il numero di Indiani che vivevano sul continente al momento della scoperta. Dai 24 ai 26 milioni popolavano l'America Meridionale, mentre i rimanenti erano stanziati nell'America Settentrionale. Un secolo dopo la scoperta, essi erano ridotti di almeno il 30 per cento. All'estremo Nord e all'estremo Sud del continente americano, l'agricoltura era completamente ignorata, poiché l'economia si basava sulla caccia, la pesca e la raccolta. Tra i Sioux prevaleva la caccia al bisonte; gli Athabasca cacciavano il caribù e la renna selvatica. Alle stragi dei colonizzatori, gli Indiani poterono resistere meglio laddove le condizioni ambientali erano ostili ai bianchi. Il genocidio degli Indiani si è consumato soprattutto nelle zone temperate del Nord, dove quelle che una volta erano chiamate «grandi Nazioni» sono ridotte oggi a qualche decina di migliaia di individui costretti a vivere nelle riserve. L'ampia letteratura ottocentesca ispirata alla tragedia degli Indiani nel Nord America e la successiva produzione cinematografica, hanno finito per limitare lo stesso appellativo di Indiani d'America, o semplicemente di Indiani, ai Pellirosse, cosiddetti dalla pratica adottata da alcuni di loro di tingersi il viso con ocra rossa. Protagonisti e vittime dell'immane tragedia furono i Sioux, gli Apache, gli Ojibway, i Cheyenne, i Cherokee, i Cree, i Seminole, i Choctaw, i Chickasaw, i Navajos, gli Irochesi, gli Hopi, i Seneca e i Comanche. Gli Apache erano stanziati nel bacino del Río Grande do Norte, Nuovo Messico e Texas occidentale. I superstiti sono ridotti a poche migliaia e vivono nelle riserve. Essi furono tra gli ultimi a soccombere dinanzi alla supremazia militare dei federali, e resistettero fino all'inizio di questo secolo contro l'internamento nelle riserve. La loro lingua appartiene a un ceppo della famiglia Athabaska. I Seminole, staccatisi dai Cree, occuparono tra il XVIII e gli inizi del XIX sec. ampie zone della Florida, dove si assimilarono a un gran numero di neri. Resistettero alle campagne del Governo di Washington nel 1817-18 e nel periodo 1835-1842. Sconfitti, i superstiti furono deportati nelle grandi riserve dell'Ovest, eccetto poche centinaia i cui discendenti vivono ancora in Florida. I Seneca sono una tribù appartenente alla Nazione irochese. Abitavano le zone occidentali dello Stato di New York e dell'Ontario. Successivamente si spostarono verso le rive del Lago Erie e nella Pennsylvania. Erano dediti all'agricoltura. La loro vicenda storico-politica è connessa con quella della Lega degli Irochesi, della quale furono una delle tribù più forti. Ne sono sopravvissuti poche centinaia nelle riserve. Importantissimi sono i Sioux, il cui nome è un'abbreviazione del francese Nadowessioux, a sua volta derivante dalla parola indigena Nadowessi (piccolo serpente). Era il più rilevante gruppo di Indiani delle praterie ridotto ora, in numero esiguo, alla vita nelle riserve. La loro economia era basata sulla caccia al bisonte la cui diminuzione numerica, conseguente alle indiscriminate razzie da parte dei coloni bianchi, contribuì pesantemente alla drastica riduzione del gruppo. I Comanche popolavano il Texas occidentale. Resistettero per due secoli agli Spagnoli del Messico, e per altri 50 anni ai coloni del Texas. Nel 1875 vennero confinati in riserve dell'Oklahoma. I Cheyenne erano stanziati sul versante orientale delle Montagne Rocciose, nel Wyoming e nel Colorado. La tribù, appartenente alla specie indiana delle praterie, era dedita alla caccia al bisonte e all'agricoltura. I suoi membri combatterono i colonizzatori bianchi con grande coraggio. I Cherokee, un ramo meridionale degli Irochesi, abitavano in Virginia, South Carolina, North Carolina, Georgia, Tennessee e Alabama. Tra i gruppi indigeni superstiti il loro è uno dei più numerosi. Furono tra gli ultimi a soccombere ai federali, resistendo valorosamente; si costituirono in Nazione separata nell'Indian Territory, dando vita a un Governo che durò fino al 1906. I Cree erano stanziati nell'Alabama e nella Georgia; oggi sono concentrati in poche centinaia nelle riserve dell'Oklahoma. Erano agricoltori e avevano una società fondata sul matriarcato. Anche la tribù Choctaw era organizzata in clan matriarcali, dediti all'agricoltura. I Chickasaw si trovavano originariamente nel Tennessee, ma all'inizio del XIX sec. furono spinti alla confluenza dell'Ohio con il Mississippi, quindi ancora più a Ovest, venendo infine confinati, nel 1855 , nelle riserve. Altri Navajos sono concentrati in una riserva nel Plateau del Colorado. Organizzati in clan matrilineari, vivevano un tempo di caccia e di pesca mentre ora sono dediti alla pastorizia e alla fabbricazione di tappeti. Irochesi furono chiamati dai primi colonizzatori gli appartenenti alle cinque tribù federate - Cayuga, Mohawak, Oneida, Onondaga e Seneca - stanziate sulle sponde dei Laghi Ontario e Erie e unite in una lega. Il nome successivamente finì per comprendere anche altri gruppi etnici, come gli Hironi e i Susquehamna, i Tuscarora e i Kunestoga. Vivevano di agricoltura, in villaggi spesso fortificati. Erano organizzati su base matriarcale: alle donne spettavano anche le decisioni più importanti come la dichiarazione della guerra, il destino dei prigionieri, la nomina dei comandanti militari. I sopravvissuti sono ora raccolti nelle riserve degli Stati Uniti e del Canada. Superstiti degli Hopi vivono nell'Arizona, conservando abbastanza inalterate le proprie tradizioni. Dalla lotta di resistenza contro gli invasori - nel corso della quale furono sterminati circa 11 milioni di indiani - emersero figure di capi militari come Toro Seduto, Geronimo, Falco Nero, Orso in Piedi, Capo Giuseppe, Tecumseh, Capo Lunga Lancia, Figlio di Bufalo, Gamba di Legno, Capo Kahkewaquonaby, Cochise. Queste lotte, denominate guerre indiane, si concentrarono soprattutto nel XIX sec. ed opposero le popolazioni indiane dell'America Settentrionale ai coloni e all'esercito federale degli USA che volevano occupare i territori in cui vivevano le tribù. Gli scontri iniziarono nel 1825 con la guerra contro le cinque tribù del Sud, si intensificarono nella seconda metà del secolo (scontro con le popolazioni della regione dei Grandi Laghi del Nord nel periodo 1832-1844, contro i Seminole in Florida, contro i Cherokee superstiti del Sud, contro gli Apache nel 1845). Verso il 1860 lo scontro divenne ancora più violento. Gli indiani riportarono solo piccoli successi nella battaglia dell'agosto del 1868 di Fort Kearmy con i Sioux guidati da Nuvola Rossa e nella battaglia di Little Big Horn (1876), nel Montana, sempre con i Sioux guidati da Cavallo Pazzo e Toro Seduto e i federali con a capo il generale George Armstrong Custer; l'esercito americano, guidato da P.H. Sheridan e W.T. Sherman dimostrò sempre una schiacciante superiorità e dopo una serie di veri e propri massacri (dei Cheyenne nel 1868 a Washita e dei Sioux nel 1890 a Wounded Knee) la guerra terminò concludendosi con la distruzione quasi totale della cultura indiana e con la relegazione dei pochi indigeni superstiti nelle riserve. Durante il XX sec. molte associazioni di formarono per la salvaguardia dei diritti dei Nativi Americani e per la diffusione della cultura e delle tradizioni proprie della società indiana. Nel 1968, due rappresentanti dei Chippewa fondarono il Movimento Indigeno Americano (AIM). Un anno dopo l’AIM, appoggiato da rappresentanti di 50 etnie, occupò la prigione di Alcatraz in quel tempo inutilizzata a San Francisco, per denunciare i maltrattamenti subiti e per rivendicare i propri diritti. Azioni simili si produssero negli anni seguenti in altri luoghi del Paese.

LE CITTÀ

Washington

(572.059 ab.). Capitale della Confederazione degli Stati Uniti, forma, con il suo territorio (178 kmq) il District of Columbia. Posta alla confluenza dell'Anacostia nel Potomac, è soprattutto un centro finanziario, commerciale e amministrativo. Ha un aspetto grandioso e monumentale, con larghi viali alberati, giardini e piazze. Fra gli edifici più noti, la Casa Bianca, residenza del Presidente degli Stati Uniti, il Campidoglio, sede del Congresso, il Lincoln Memorial, il Pentagono, il monumento a George Washington. Importantissimo centro culturale, la città vanta ben cinque Istituti universitari, la National Gallery of Art e la famosa Biblioteca del Congresso, istituita nel 1800, la più grande del mondo.

New York

(8.008.278 ab.). Città dello Stato di New York (Stati Uniti d’America). Sorge alla foce dell'Hudson, sull'Atlantico, nell'unico punto della costa che permette, attraverso il fiume, la comunicazione con la regione dei Grandi Laghi. Centro finanziario, assicurativo, industriale, commerciale, culturale, religioso e politico di primaria importanza, New York è costituita da cinque nuclei urbani disposti intorno alla confluenza del fiume Hudson e dell'East River nella New York Bay: Manhattan (il cuore della città, sull'isola omonima, dove sorgono i famosi grattacieli), Bronx (sulla terraferma a Nord-Est di Manhattan), Queens, Brooklyn (entrambi a Long Island) e Richmond (sulla Staten Island). Oltre a questi cinque distretti urbani, che formano la città vera e propria, numerosi sono i centri satelliti o vere e proprie città (come Jersey City, Newark, Elizabeth, Bayonne, Mount Vernon, New Rochelle e altre) che la rendono la maggiore conurbazione del mondo. Il porto, con oltre 2.000 moli, è il maggior porto mercantile degli Stati Uniti d'America. L'eccezionale sviluppo di questa città, la cui isola fu venduta agli Olandesi dagli Indiani per 26 dollari, è dovuto alla particolare posizione geografica che, come già detto, le permette di comunicare con la regione dei Grandi Laghi, la pianura del Mississippi ma anche, e soprattutto con l'Europa. New York fu per anni il punto di approdo di immigrati provenienti da tutto il mondo e giunti negli Stati Uniti alla ricerca di migliori condizioni di vita. Italiani, Ebrei, Irlandesi, Cubani, Cinesi, Portoricani contribuirono così all'aumento della popolazione e a dare a New York quel carattere cosmopolita che la differenzia da tutte le altre città americane. New York è anche un centro finanziario, culturale, religioso e politico di primaria importanza. È la piazza finanziaria più imponente del mondo, dove avviene il 90% delle transazioni mobiliari e dove viene stabilito il Dow Jones, l'indice di borsa più accreditato presso gli ambienti finanziari internazionali. New York è anche la capitale culturale degli Stati Uniti e sede di importanti musei come il Metropolitan Museum, il Museum of Modern Art e il Guggenheim Museum, annoverati tra i più prestigiosi del mondo per la vastità e il pregio delle loro raccolte. Tra i monumenti e gli edifici più famosi, oltre ai grattacieli (Empire State, Chrysler), il teatro Metropolitan (la cui nuova sede è stata inaugurata nel 1966), il palazzo dell'ONU, le chiese di St. Paul, di St. Mark, della Trinità, la statua della Libertà, posta all'ingresso del porto e divenuta il simbolo stesso degli Stati Uniti. Numerosi i parchi cittadini, tra cui il famosissimo Central Park che si estende per 340 ettari. La particolarità di New York risiede tuttavia soprattutto nella totale mancanza di omogeneità dell'assetto urbanistico, caratterizzato dalla contiguità dei quartieri più eleganti e prestigiosi a quelli più degradati e malfamati, come il Bronx. New York è inoltre il maggiore nucleo industriale degli USA. Le industrie sono attive specialmente nei settori dell'abbigliamento, grafico-editoriale, alimentare, elettronico ed elettrotecnico, metalmeccanico, chimico e farmaceutico, cantieristico, automobilistico. La città è anche scalo aereo (aeroporti Kennedy e La Guardia) interno e intercontinentale della massima importanza. L'origine della città risale al 1626 con la costruzione di un forte da parte degli Olandesi che determinò il sorgere di un primo centro commerciale (Nuova Amsterdam). Divenne poi (1664) possedimento degli Inglesi, che le diedero il nome attuale in onore del duca di York. Dal marzo 1789 all'agosto 1790 fu sede del Governo degli Stati Uniti d'America. Nel settembre 2001 fu teatro di un gravissimo attacco terroristico di matrice islamica: due aerei di linea vennero dirottati sulle Torri Gemelle, alte 110 piani, del World Trade Center, provocandone la caduta e la morte di migliaia di persone.
New York: Midtown Manhattan con il Queensboro Bridge sull'East River

New York: veduta aerea

New York: la Grande Mela

I grattacieli di New York

Immagini panoramiche di New York

La Statua della Libertà simbolo di New York

Immagini delle Torri del World Trade Center prima dell’attentato dell’11 settembre 2001

11 settembre 2001: le terribili sequenze dell’attacco terroristico contro il World Trade Center

Chicago

(2.896.016 ab.). Città dello Stato dell’Illinois (Stati Uniti d’America). Sorta nel 1832, si trasformò ben presto da piccolo centro sulle rive del lago Michigan in città in grandissima espansione, dall’economia vitale caratterizzata dal forte sviluppo industriale e ferroviario (apertura del canale Michigan e di due linee ferroviarie che collegavano la città con la sponda orientale del lago). Nel famoso incendio del 1871 gran parte della città, costruita in legno, andò distrutta. La città è oggi un centro commerciale (navigazione interna e d'oltremare) e industriale importantissimo, nonché un notevole polo finanziario, culturale e scientifico. Vi sorgono numerosissimi istituti di istruzione superiore e vi si stampano una decina di giornali di rilevanza nazionale.
Il "loop" di Chicago


San Francisco

(776.733 ab.). Città dello Stato della California (Stati Uniti d’America). Affacciata sull’Oceano Pacifico, sorge sulla penisola di San Mateo. Le industrie sono sviluppate nei quartieri periferici: cantieri navali, industrie metallurgiche, chimiche, elettromeccaniche, petrolchimiche e alimentari. Vi sono inoltre industrie tessili, dell'abbigliamento, cartarie, editoriali. Importante centro culturale, artistico, commerciale e finanziario, ospita la famosa Università di Berkeley oltre a numerosi musei, accademie, istituti di ricerca, biblioteche (tra cui la San Francisco Public Library, che conserva più di un milione di volumi). Nella città ha sede la Bank of America, la prima negli Stati Uniti e nel mondo. Nodo ferroviario e autostradale, è il massimo porto degli Stati Uniti d'America per le comunicazioni con l'estremo Oriente e l'Australia. Aeroporto. Il primo insediamento pionieristico si stabilì alla fine del XVIII sec., ma il massimo impulso demografico si ebbe nel 1848 dopo la scoperta dei giacimenti auriferi californiani. Nel 1906 San Francisco fu rasa al suolo da un terremoto e da un incendio, ma si riprese rapidamente. Nel 1945 la città ospitò la conferenza internazionale che promulgò la Carta delle Nazioni Unite. L'espansione vertiginosa della città, che si è estesa in tutte le direzioni, ha reso necessarie imponenti opere edilizie per collegare il nucleo centrale alle zone al di là della baia. Per questo sorsero, nel 1936, il San Francisco Bay Bridge, che collega la città a Oakland e a Berkeley (lungo 14 km) e un anno dopo venne terminato il celeberrimo Golden Gate Bridge che, lungo 1.280 m e posto a 200 m di altezza sulle acque dell'Oceano; unisce la città a Marin Country. Caratteristiche della città sono le vie in forte pendenza, data la conformazione collinosa della penisola, percorse da tram a cremagliera, e il quartiere di Chinatown, il più numeroso quartiere cinese al di fuori dell'Asia.
Il Golden Gate a San Francisco


Los Angeles

(3.694.820 ab.). Città dello Stato della California (Stati Uniti d’America). Affacciata sull’Oceano Pacifico, sorge in una breve pianura chiusa a Nord e a Est da monti che la riparano dai venti. Formata da circa 100 sobborghi, è un'immensa metropoli, che si estende per oltre 800 kmq. Lo sviluppo demografico della città (oggi secondo agglomerato urbano degli USA) è recente, favorito dall'incremento dato dall'agricoltura e dal sorgere di numerose industrie. Ruolo importante nello sviluppo della città ebbe l'arrivo della ferrovia transcontinentale, alla fine dell'800. Nel 1918 fu ultimata la costruzione del porto di San Pedro Bay, 18 km a Sud della città, ampliato in seguito, che smista soprattutto il petrolio californiano. È sede principale dell'industria cinematografica americana (Hollywood) e ospita uno dei quartieri residenziali più eleganti del Paese (Beverly Hills). Possiede cantieri navali, industrie siderurgiche, meccaniche, metallurgiche, chimiche, elettroniche, aeronautiche, alimentari, dell'abbigliamento, dell'arredamento. Notevoli sono inoltre le imprese edilizie e il settore terziario. Il turismo è favorito dal clima mediterraneo; spiagge celebri sono quelle di Malibu, Santa Barbara, Santa Monica e Long Beach.
Scorcio di Los Angeles


Filadelfia

(1.517.550 ab.). Città dello Stato della Pennsylvania (Stati Uniti d’America). Sorge sull'estuario del fiume Delaware. Terzo centro industriale degli Stati Uniti, dopo New York e Chicago, deve il proprio sviluppo alla favorevole collocazione geografica e agli attivi traffici commerciali sul fiume. Il suo porto sul fiume Delaware si sviluppa su una lunghezza di 30 km e rappresenta uno dei massimi scali fluviali del mondo. Ha importanti industrie siderurgiche (acciaierie, costruzioni ferroviarie, navali), chimiche, per la raffinazione del petrolio, tessili, dei tappeti, manifatture di tabacchi, zuccherifici. È inoltre un centro commerciale e finanziario. Sede di università, ha un'Accademia di Belle Arti e una di Scienze Politiche, un Istituto di Tecnologia e un grande complesso ospedaliero.
Panorama di Filadelfia


Detroit

(951.270 ab.). Città dello Stato del Michigan (Stati Uniti d’America). Sorge ai confini con il Canada, al quale è collegata tramite il fiume Detroit e il lago St. Clair. Nota come la capitale storica dell'automobile (Ford, General Motors e Chrysler), è sede di altre importanti industrie (materiale ferroviario e aeronautico, prodotti chimici ed elettronici, tabacchi e birra) ed è anche un attivo centro commerciale di transito. Vanta numerose scuole superiori, due istituti universitari e uno dei più ricchi musei americani. Francese dal 1701 (Fort Pontchartrain), divenne inglese nel 1760 e americana nel 1796.

PICCOLO LESSICO

Belt

Termine inglese, letteralmente tradotto con «cintura». In senso geografico indica fasce territoriali agricole caratterizzate dalla coltura pressoché esclusiva di un determinato prodotto dal quale generalmente prendono il nome (wheat belt, fascia del grano; corn belt, fascia del granoturco; cotton belt, fascia del cotone; ecc.)

Cadillac Automobile Company

La Cadillac Automobile Company è un'industria statunitense automobilistica fondata da Henry M. Leland nel 1902, anno in cui uscì la prima auto, denominata Modello A. Nel 1908 entrò a far parte del gruppo General Motors. La divisione Cadillac, nei suoi stabilimenti di Detroit, produce modelli di lusso. La Cadillac è famosa in particolare per le splendide cabriolet e limousine degli anni Cinquanta: tra le più belle ricordiamo la Cadillac coupé del 1959 e la limousine semiconvertibile.
Modello tridimensionale di coupé Cadillac del 1959

Modello tridimensionale di limousine Cadillac semiconvertibile

Chevrolet

La Chevrolet venne fondata a Detroit nel novembre 1911, con il nome di Chevrolet Motor Car Company, dallo svizzero Louis Chevrolet e dall'americano William C. Durant. I primi modelli Classic Six uscirono all'inizio del 1912. Mentre Chevrolet puntava a produrre auto di alta qualità, l'obiettivo di Durant era quello di costruire le auto nel modo più economico possibile. Nel 1913 Louis Chevrolet lasciò l'azienda, che si sviluppò in linea con i piani di Durant il quale, nel 1908, aveva creato la casa automobilistica General Motors: Chevrolet entrò così a far parte della GM. Chevrolet è presente sul mercato italiano dal 2005, a seguito dell'acquisto della divisione automobilistica della Daewoo. I modelli per il mercato italiano e, più in generale, per quello europeo, sono diversi da quelli americani. Il marchio Chevrolet è associato alla mitica coupé Corvette, uno dei modelli storici della prestigiosa casa automobilistica americana.
Modello tridimensionale di coupé Chevrolet Corvette del 1954

Ford Motor Company

La Ford Motor Company è sorta nel 1903 in un piccolo garage per iniziativa di Henry Ford, ritenuto l’ideatore dell’“auto per tutti”. L’azienda nacque il 16 giugno del 1903 a Detroit - nei locali di una vecchia fabbrica di vagoni ferroviari riconvertita per l'occasione con un capitale iniziale di 28.000 dollari, raccolti da Henry Ford insieme a 11 uomini d’affari che avevano creduto a quell’idea. La prima automobile prodotta fu il Modello A, un due cilindri in grado di raggiungere i 35 km/h. Tra il 1903 e il 1908, con il suo staff di ingegneri e tecnici, Henry Ford progettò e realizzò una serie di modelli chiamati con le lettere dell’alfabeto fino alla S. Il 1° ottobre 1908 Henry Ford realizzò il sogno realizzando il mitico Modello T, un’automobile semplice nel funzionamento e brillante nelle prestazioni, eletta da una giuria internazionale di esperti e di giornalisti specializzati "Car of the Century". Soprannominata "Lizzie" da milioni di americani, il Modello T viene costruito fino alla primavera del 1927 in 15.458.781 unità, un record che resterà imbattuto per oltre 50 anni. Se durante il primo anno di produzione si raggiunsero le 10.660 unità vendute, un record, questo traguardo venne polverizzato quando Henry Ford riuscì a adattare il concetto di catena di montaggio allo specifico campo della produzione automobilistica. In pochi anni usciva un’auto ogni 10 secondi e solo negli Stati Uniti furono venduti oltre 15 milioni di Ford Modello T. Ford Motor Company divenne di conseguenza un gigante dell’industria automobilistica, facendo entrare la società americana nell’era industriale. Contemporaneamente, Henry Ford portò la paga giornaliera di tutti operai della sua fabbrica a 5 dollari - la cosiddetta "5 dollars workday" - più del doppio di quella comunemente percepita. Il salario più che raddoppiato, si accompagnò anche a una giornata lavorativa di sole 8 ore, anzichè le 9 richieste in precedenza. Gli effetti della linea di montaggio fordiana si fanno presto sentire su tutta la società americana, trascinando a catena tutta l'industria sui nuovissimi parametri fissati da Ford Motor Company. Detroit diventa la capitale mondiale dell'automobile. Henry Ford muore il 7 aprile 1947 all’età di 83 anni. Riorganizzata dall’intraprendente Henry Ford II, Ford Motor Company riparte alla conquista della solida posizione di mercato perduta durante la guerra. È al nuovo presidente che si devono i grandi successi dei modelli popolarissimi del Dopoguerra, come la Ford del '49, la Thunderbird del '55, la Mustang lanciata nel '64 e prodotta ancora oggi in successive generazioni e la celebre Fairlane. Merito di Henry II sono anche il potenziamento delle attività europee, con l'ampliamento degli stabilimenti tedeschi, l'acquisizione della Ghia e l'inaugurazione del grande impianto spagnolo per la produzione della Fiesta a partire da 1976. Proprio la Fiestaz rappresenta uno dei maggiori successi Ford di tutti i tempi, con quasi 11 milioni di esemplari prodotti.
Modello tridimensionale di Ford modello Roaster Pick up del 1929

Modello tridimensionale di Ford coupé del 1937

Modello tridimensionale di Ford Pick up del 1940

Modello tridimensionale di di Ford Pick up del 1950

Grand Canyon

Solco vallivo formato dall'erosione del fiume Colorado, nell'Arizona settentrionale. Lungo 450 km, profondo oltre 1.500 m, e largo da 6 a 28 km, il Grand Canyon è attualmente inserito nel Grand Canyon National Park, e rappresenta una grande attrattiva per i turisti. Le sue rocce, infatti, costituite da diversi strati litici, cambiano colore a seconda dell'ora e della stagione creando suggestivi scenari. Formatosi per fenomeni successivi di sollevamento della crosta terrestre, coronati dal processo erosivo, il Grand Canyon fu scoperto nel 1540 dalla spedizione di Vàsquez de Coronado. Fin dal 1200 la zona era abitata da indiani Pueblo.
Il Grand Canyon in Colorado

Grattacielo

Uno degli elementi caratteristici della fisionomia urbana delle megalopoli americane è naturalmente costituito dal grattacielo, che rappresenta l'espressione architettonica più originale e creativa che la cultura degli Stati Uniti abbia offerto alla riflessione teorica e all'apprezzamento estetico del mondo intero. In effetti l'uso dello scheletro metallico era già stato sperimentato in Europa e negli Stati Uniti intorno al 1840, ma l'approfondimento delle qualità estetiche e la ricerca intorno alle potenzialità tecniche implicite in questo nuovo tipo di costruzione, furono compiutamente messe in atto nella pianificazione urbanistica delle grandi città statunitensi. Il grattacielo nasce come risposta precisa ad altrettanto precisi problemi di ordine pratico: la necessità di risparmiare spazio edificando su aree urbane - la cui valutazione di mercato era già sottoposta a un'incontrollata lievitazione - quanto più possibile limitate, ma traendone i massimi vantaggi in termini di fruizione intensiva dello spazio; il bisogno di concentrare nel settore ristretto del centro cittadino tutti gli edifici di vitale importanza per le funzioni politiche, economico-finanziarie e del complesso dei servizi; infine, l'esigenza di utilizzare nuovi materiali costruttivi e di mettere in atto le nuove tecniche di realizzazione, ideando forme inedite e criteri innovativi di distribuzione degli spazi. La struttura dell'edificio è costituita da un telaio d'acciaio, e il rivestimento da grandi vetrate che consentono una definizione «a vista» dello spazio, che, non più delimitato e soffocato da pareti o cortine murarie, si configura nel modo più libero e arioso, determinando un effetto di dissolvimento della materia e di moltiplicazione dei vuoti e dei piani trasparenti, su cui la luce si riflette infinitamente.

Harlem

Quartiere di New York situato a Nord di Manhattan; è abitato dalla comunità negra più consistente degli Stati Uniti. Il quartiere, un tempo ghetto per quanti vi abitavano, si è aperto ai primi del Novecento al flusso migratorio di quanti si recavano negli USA in cerca di fortuna, ospitando comunità di Portoricani, Italiani, Latino-Americani. Fu fondato da un olandese nel 1658 e, per la sua continua espansione territoriale, fu annesso a New York nel 1731.

Harley-Davidson Motor Company

La Harley-Davidson Motor Company, fondata nel 1903 da William Harley e dai fratelli Davidson con sede a Milwaukee (Wisconsin), è un’azienda statunitense che produce motociclette, nonché l’ultimo grande costruttore del settore rimasto negli Stati Uniti. I modelli prodotti sono contraddistinti da un inconfondibile family feeling che ha raccolto nei decenni una folta schiera di fedeli appassionati. La produzione si concentra su motociclette con motore sempre e comunque bicilindrico a V e di cilindrata superiore ai ¾ di litro, concepite per i lunghi viaggi. Il propulsore produce un suono di scarico caratteristico, divenuto esso stesso segno di distinzione tra i seguaci dell’Harley. La Harley-Davidson è fornitore della polizia americana, che ha contribuito non poco attraverso i vari telefilm di carattere poliziesco a perpetuare la leggenda del marchio. Anche il cinema ha proiettato nel mito la casa americana, grazie a pellicole come Easy Rider, divenuto il film della generazione “on the road”. Ambientato nella seconda metà degli anni Sessanta, racconta del viaggio di due giovani che si recano a New Orleans per il carnevale a bordo delle loro Harley-Davidson. La tipologia motociclistica del chopper è nata proprio in questo contesto. L’azienda è quotata nella borsa di New York con la sigla HDI.
Modello tridimensionale di Harley-Davidson da strada

Modello tridimensionale di Harley-Davidson "Fat Boy"

Modello tridimensionale di Harley-Davidson

Modello tridimensionale di Harley-Davidson usata dalla polizia americana

Modello tridimensionale di Harley-Davidson Shadow

Manhattan

Isola degli Stati Uniti, che costituisce il cuore di New York. Lunga 20 km e larga 4, è unita alla terraferma mediante numerosi ponti (famosissimo quello di Brooklyn). Qui si trovano alcuni dei più noti quartieri di New York: Broadway, Chinatown, Greenwich Village, e inoltre Wall Street (sede della Borsa), l'Empire State Building, il Rockefeller Center.

Manufacturing Belt

Con questa denominazione si indica quell'estensione territoriale che, localizzabile nel settore Nord-Est e corrispondente all'11% della superficie totale degli Stati Uniti, rappresenta il centro propulsivo e il luogo di massima concentrazione del complesso delle attività produttive e finanziarie di un sistema economico vasto e articolato quale è quello americano. In questa fascia si registra infatti la presenza di tre grandi partizioni geografiche cui corrispondono funzioni economiche precisamente individuate e interdipendenti. La cosiddetta Nuova Inghilterra, l'insieme delle megalopoli e il Nord-Est centrale, rappresentano, insieme, il centro storico originario dello sviluppo industriale americano. Fondato sulla specializzazione nel settore tessile, ha costituito il nucleo di una successiva, impetuosa espansione, che ha visto l'irradiamento e la diversificazione delle attività industriali in molteplici ramificazioni produttive collegate anche alla funzione di ricerca svolta da prestigiosi laboratori universitari, quali quelli dell'università di Harvard e del famosissimo MIT (Istituto di Tecnologia del Massachusetts). La cintura delle cosiddette megalopoli, tra cui spiccano New York, Boston, Washington - che distribuiscono le loro attività in un raggio ampio di settori e livelli di organizzazione tecnica - e la porzione intorno a Baltimora e Filadelfia - impegnata soprattutto nella siderurgia - vedono l'utilizzazione intensiva dello spazio urbano soprattutto in funzione della coagulazione delle risorse di manodopera e del crescente sviluppo del terziario. Il comprensorio del Nord-Est centrale, infine, copre una gamma ricchissima di settori interconnessi: siderurgia, metallurgia, raffinazione del petrolio, petrolchimica, produzione di cemento e fabbriche automobilistiche. Questa imponente struttura, istituita sulla preminenza dell'industria di base e di trasformazione, si appoggia anche a un ampio ventaglio di articolazioni produttive nei settori sussidiari (ad esempio i pneumatici).

Mormoni

Setta religiosa fondata da Joseph Smith, che nel 1830 pubblicò il Libro di Mormon: Scritto dal profeta Mormon per diretta rivelazione divina, venne, secondo Smith, da lui ritrovato grazie alle indicazioni di un angelo. Questo divenne il libro fondamentale della setta, che si sviluppò fra la popolazione bianca povera. Una successiva rivelazione sancì la poligamia, abolita però alla fine del XIX sec. I mormoni furono cacciati da varie località finché si insediarono nella regione del Lago Salato, facendo di Salt Lake City, sede del loro tempio, una delle maggiori città degli Stati Uniti. Secondo il Libro di Mormon, considerato un nuovo vangelo, e le ulteriori rivelazioni contenute in altri due testi sacri intitolati Dottrina e Alleanze e la Perla di Gran Prezzo, le popolazioni autoctone precolombiane (Indios) discenderebbero da alcune tribù di Israele che si allontanarono da Gerusalemme nell'VIII e nel II sec. a.C. per comando divino. La teologia mormonica contiene una serie di elementi di varia origine, organizzati sincreticamente in modo tale da farla apparire ai più come una dottrina politeistica e paganeggiante. Per tale ragione la «Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell'ultimo giorno» (questa è la denominazione ufficiale dei mormoni) non è accolta in seno all'unione delle Chiese cristiane evangeliche.

NASA

Sigla della National Aeronautics Space Administration, l’ente aeronautico spaziale statunitense istituito nel 1958 allo scopo di provvedere a studi e ricerche riguardanti il volo, entro e fuori l'atmosfera terrestre. Con il progetto Apollo (il piano di esplorazione della Luna sviluppato tra il 1960 e il 1972), la NASA portò il primo uomo sulla Luna nel corso della missione Apollo 11, il 21 luglio 1969. Nella storica impresa Neil Armstrong e Edwin Aldrin sbarcarono sulla superficie del satellite, mentre Michael Collins restò a bordo della capsula ad attenderli. Successivamente la NASA progettò il veicolo spaziale Space Shuttle per il trasporto di uomini e materiali nello spazio. Inaugurato con successo nell'aprile del 1981, il progetto Shuttle ha compiuto un centinaio missioni in cui le navicelle, portate in orbita da due razzi propulsori, rientravano a terra usando la tecnica dell'aliante. Il 28 gennaio 1986 si verificò la prima tragedia in volo nella storia delle esplorazioni dello spazio: la «navetta» Challenger, a causa del cedimento delle strutture di uno dei razzi propulsori, esplose in aria pochi istanti dopo il decollo, con sette membri dell'equipaggio a bordo. Il progetto Shuttle subì così una brusca battuta d'arresto.
Modello tridimensionale di modulo lunare Eagle

Modello tridimensionale del razzo lunare Saturn V

Modello tridimensionale dello Space Shuttle

Ranch

Grande fattoria adibita all'allevamento del bestiame. Diffusi soprattutto nell'area compresa tra il Mississippi e l'Oceano Pacifico, i ranch sono presenti in tutto il territorio degli Stati Uniti e comprendono talvolta enormi estensioni di terreno. Gran parte del raccolto è costituito da erba che i ranchers (coloro che lavorano nella fattoria) usano per sfamare il bestiame. A causa della sua estensione, il ranch è spesso isolato e distante dalle città: si impone quindi una pressoché totale autosufficienza e i ranchers (spesso composti da membri di più famiglie), oltre alle occupazioni abituali, svolgono molteplici attività dettate dalle necessità del momento. Alcuni ranch possiedono al loro interno scuole e chiese.

Thanksgiving Day (Giorno del Ringraziamento)

Ricorrenza che si festeggia negli Stati Uniti e che trae origine dall'antico costume delle comunità contadine di rivolgere a Dio un tributo di gratitudine e riconoscenza per la ricchezza del raccolto: una tradizione che si è perpetrata fino a oggi nella forma di un ringraziamento per la prosperità e le fortune dispensate da Dio agli uomini durante l'anno. Questa celebrazione viene vissuta nell'intimità familiare, vivacizzata dal ricco pranzo tradizionale e da gioiose riunioni, che costituiscono però solo l'aspetto più superficiale e festoso di un tempo che deve essere soprattutto dedicato alla riflessione religiosa e alle celebrazioni rituali. Il primo Giorno del Ringraziamento in America fu celebrato dopo circa un anno dal primo insediamento dei coloni di Plymouth. Il primo, gelido inverno nel Massachusetts aveva falcidiato i membri della colonia, che risultò alla fine addirittura dimezzata, ma il nuovo raccolto dell'estate del 1621 bastò a riaccendere la speranza, suggellata dalla decisione del governatore William Bradford di indire tre giorni di celebrazioni: il primo Giorno del Ringraziamento fu festeggiato il 30 luglio 1623. In breve tempo la tradizione si diffuse in altre colonie della Nuova Inghilterra, e durante la guerra d'indipendenza vennero fissati altri otto speciali giorni di ringraziamento per solennizzare le vittorie conseguite. Nel novembre del 1789 il presidente George Washington pubblicò una generale proclamazione per una ricorrenza da destinare alla celebrazione del Giorno del Ringraziamento. In quello stesso anno la Chiesa Episcopale annunciò che il primo giovedì di ogni novembre sarebbe stato proclamato Giorno del Ringraziamento «sino a quando un altro giorno non fosse stato fissato dalle pubbliche autorità». Per molto tempo non venne stabilita una data precisa per la celebrazione nazionale di questa festa, che fu lasciata alla discrezione dei vari Stati, fino a quando il Presidente Lincoln nel 1863 proclamò l'ultimo giovedì di novembre «Giorno di Ringraziamento e di Lode al Signore». Da allora, per settantacinque anni, i presidenti confermarono solennemente ogni anno la celebrazione a quella stessa data, fino a quando Roosevelt, nel 1939, la anticipò di una settimana con il preciso proposito di favorire gli affari commerciali fioriti intorno alla festa tradizionale allungando il periodo che precede il Natale. Dal 1941 venne però ufficialmente ripristinata dal Congresso la ricorrenza per il quarto giovedì di novembre.

West Point

Località dello Stato di New York, in posizione strategica sulla riva sinistra dell'Hudson. Fortificata, nel 1802 divenne sede di una scuola per ufficiali del Genio, e in seguito dell'Accademia Militare degli Stati Uniti (chiamata con il nome della località West Point) per il reclutamento di tutti gli ufficiali dell'esercito. Gli studenti, chiamati cadetti, sono ammessi all'Accademia solo dopo aver superato dure selezioni, e dopo quattro anni di corso ottengono la laurea in Materie scientifiche e il grado di ufficiale nelle Forze Armate.

PERSONAGGI CELEBRI

George Herbert Walker Bush

Uomo politico statunitense e 41° presidente degli Stati Uniti d'America (n. Milton, Massachusetts 1924). Figlio di Prescott Sheldon Bush, banchiere e senatore per lo Stato del Connecticut, studiò nelle migliori scuole private della contea e dello Stato, diplomandosi alla Phillips Andover Academy. Nel 1942 venne chiamato alle armi nella U.S. Naval Reserve. Diventò pilota di caccia bombardieri e si distinse in ben 58 missioni ad alto rischio sul fronte del Pacifico, meritandosi la Distinguished Flying Cross. Alla fine della guerra, si iscrisse alla facoltà di Diritto nell'università di Yale, laureandosi nel 1948. Nel 1966 aderì al Partito repubblicano, e nel 1966 divenne il primo deputato repubblicano di Houston. Ambasciatore presso le Nazioni Unite nel biennio 1971-72, Bush espletò onorevolmente l'incarico formandosi al tempo stesso una solida preparazione internazionale e una rete di conoscenze personali nel mondo diplomatico. Sotto la presidenza di Gerald Ford, Bush fu a capo dell'ufficio di collegamento con Pechino e la Repubblica Popolare Cinese. Da Pechino, Bush passò alla direzione della Central Intelligence Agency, la CIA, cuore segreto del potere americano e punto nevralgico della politica estera di Washington. Vicepresidente sotto le due amministrazioni Reagan (1981-84 e 1984-88), nel novembre 1988 venne eletto Presidente, designando suo vice Dan Quayle. Alla conclusione del suo mandato, contrassegnato da avvenimenti internazionali di straordinaria importanza (crollo del Comunismo sovietico, guerra contro l'Iraq di Saddam Hussein, apertura di trattative di pace fra Arabi e Israeliani), Bush si presentò alle presidenziali del 1992, uscendone battuto dal candidato democratico Bill Clinton. Prima di ultimare il suo mandato, tuttavia, Bush siglò, nel gennaio 1993, un importante accordo (SALT 2) con l’allora leader russo Boris Eltsin per la riduzione di due terzi degli arsenali nucleari russo-americani.

George Walker Bush Jr.

Uomo politico statunitense e 43° presidente degli Stati Uniti (n. New Haven, Connecticut 1946). Figlio di George Herbert Walker, frequentò anch’egli la Philips Andover Academy, la Yale University (laureandosi in Storia nel 1968) e la Harvard University (diplomandosi nel 1975 dopo un master di Economia). Nel 1968 divenne pilota aereo della Guardia nazionale texana, senza però partecipare a operazioni in Vietnam e dimettendosi nel 1973, e nel 1975 fondò la Bush Exploration, una società di sfruttamento petrolifero ed energetico con sede a Midland, in Texas. Tra le sue passioni si annovera il baseball e nel 1989 decise di divenire uno dei soci proprietari della squadra dei Texas Rangers, incaricandosi della guida amministrativa della società sportiva, insieme ad altri, fino al 1994. In quell’anno si candidò alla guida dello Stato del Texas, divenendo Governatore, tra le fila dei repubblicani, con il 53,5 % delle preferenze. Rieletto nel 1998, abbandonò la carica nel 2000 quando, nel mese di dicembre, dopo un testa a testa con il vice-presidente Al Gore protrattosi per oltre un mese (nello Stato della Florida si verificarono alcuni problemi riguardanti la validità del conteggio delle schede), venne eletto alla presidenza degli Stati Uniti. Conservatore puro, intransigente moralista e, dalla fine degli anni Ottanta, rigoroso metodista (religione ereditata dalla moglie Laura), Bush Jr. presentò alla nazione un programma elettorale preciso e ideologicamente marcato. I punti fondamentali furono: la lotta dura contro la criminalità; l’abbattimento della pressione fiscale in nome di un liberismo personale; il parziale smantellamento dello Stato sociale, rivelatosi anche nell’alleggerimento dei benefici garantiti alle categorie protette e nella preferenza accordata alla previdenza privata; l’irrigidimento della morale pubblica (con la lotta all’aborto, alla depenalizzazione, alla droga); la garanzia della libertà di istruzione soprattutto in ambito privato (con l’istituzione del buono scuola); la ripresa delle ricerche relative al progetto di scudo spaziale; il graduale allontanamento degli Stati Uniti dalle aree di crisi europee. Dopo il tragico attentato alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono (11 settembre 2001) Bush assurse a livelli di primissimo piano nel panorama internazionale: attaccò l'Afghanistan per abbattere il regime talebano (che cadde nel novembre 2001), accusato di ospitare il terrorista arabo Osama Bin Laden. Parallelamente il 26 ottobre firmò una legge antiterrorismo per garantire la sicurezza nazionale. Nel maggio 2002 sottoscrisse con il presidente russo Vladimir Putin un importante accordo sulla riduzione degli armamenti nucleari. Il 20 marzo 2003, senza l'avallo dell'ONU, dichiarò guerra all'Iraq per spodestare Saddam Hussein, accusato di possedere armi di distruzione di massa e di appoggiare il terrorismo internazionale. Dopo la caduta del regime di Saddam (9 aprile), Bush volle mantenere la presenza americana nel Paese fino alla creazione di un nuovo ordine statale interno, ma dovette presto subire la resistenza irachena che organizzò una serie di attentati e attacchi contro obiettivi presidiati dalle forze di occupazione alleate. In calo di popolarità per le numerose vittime americane in Iraq, recuperò la fiducia degli Statunitensi grazie alla cattura di Saddam Hussein (13 dicembre 2003). Nelle elezioni presidenziali del novembre 2004 venne confermato per altri quattro anni alla Casa Bianca, aggiudicandosi oltre 59 milioni di voti, più di qualsiasi altro presidente nella storia degli Stati Uniti d'America.
La rielezione di George W. Bush alla Casa Bianca

James Earl Carter Jr.

Uomo politico statunitense e 39° presidente degli Stati Uniti d'America (n. Plains, Georgia 1924). Figlio di un agricoltore segregazionista della Georgia di origine irlandese, frequentò l'Accademia navale di Annapolis e, ultimati gli studi, all'inizio degli anni Cinquanta prese parte alla realizzazione del primo progetto di sommergibile nucleare. Ritornato in Georgia, dopo la morte del padre (1953), per assumere la direzione della fattoria paterna, la trasformò presto in una delle più moderne e prestigiose aziende agricole. Abbracciata l'attività politica, nel 1962 ottenne un seggio al Senato della Georgia per il Partito democratico e nel 1970 riuscì a farsi eleggere governatore sulla base di un programma antisegregazionista che gli valse l'appoggio dei neri, senza fargli perdere quello della maggioranza dei bianchi. Nel 1974 divenne presidente della Commissione per la campagna elettorale del Partito democratico, iniziando la scalata alla Casa Bianca. Del tutto sconosciuto in campo nazionale, guadagnò presto una vasta popolarità, riuscendo a imporsi nelle elezioni primarie del 1976, sui senatori Jackson e Humphrey e a ottenere la nomination democratica. Altrettanto facilmente riuscì a imporsi nel novembre successivo sul candidato repubblicano, il presidente uscente Gerald Ford, sulla base di un programma di centrosinistra, non privo di venature di destra, teso a far ritrovare all'America la via del rilancio nazionale e internazionale, del riscatto morale e civile in nome del ritorno alle origini, alle tradizioni e all'antica saggezza dei pionieri. Nell'ambito della politica estera il «nuovo ordine» di Carter prevedeva una più intensa collaborazione con l'Europa e col Giappone, un'intensificazione dei negoziati con l'URSS e la Cina, il ristabilirsi della pace in Medio Oriente (sotto la sua presidenza si resero possibili gli accordi di Camp David tra Egitto e Israele) e la difesa della sopravvivenza di Israele. Tuttavia eventi storici incombenti, come la vicenda degli ostaggi americani in Iran, l'accordo per la limitazione degli armamenti SALT 2 (non rispettato in seguito perché non gradito agli Americani), la politica dei diritti umani che metteva in difficoltà alcune delle più feroci dittature (di Pinochet, dello Scià), la caduta del regime di Somoza in Nicaragua, e la grave crisi economica, divenuta maggiormente acuta nel novembre 1980 (più di sette milioni di disoccupati), contribuirono alla sua caduta. L'elettorato americano provato dalle numerose sconfitte gli preferì Ronald Reagan che venne eletto nel novembre 1980. Ritiratosi dalla politica attiva, Carter si dedicò alla diplomazia, distinguendosi negli anni Novanta per la sua opera di mediazione nelle zone di conflitto, quale ad esempio l’ex-Jugoslavia.

William Jefferson Clinton detto Bill

Uomo politico statunitense e 42° presidente degli Stati Uniti d'America (n. Hope, Arkansas 1946). Laureatosi in Legge, fece il suo ingresso nella vita politica nel 1972 tentando senza successo di conquistare un seggio alla Camera dei rappresentanti. Nel 1982 divenne, a soli 36 anni, governatore dell'Arkansas, Stato occupante una delle ultime posizioni nelle classifiche economiche e sociali degli Stati Uniti. In vista delle elezioni presidenziali del 1992 emerse come leader incontrastato del Partito democratico e, facendo leva sul malcontento diffuso nell'elettorato americano gravato dalla crisi economica e da un alto tasso di disoccupazione, raccolse ampi consensi. Nel novembre 1992 venne eletto presidente ottenendo il 43% dei consensi elettorali (contro il 38% del presidente in carica George Bush) e il voto di 370 «grandi elettori», interrompendo un lungo periodo di amministrazioni repubblicane. Come suo vice Clinton nominò il senatore Al Gore. Tra gli obiettivi dichiarati del suo programma, il rilancio dell'economia e la riforma fiscale e sanitaria. Rieletto nel 1996, Clinton perseguì una politica interna di equilibrio sociale e una politica estera di controllo dei conflitti internazionali: diede avvio al processo di pace tra Israeliani e Palestinesi (Washington, 13 settembre 1993, firma di Arafat e Rabin sull'accordo di pace), si impegnò per la fine della guerra nella ex Jugoslavia (accordi di Dayton, 1995) e promosse l'attacco NATO contro la Serbia, colpevole di violazioni dei diritti umani nel Kosovo (1999). Ma nel 1997 fu coinvolto nel cosiddetto Sexgate (sulla sua condotta sessuale) e nel 1998 fu chiamato a deporre sulla relazione intrattenuta con la stagista della Casa Bianca Monica Lewinsky. Nelle elezioni del 2000 sostenne Al Gore. Gli successe alla presidenza degli Stati Uniti il repubblicano George W. Bush. Nel 2004 pubblicò la sua autobiografia My life.

John Fitzgerald Kennedy

Uomo politico statunitense e 35° presidente degli Stati Uniti d'America (Brookline, Massachusetts 1917 - Dallas 1963). Appartenente a un'eminente famiglia cattolica di origine irlandese, compì gli studi superiori all'università di Harvard, laureandosi in lettere nel 1940. Prese parte alla seconda guerra mondiale come ufficiale di marina. Dopo la guerra seguì i consigli del padre, illustre diplomatico, e iniziò la carriera politica, dapprima come deputato democratico del Massachusetts (1946) e poi come senatore (1952). Sostenitore di una politica di impegno sociale a vantaggio dei ceti meno abbienti, si oppose alla linea della «guerra fredda», inaugurata dal presidente Truman, e fu portavoce della necessità di dialogo con l'URSS. Le sue iniziative gli procurarono una grande popolarità e, nel 1960, sostenuto da una campagna elettorale particolarmente efficiente, ottenne la candidatura alla presidenza per il Partito democratico. Nel novembre successivo venne eletto, battendo il repubblicano Richard Nixon e divenendo il più giovane presidente degli Stati Uniti, il primo di religione cattolica. In politica interna il suo programma sociale incontrò l'opposizione del Congresso, di linea più conservatrice, e pertanto il suo piano di sgravio fiscale a favore dei piccoli contribuenti e di assistenza agli anziani subì una forte coercizione. Sostenitore dei diritti dei neri, si batté per la loro integrazione sociale e anche in questo caso venne fortemente ostacolato dal Congresso. In politica estera, la fallita invasione di Cuba lo screditò agli occhi dell'opinione pubblica; nei rapporti con l'URSS non giunse a concreti accordi (il suo incontro con Krusciov, avvenuto nella primavera del 1961, fallì) e non riuscì a risolvere il problema di Berlino: durante il suo periodo di presidenza, infatti, la Repubblica Democratica Tedesca eresse il famoso muro, che avrebbe diviso la città di Berlino fino al 1989. La maggiore tensione con l'URSS si ebbe nell'ottobre del 1962, quando Kennedy impose il blocco navale alle forniture sovietiche di missili a Cuba. La crisi si risolse con il ritiro dei missili da parte dell'Unione Sovietica. Kennedy fu assassinato il 22 novembre del 1963, a Dallas. Nonostante le numerose inchieste giudiziarie, il movente dell'attentato è rimasto oscuro.
Storiche immagini di John F. Kennedy (archivio USA)

Abraham Lincoln

Uomo politico statunitense e 16° presidente degli Stati Uniti d'America (Hardin County, Kentucky, 1809 - Washington, 1865). Nato da una modesta famiglia di contadini quaccheri, nel 1832 partecipò, col grado di capitano, alla guerra contro una tribù indiana e, nello stesso anno, fu candidato liberale (whig) all'Assemblea legislativa dello Stato dell'Illinois. Battuto, riuscì a farsi eleggere l'anno seguente, rimanendo in carica sino al 1842. Durante questo periodo non si distinse particolarmente come politico, ma intraprese studi giuridici e, dal 1837, esercitò con successo l'avvocatura. Nonostante la posizione di primo piano conquistata nell'ambito del partito, nel 1843 fu sconfitto alle elezioni per il congresso federale. Vincitore nel 1846, dedicò la propria attività legislativa soprattutto al problema della schiavitù, opponendosi alla politica portata avanti dall'amministrazione democratica. Allo scadere del mandato parlamentare, nel 1849, ritornò all'avvocatura, ma continuò la sua battaglia contro i progetti che intendevano estendere la schiavitù ai territori che ne erano esenti. Quando nel 1854 il Congresso votò il Kansas-Nebraska Act, che autorizzava proprio l'estensione della schiavitù a questi due Stati, Lincoln rientrò nella vita politica e tenne, a Peoria, un discorso di netta opposizione al provvedimento, che ebbe vasta risonanza. Sconfitto nelle elezioni senatoriali del 1854, fu nuovamente candidato del Partito liberale nel 1858 e contrastò il democratico Douglas, sostenendo fermamente le proprie tesi antischiavistiche. Per quanto battuto di stretta misura dall'avversario, aveva ormai guadagnato vasti consensi, figurando tra le personalità politiche di maggior rilievo e prestigio. Diede un contributo decisivo alla nascita del nuovo Partito repubblicano e alla battaglia contro il predominio degli Stati schiavisti. Alla convenzione repubblicana del maggio 1860 la sua candidatura alla presidenza sorpassò quella di uomini che apparivano inizialmente favoriti. Nelle elezioni del novembre successivo, si impose a grande maggioranza sul candidato democratico. Poiché la sua vittoria appariva scontata, ancor prima di conoscere i risultati, gli Stati schiavisti del Sud avevano deciso di abbandonare l'Unione e, in dicembre, sette di essi (South Carolina, Mississippi, Alabama, Georgia, Florida, Louisiana, Texas) proclamarono la secessione. Lincoln confermò i suoi propositi moderati, parlando non di «abolizione», ma di «contenimento» della schiavitù e, pur dichiarandosi intenzionato a salvare l'Unione, non volle prendere l'iniziativa di attaccare i secessionisti, neppure quando si insediò alla presidenza (4 marzo 1861). Quando poi i sudisti scatenarono la guerra (12 aprile 1861), egli mostrò grande abilità e andò gradualmente spostandosi dalle iniziali posizioni moderate, che avevano consentito di evitare la secessione di altri Stati schiavisti, verso posizioni più intransigenti e il 1° gennaio 1863 proclamò la liberazione degli schiavi. Nonostante i successi iniziali dei sudisti, la superiorità numerica e la tecnica (industriale e navale) più avanzata consentì ai nordisti di avere il sopravvento. Trionfalmente rieletto nel 1864, Lincoln tentò invano di avviare una politica di pacificazione ma, pochi giorni dopo la resa dei secessionisti, fu assassinato da un fanatico sudista (14 aprile 1865), mentre assisteva a uno spettacolo nel palco presidenziale del teatro di Washington.

Barack Hussein Obama II

Uomo politico statunitense e 44° presidente degli Stati Uniti (n. Honolulu, Hawaii 1961). Dopo l'infanzia trascorsa tra Honolulu e Giacarta con la nuova famiglia materna - i genitori si erano separati, il padre kenyota era morto e la madre bianca si era risposata con un indonesiano - O. studiò alla Columbia University dove si laureò in Scienze politiche con una specializzazione in Relazioni internazionali. Nel 1991 conseguì a Harvard una seconda laurea in Giurisprudenza e nel corso di uno stage estivo conobbe Michelle Robinson, avvocato associato nello stesso studio, che sposò nel 1992. L'impegno politico di O. iniziò quello stesso anno quando, dopo un'aggressiva campagna elettorale, aiutò il futuro presidente Clinton portandogli circa 100.000 voti. Uomo noto a Chicago, dove lavorando in uno studio legale si era occupato di diritti civili, nel 1996 O. fu eletto senatore dell'Illinois e nel gennaio 2003, quando i democratici riconquistarono la maggioranza del Senato, fu nominato presidente del Comitato della Sanità e dei Servizi umani. Tra le sue iniziative legislative, Obama aiutò a realizzare degli sgravi fiscali sul reddito per favorire le famiglie meno abbienti, lavorò su una legge che aiutava i residenti che non si potevano permettere un'assicurazione sanitaria e aiutò a promuovere leggi per aumentare la prevenzione dell'Aids. Nel 2000 si candidò alle primarie del Partito democratico che avrebbero dovuto scegliere il rappresentante congressuale dell'Illinois, ma fu sconfitto in maniera abbastanza netta da Bobby Rush. Dopo la sconfitta, O. si concentrò sul Senato statale, creando una legge che obbliga la polizia a registrare gli interrogatori nei confronti di criminali punibili con la pena capitale e favorendo una legge che richiede alle assicurazioni di coprire le mammografie di routine. Nel 2002 si candidò alla stessa carica senza rivali. Quando nel 2004 si tennero le elezioni in Illinois per decidere il nuovo senatore che avrebbe rappresentato lo Stato al Congresso, O. stravinse sull'avversario repubblicano. A quattro mesi dal suo arrivo al Senato, il "Time" lo dichiarò "uno dei più ammirati politici in America" e la rivista "New Statesman" uno dei "10 personaggi che possono cambiare il mondo". Nel corso degli anni in Senato O. fu membro di varie commissioni, tra cui Relazioni internazionali, Salute, educazione, Lavoro e pensioni, Sicurezza nazionale e Affari di governo. O. svolse un ruolo attivo per migliorare la sicurezza dei confini e le riforme sull'immigrazione, si occupò della riduzione delle armi convenzionali e di distruzione di massa e si battè per la trasparenza dei fondi federali, per l'aumento della responsabilità dei legislatori. Le iniziative di O. riguardo all'energia riscossero plausi da parte degli ambientalisti, in particolare la sua proposta sul riscaldamento globale presentata con il senatore John McCain, per ridurre le emissioni di gas serra di due terzi entro il 2050. Obama presentò il "disegno di legge per l'uscita dalla guerra in Iraq," una proposta che prevedeva la graduale riduzione del numero di militari presenti sul suolo iracheno a partire dal 1° maggio 2007 e il totale rientro di tutti i militari dall'Iraq entro il 31 marzo 2008. Il 10 febbraio 2007 O. annunciò la sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2008. La sfida per la nomination democratica lo vide vincitore sull'ex first lady Hillary Rodham Clinton, mentre nella fase finale della Corsa alla Casa Bianca O. si impose sull'avversario repubblicano John McCain. Il 4 novembre O. venne eletto 44° presidente della storia della Federazione: fu il primo afroamericano a ricoprire questo ruolo.

Ronald Wilson Reagan

Uomo politico statunitense e 40° presidente degli Stati Uniti d'America (Tampico, Illinois 1911 - Los Angeles 2004). Compiuti gli studi universitari in Economia e Sociologia, si dedicò alla carriera cinematografica recitando, a partire dal 1937, in una cinquantina di film western. Fra le sue migliori interpretazioni ricordiamo: Delitti senza castigo (1941), Cuore solitario (1949), Il giustiziere (1954). Entrato in politica negli anni Sessanta, diventò governatore repubblicano della California nel 1966. Alle elezioni del 1968 concorse per la candidatura repubblicana a presidente degli Stati Uniti come rappresentante della destra più oltranzista. Costruitosi una solida reputazione di amministratore efficiente durante gli otto anni trascorsi a capo del Governo californiano, si ricandidò alla Casa Bianca, per il Partito repubblicano, nel 1976; sconfitto da J. Carter, si ripresentò nel 1980, ottenendo la presidenza del Paese. Sul piano della politica economica, accelerò il processo di liberalizzazione avviato da Carter, incoraggiò la diminuzione delle importazioni, lo sviluppo della ricerca e la formazione di un piano energetico nazionale. Tagliò le spese, comprese quelle sociali; le uniche a subire un notevole incremento furono le spese per la difesa. Nel campo della politica interna optò per una linea rigida nei confronti delle rivendicazioni sociali. L'aumento delle spese per la difesa e l'annuncio di voler procedere all'assemblaggio della bomba al neutrone inaugurarono un indirizzo di politica estera teso ad affermare di fronte al mondo la superiorità americana. Alla fine del mandato presidenziale Reagan ripresentò la propria candidatura e nelle elezioni del 1984 fu riconfermato alla presidenza. Durante il secondo mandato Reagan confermò gli indirizzi politici ed economici della precedente legislatura. A partire dal 1985, gli sviluppi della politica reaganiana si avvertirono soprattutto in Sudamerica, con il sostegno americano ai Nicaraguensi, nonché nell'area del Mediterraneo (1986), con una dura campagna antilibica. Quanto ai rapporti con l'Unione Sovietica, l'aperto sostegno del presidente ai progetti di scudo spaziale (cioè di difesa antimissile dell'intero territorio statunitense) non contribuì a migliorare le relazioni tra le due superpotenze. Nel 1987 Reagan si recò in visita ufficiale a Mosca e l'anno seguente Gorbaciov si recò negli Stati Uniti d'America; in seguito a questi eventi si rese stabile il dialogo tra le due superpotenze, reso possibile proprio dall'ascesa al potere di Gorbaciov che favorì l'intesa su questioni sulle quali, fino a poco prima, l'accordo sembrava impossibile. Unione Sovietica e Stati Uniti, così, avviarono la fase del disarmo bilaterale, stipularono accordi di pace nel Golfo Persico, in Angola, in Cambogia e presero a dialogare direttamente con l'OLP. Alla scadenza del suo secondo mandato presidenziale, Reagan venne sostituito dall'ex segretario di Stato George Bush.

ALTRI CENTRI


Boston

(589.141 ab.). Città dello Stato del Massachusetts (Stati Uniti d’America). È altresì capitale del Massachusetts (21.456 kmq; 6.416.505 ab.). Attivissimo centro commerciale, grazie all'efficientissimo porto esporta prodotti alimentari, bestiame, tessuti, calzature. Vi sorgono industrie tessili, cartarie, della gomma e dell'abbigliamento. Anche l'editoria vi ha un ruolo rilevante, accanto allo sviluppatissimo settore terziario. Città più importante degli Stati Uniti dal punto di vista artistico e scientifico, è sede dell'Università di Harvard e ospita il Massachusetts Institute of Technology, uno dei maggiori centri per la ricerca scientifica. Sorta nel 16030 ad opera di coloni provenienti all’omonima città inglese, fu la prima a ribellarsi nel 1770 al controllo britannico. Diede i natali a B. Franklin, R.W. Emerson ed E.A. Poe.
Panorama di Boston


Hollywood

Quartiere di Los Angeles, in California, sede delle maggiori industrie cinematografiche statunitensi da oltre mezzo secolo. Il nome di Hollywood (ovvero «bosco di agrifoglio») gli fu dato da H.H. Wilcox, che vi si stabilì nel 1903, costruendovi il primo nucleo abitato. Inizialmente questa località della California servì solo come sfondo ideale per gli esterni cinematografici. Successivamente divenne la sede di un teatro permanente (1911). La città divenne, tra l'inizio della prima guerra mondiale e la metà degli anni Venti, il maggiore centro dell'industria cinematografica mondiale; dopo la Universal, fondata nel 1912, le case di produzione e di distribuzione di film si moltiplicarono: nel 1915 furono costituite la Fox e la Triangle. Nel 1917 nacque la Paramount, nello stesso anno la First National, trasformatasi poi in Warner Bros; nel 1919 la United Artists; nel 1920 la Metro Goldwin Mayer; nel 1924 la Columbia e la Rayart, diventate poi rispettivamente Monogram e Allied Artists. Hollywood divenne allora la «Mecca del cinema»: furono scritturati registi, attori, attrici, americani ed europei, sconosciuti e non, che spesso decisero di stabilirsi nelle vicinanze, facendo di Hollywood una vera e propria cittadella all’interno della città stessa di Los Angeles.

New Orleans

(484.674 ab.). Città dello Stato della Louisiana (Stati Uniti d’America). Sorge tra la sponda sinistra del Mississippi e il lago Pontchartrain ed è un notevole porto commerciale (cotone, petrolio, ferro, tabacco, legname, macchinari, prodotti agricoli e minerari). Industrie alimentari, chimiche, tessili, cotoniere, meccaniche, navali, del legno, raffinerie. Università. Aeroporto. È dotata di una fittissima rete ferroviaria e di navigazione interna e oceanica. Fondata dai Francesi nel 1718, divenne 4 anni più tardi capitale della colonia della Louisiana. Con quest'ultima fu venduta nel 1803 agli Stati Uniti da Napoleone e si sviluppò come mercato del cotone e degli schiavi. I caratteri della primitiva città francese sono rimasti nel pittoresco quartiere del Vieux Carré. New Orleans è la città natale del jazz e del suo più famoso interprete, Louis Armstrong, ed è stata la prima città americana a ospitare un teatro dell'Opera. Famoso è anche il suo Carnevale, chiamato «Mardi Gras» (Martedì Grasso), secondo al mondo soltanto a quello di Rio de Janeiro. Nell'agosto 2005 New Orleans fu devastata dall'uragano Katrina, che provocò danni ingentissimi e migliaia di vittime e senzatetto. La violenza dell'uragano fece cedere l'argine naturale che proteggeva la città dal lago Pontchartrain cedette: l'acqua inondò così l'80% della metropoli, raggiungendo l'altezza di 6 m.

San Diego

(1.233.400 ab.). Città dello Stato della California (Stati Uniti d’America). Sorge presso il confine col Messico, sulla sponda orientale della baia omonima sull'Oceano Pacifico. Porto commerciale e peschereccio. Aeroporto. Cantieri navali. Industrie alimentari, aeronautiche, chimiche e meccaniche. Importante base militare navale con annessa scuola di volo. L'economia è basata principalmente sul terziario e sul turismo. Fu scoperta dal portoghese Juan Cabrielo, che vi sbarcò nel 1542 e chiamò il tratto di costa tra Los Angeles e San Diego «Nuova Spagna». Nelle vicinanze della città si trova il celebre osservatorio astronomico di Monte Palomar.

DIPENDENZE


Puerto Rico

(9.104 kmq; 3.894.855 ab.). Isola delle Grandi Antille bagnata a Nord dall'Oceano Atlantico e a Sud dal Mar dei Caraibi. La popolazione, costituita essenzialmente da mulatti, professa, per la maggior parte (75%), la religione cattolica. Lingue ufficiali sono l'inglese e lo spagnolo. Già possedimento spagnolo, Portorico è uno Stato libero associato agli Stati Uniti, con un Governo rappresentativo indipendente; l'isola gode di un'autonomia locale esercitata per mezzo di un governatore, che detiene il potere esecutivo, e di un Parlamento bicamerale che detiene quello legislativo. I Portoricani hanno la cittadinanza degli Stati Uniti ma non il diritto di voto alle loro elezioni. Unità monetaria è il dollaro USA. Il capoluogo è San Juan (433.705 ab.). L'isola è attraversata dalla Cordillera Central (altezza massima nel Cerro de Punta, 1.338 m). L'agricoltura è la principale risorsa dell'isola: canna da zucchero (da cui si ricava il rhum), caffè, tabacco, frutta (banane, ananas). L'industria comprende raffinerie di zucchero, distillerie di rhum, concerie, fabbriche di birra, tessili e calzaturiere. Consistente il turismo.

Isole Vergini Americane

(347 kmq; 112.000 ab.). Arcipelago delle Piccole Antille, nel settore sud-occidentale delle Isole Vergini. Comprende circa 60 isole, isolotti e scogli; le isole principali sono Saint Croix, Saint Thomas e Saint John. L'inglese è la lingua ufficiale, ma sono parlati anche il creolo e lo spagnolo. La maggioranza della popolazione professa la religione protestante. Acquistate della Danimarca nel 1917, le Isole Vergini americane sono un «territorio non incorporato». Un governatore, nominato dal presidente degli USA, esercita il potere esecutivo; le funzioni legislative spettano al Senato, composto da 15 membri ad elezione biennale. L'unità monetaria è il dollaro USA. Il capoluogo è Charlotte Amalie (12.331 ab.), situato sull'isola di Saint Thomas. La principale risorsa economica è rappresentata dall'industria turistica. Si coltiva la canna da zucchero e attiva è l'industria di trasformazione della stessa (rhum).

Baia di Guantánamo

(111,9 kmq). Situata nella zona sud-orientale dell'isola di Cuba, la baia di Guantánamo è stata concessa nel 1903 agli USA come stazione navale, contro pagamento di 2.000 dollari annui. Attualmente il Governo cubano ne rivendica la restituzione. Dal 2002 nella base militare sono detenuti centinaia di prigionieri presi in Afghanistan e in Iraq dalle truppe statunitensi. Da Guantánamo dipende Navassa, un'isola disabitata situata tra Giamaica e Haiti, Stati che ne rivendicano il possesso.

Guam

(561 kmq; 165.000 ab.). Isola dell’Oceano Pacifico occidentale, nella Micronesia, appartenente al gruppo insulare delle Marianne. Di origine vulcanica, è di tipo montuoso ed è circondata da barriere coralline. Gode di un clima caldo e umido. Lingue ufficiali sono il chamorro e l’inglese. L’80% della popolazione professa la religione cattolica. Territorio non incorporato degli Stati Uniti, venne ceduta al Paese nordamericano dalla Spagna nel 1898. Oggi è retta da un governatore eletto a suffragio diretto per quattro anni; vi è attiva anche un’Assemblea di 21 membri eletti a suffragio universale ogni due anni. Il delegato del Guam alla Camera dei rappresentanti degli Stati uniti non ha però diritto di voto. L’unità monetaria è il dollaro statunitense. Il capoluogo e Agaña (4.785 ab.). È economicamente basata sul turismo e sull’agricoltura di sussistenza,

Isole Midway

(5,2 kmq; 453 ab.): Gruppo di due isole (Sand Island e Eastern Island) e di un numero di atolli geograficamente appartenenti all’Oceania, dal 1867 dipendenza degli Stati Uniti. Sono amministrati dalla Marina statunitense. Scalo aereo.

Marianne Settentrionali

(477 kmq; 74.000 ab.). Arcipelago dell’oceano Pacifico occidentale, nella Micronesia. Vi fanno parte 14 isole poste in linea in senso meridiano poggianti su un basamento che, verso Sud-Est, da origine a una stretta e profonda fossa sottomarina. Isole maggiori, principalmente di origine vulcanica, sono Saipan (116 kmq), Tinian (109 kmq) e Rota (85 kmq). L’arcipelago gode di un clima tropicale, caratterizzato da abbondanti precipitazioni. Lingue ufficiali sono il chamorro e l’inglese. La popolazione professa culti cristiani. Dal 1947 membri delle Isole Pacifiche amministrate in modo fiduciario dagli Stati Uniti, nel 1978 le Marianne, fatta eccezione l’isola di Guam) divennero un Commonwealth degli Stati Uniti. Il loro status venne ufficialmente riconosciuto nel 1990 quando l’ONU pose fine al periodo di amministrazione fiduciaria statunitense. Sono rette da un governatore eletto a suffragio diretto, mentre il potere legislativo è detenuto dal Parlamento diviso in Camera dei Rappresentanti (18 membri eletti a suffragio diretto) e Senato (nove membri eletti a suffragio diretto). Dal 1989 coloro che vi abitano sono a tutti gli effetti cittadini statunitensi. Capoluogo è Garapan, situato sull’isola di Saipan. Base dell’economia è il turismo, gestito principalmente da società giapponesi.

Samoa Americane

(199 kmq; 61.000 ab.). Arcipelago dell’Oceano Pacifico del quale fanno parte le isole di Tutuila (135 kmq; 30.124 ab.), Aunu’u (414 ab.), il gruppo delle isole vulcaniche di Manua (1.732 ab., distribuiti su Tau, Ofu e Olosega) e l’atollo disabitato di Rose (1 kmq). Lingue ufficiali sono l’inglese e il samoano. Religioni principali sono la protestante (55%) e la cattolica (19%). Le Samoa hanno lo statuto di territorio non incorporato degli Stati Uniti e sono rette da un governatore la cui elezione avviene per suffragio diretto. Il Parlamento, detentore del potere legislativo, è composto da una Camera dei rappresentanti (21 membri eletti a scadenza biennale a suffragio diretto) e un Senato (18 membri anch’essi eletti direttamente per un periodo di due anni). Nel 1925 la Swains Island (2,23 kmq; 27 ab.) divenne dipendenza delle Samoa Americane. Capoluogo è Pago Pago (9.000 ab.), ma la sede del Governo è a Fagatogo (1.340 ab.).

Isole americane del Pacifico

Fanno parte degli Stati Uniti una serie di isole dislocate nell’Oceano Pacifico. Esse sono: Wake, Wilkes e Peale (7,8 kmq; 302 ab.), amministrate dall’Aviazione Militare statunitense; Howland (2,3 kmq), Baker (2,2 kmq) e Jarvis (7,7 kmq), amministrate dal Fish and Wildlife Service; Johnston e Kingman Reef (2 kmq; 1.200 ab.), amministrate dalla Marina statunitense; Palmyra (1,2 kmq), amministrata dal ministero degli Interni statunitense.

Territori nell’Antartide

Gli Stati Uniti hanno, in Antartide, una dipendenza rappresentata dal Territorio neozelandese di Ross e dal Territorio Antartico Britannico (lat. 60° S; long. 150° - 80° W).