Corrente spirituale indiana, caratterizzata dalla
centralità che in essa si attribuisce alla
s'akti
(V.) della divinità. Il termine, coniato
dagli indologi occidentali, potrebbe essere applicato genericamente ad ogni
culto in cui la
s'akti rivesta una certa importanza (e in tal senso,
infatti, è utilizzato a volte anche in ambito buddhista o vishnuita);
tuttavia la sua accezione piena ed antonomastica riguarda la setta devozionale
s'ivaita, designando un'importante branca dello s'ivaismo agamico (V. S'IVAISMO e
ĀGAMA). Lo
S. condivide con le altre correnti dello s'ivaismo una
medesima impostazione teoretica e cosmogonica, ma se ne distingue in quanto
assume come punto di riferimento la paredra del dio. La
s'akti è
considerata il principio attivante dell'esistenza, elemento femminile non solo
da un punto di vista grammaticale ma concettuale: in essa consiste l'energia
creativa del dio (
vimars'a) che, in unione con la sua dimensione statica
e immanente (
prakās'a), genera e conserva la realtà
(
prākrti). Questa fusione vitale è rappresentata, nella fede
degli
s'akta, dall'amplesso simbolico di S'iva con la sua
s'akti,
di volta in volta rappresentata come Pārvatī, Umā, Durgā,
Kālī, ecc. La pluralità delle ipostasi femminili, però,
non consegue a una concezione di inferiorità dell'elemento femminile
rispetto a quello maschile impersonato dal dio, ma al carattere multiforme della
Mahādevī (grande dea) di cui esse rappresentano gli aspetti.
Benché il
S. rappresenti una delle maggiori sette dello s'ivaismo,
esso ne è anche largamente autonomo, come dimostra esaurientemente una
delle massime
s'akta, in base alla quale “S'iva senza S'akti
è un cadavere”. Lo
S. si diffuse prevalentemente nel
Bengala, nell'Assam e in genere nell'India meridionale, regioni meno
univocamente improntate alle correnti cultuali indoarie e dove fu più
consistente l'apporto dei culti anari e il supporto della cultura matriarcale. I
seguaci
s'akta, del resto, elaborarono e costituirono diversi indirizzi
di culto: la scuola
Krama indicò la via graduale della meditazione
del simbolo della ruota cosmica (che raccoglieva le dodici forme dell'energia
divina); la scuola
Kula (che dominò all'interno dello
S.),
introdusse una ritualità di tipo intensamente erotico e sensuale
(V. anche TANTRA),
di cui citiamo come esempio caratteristico la “via di sinistra”
(
vāmamārga). Questo indirizzo, i cui testi mettono in guardia
da facili degenerazioni meramente edoniste, propone al fedele l'impiego delle
cosiddette “cinque m” (
madya:
bevande alcoliche;
mamsha: carni;
mudya: coito;
matsya: pesce;
mudra:
gesto rituale). Questo annullamento di divieti comportamentali tanto radicati
nella tradizione induista e brahmanica (ascesi, vegetarianesimo, continenza,
ecc.) fu elaborato al fine di attingere, mediante l'esercizio di una
sensualità distaccata e impassibile, la conoscenza
dell'Assoluto.