Uomo politico
inglese. Terzo figlio del duca di Bedford, che aveva militato con i Whigs
riformisti ed era appartenuto al gruppo degli Amici del popolo, si dedicò
agli studi storico-politici e nel 1806-07 accompagnò il padre in Scozia e
Irlanda. Negli anni seguenti viaggiò a lungo nel Sud dell'Europa e
poté conoscere Napoleone in esilio all'Elba. Seguendo la tradizione
familiare, entrò nel Partito Whig e nel 1813 fu eletto deputato ai Comuni
per il borgo di Tavistock. Si distinse presto per le sue battaglie liberali e
nel 1817 si oppose alla sospensione dell'
Habeas corpus. Entrato a far
parte del Governo Grey nel 1831, ne fu il portavoce per il progetto di riforma
elettorale approvato nel giugno 1832. Ancora al Governo con Melbourne (luglio
1834), incontrò il veto di re Guglielmo VI alla sua nomina a leader
liberale ai Comuni e ciò provocò la caduta del Governo nel
novembre successivo. Le elezioni indette dal Governo conservatore, presieduto da
Peel, riconfermarono la maggioranza liberale, sia pure ridimensionata, ed egli
poté assumere la leadership del partito, conducendo con successo la lotta
contro Peel, costretto a dimettersi nell'aprile 1835. Entrato a far parte del
Governo Melbourne come ministro degli Interni, conservando la leadership
liberale ai Comuni,
R. presentò e fece votare vari progetti di
riforma, ma l'ulteriore ridimensionamento dei voti liberali nelle elezioni del
1837 lo costrinse ad accettare la posizione di Melbourne, contrario al suo
indirizzo di ispirazione radicale. Dopo la riconferma di Melbourne nel 1839,
assunse il ministero delle Colonie e anche dopo la caduta del Governo nel 1841
conservò la leadership liberale ai Comuni, guidando l'opposizione contro
il Governo conservatore di Peel, di cui appoggiò tuttavia alcune misure
liberali. Nel luglio 1846 costituì il suo primo Governo, affidando a
Palmerston il ministero degli Esteri. Alleatosi con il gruppo dei conservatori
dissidenti, facenti capo a Peel, riuscì a ottenere la maggioranza nelle
elezioni del 1847, ma fu costretto a far votare le misure coercitive per
l'Irlanda, alle quali si era opposto negli anni precedenti. Durante il suo
Governo presentò vari progetti di riforma, che tuttavia non riuscirono
sempre a trovare una maggioranza parlamentare. Dopo la caduta del suo Governo,
soprattutto ad opera di Palmerston, nel 1852 i liberali risultarono vincitori
delle elezioni e poterono costituire un nuovo Governo sotto la presidenza di
Aberdeen, con
R. agli Esteri e Palmerston agli Interni. Ceduta la
responsabilità del ministero a Clarendon nel 1853,
R.
conservò la leadership liberale ai Comuni e nel 1855 si oppose ad
Aberdeen per divergenze sulla condotta della guerra di Crimea. Ottenuto il
ministero delle Colonie nel nuovo Governo Palmerston, si dimise (luglio 1855) e
nel 1858 fu tra gli artefici della caduta di Palmerston. Dopo le elezioni del
1859 e la costituzione di un Governo presieduto nuovamente da Palmerston,
ottenne il ministero degli Esteri, schierandosi a favore dell'unità
d'Italia e sostenendo l'opera di Cavour. Assunta la leadership del Governo alla
morte di Palmerston nell'ottobre 1865, si dimise nel giugno dell'anno seguente,
per il voto contrario del Parlamento sulla riforma elettorale. Pur continuando a
partecipare attivamente alla vita politica, non ebbe più incarichi di
governo. Nel 1861 gli fu conferito il titolo di conte
R. di Kingston. Fra
le più importanti riforme da lui promosse si ricorda la regolamentazione
della giornata lavorativa, la cui durata venne fissata a 10 ore. Scrisse saggi
storico-politici e l'opera autobiografica
Recollections and suggestions
(1875) (Londra 1792 - Richmond, Londra 1878).