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Runa.

(dal nordico antico rūnar: scrittura segreta). Termine con cui si indica ognuno dei segni grafici appartenenti all'antico alfabeto delle popolazioni nordiche. Le r. si diffusero dal IV all'XI sec. dell'era volgare (periodo runico e periodo vichingo), per essere poi gradualmente sostituite dai segni grafici dell'alfabeto latino. Esse erano diffuse in tutte le regioni abitate dalle popolazioni germaniche, anche se la loro massima concentrazione si ebbe nelle aree meridionali delle regioni scandinave; tuttavia, grazie alla mobilità delle popolazioni presso le quali le r. erano in uso, tali segni grafici furono utilizzati in un'area molto ampia, come dimostra la presenza di un'iscrizione runica su un leone proveniente dal Pireo presso la basilica di San Marco a Venezia. Anche se l'origine delle r. è ancora in gran parte oscura, è probabile che esse si siano sviluppate a partire dai segni di antichi alfabeti etrusco-italici, la cui diffusione venne facilitata dai continui scambi commerciali. Data la forma longilinea dei segni runici, è probabile che in origine essi venissero incisi su materiali morbidi, come il legno, la cui deperibilità provocò la loro completa scomparsa; restano tuttavia numerose iscrizioni su osso, metallo, anelli e fibbie. Nella maggior parte dei casi, le iscrizioni su pietra sono iscrizioni funebri: un esempio fra i più antichi è quello della tomba rinvenuta vicino a Kylver, nell'Isola svedese di Gotland. Famosi sono anche i due Corni d'oro di Gallehus, in Danimarca, rispettivamente scoperti nel 1639 e nel 1734, e successivamente trafugati e fusi nel 1802: di essi restano oggi disegni settecenteschi. Con ogni probabilità, prima di costituirsi in linguaggio articolato, le r. ebbero valore magico e simbolico; è inoltre stato accertato che i segni runici sono ambivalenti, avendo ciascuno una rispondenza fonetica e una ideografica, e possono quindi esprimere sia un suono sia un'idea. Esistono due serie di segni runici documentati: l'alfabeto runico lungo, composto di 24 lettere e attestato fino alla fine del IX sec., e l'alfabeto runico breve, o futhark, composto di 16 lettere, che dalla Danimarca si diffuse negli altri Paesi scandinavi assumendo forme via via più semplici e stilizzate.