Pubblicista e uomo politico
francese. Insegnò inizialmente nella città natale e in seguito si
trasferì a Parigi, dove svolse l'attività di avvocato e
partecipò, seppur marginalmente, alla Rivoluzione. Spaventato dalla
direzione in cui si stava evolvendo la situazione politica e sociale, si mise in
disparte e solo nel 1810, accettando la cattedra di Storia della filosofia
moderna alla Sorbona, riprese l'attività politica, divenendo deputato.
Pur schierandosi fra i realisti,
R. ne osteggiò la volontà
vendicativa e ultrareazionaria, divenendo anzi popolare per la sua intransigente
difesa delle libertà democratiche e in particolare della libertà
di stampa. Chiamato nel 1828 alla presidenza della Camera, si ritirò
nuovamente nel 1830, morendo dimenticato. Fra i suoi opuscoli, libelli e
articoli ricordiamo:
Discorso sulla inamovibilità dei giudici,
La legge elettorale,
La libertà individuale (Sompuis 1763 -
Châteauvieux 1845).