Dinastia regnante russa, che salì al trono nel 1613, quando
divenne zar Michele I, e lo conservò fino al 1917, quando fu deposta e
annientata dalla Rivoluzione bolscevica. Capostipite della famiglia, di origine
lituana, fu
Fëdor, emigrato in Russia intorno alla metà del
XIV sec. L'ascesa dei
R. iniziò due secoli più tardi, in
seguito al matrimonio di
Anastasia Romanovna con lo zar
Ivan IV il
Terribile, nel 1547. Il nome
R. deriva da quello del padre di
Anastasia,
Roman Jur'evič, che era riuscito a conquistare una
notevole influenza negli ambienti di corte, consentendo il matrimonio della
figlia con lo zar. Imparentatasi in tal modo con la dinastia regnante, dopo la
morte dello zar Fëdor I (1598),te russa, che salì al trono nel 1613, quando
divenne zar Michele I, e lo conservò fino al 1917, quando fu deposta e
annientata dalla Rivoluzione bolscevica. Capostipite della famiglia, di origine
lituana, fu
Fëdor, emigrato in Russia intorno alla metà del
XIV sec. L'ascesa dei
R. iniziò due secoli più tardi, in
seguito al matrimonio di
Anastasia Romanovna con lo zar
Ivan IV il
Terribile, nel 1547. Il nome
R. deriva da quello desumere il nome ecclesiastico di Filarete, mentre gli altri esponenti della
famiglia
R. furono esiliati. Il successo di Boris Godunov incontrò
la decisa opposizione dei Boiari: costoro si servirono del «Falso
Demetrio», il quale affermava di essere il figlio dello zar Ivan il
Terribile (fatto scomparire misteriosamente nel 1591) e, di conseguenza, il
legittimo pretendente alla Corona. Egli richiamò dall'esilio i
R.
ed elevò
Fëdor-Filarete a metropolita di Rostov e di Rjazan,
intraprendendo una fortunata campagna armata contro Boris. Il definitivo
insediamento dei
R. sul trono ebbe luogo nel 1613, dopo una serie di
complesse vicende politico-militari, e grazie soprattutto all'abilità di
Fëdor-Filarete, divenuto nel frattempo patriarca. Nel febbraio 1613
l'Assemblea nazionale designò come legittimo pretendente al trono il
figlio di Filarete, che divenne zar col nome di
Michele III (1613-1645).
Ritornato dalla prigionia polacca, Fëdor-Filarete, oltre a occupare il
seggio patriarcale di Mosca, assunse, di fatto, anche il potere politico, data
la giovane età di suo figlio, e governò col titolo di «Grande
Gosudar». A Michele III, morto nel 1645, successe il figlio
Alessio
(1629-1676) e, a questi, il figlio
Fëdor III (1661-1682).
Particolarmente complessa fu la vicenda della sua successione, poiché i
suoi fratelli Ivan e Pietro si proclamarono entrambi zar, sostenuti da partiti
diversi, e governarono per alcuni anni insieme. La morte prematura di Ivan V
(1666-1696) lasciò definitivamente il potere al giovane ed energico
Pietro I (1672-1725), che divenne in seguito noto come
Pietro il
Grande. Per evitare l'insorgere di nuove controversie sulla successione, nel
1722 egli emise un
ukase secondo cui spettava allo zar designare il
proprio successore. Morì tuttavia tre anni dopo, senza aver provveduto
personalmente alla sua successione e, tra i pretendenti, prevalse la candidatura
di sua moglie
Caterina I (1684-1727), che gli sopravvisse di soli due
anni. Nel suo testamento, la zarina designò a succederle il nipote
tredicenne Alessio Petrovič (1690-1718), che salì al trono col nome
di
Pietro II (1714-30). Egli morì tre anni dopo; gli successe sua
cugina
Anna (1693-1740). Ella morì senza lasciare eredi diretti e
designò come proprio successore il nipote di una sorella, salito al trono
col nome di
Ivan VI (1740-1764). Nel 1741 costui fu spodestato da un
colpo di Stato militare che portò sul trono la figlia di Pietro il
Grande,
Elisabetta, con la quale si estinse il ramo principale della
dinastia
R. La zarina scelse infatti a succederle il figlio di sua
sorella Anna, salito al trono col nome di
Pietro III (1728-1762). Egli
divenne zar nel 1762: rozzo, incolto, filoprussiano, si inimicò gli
ambienti di corte e la guardia imperiale. Sua nemica era anche la moglie, Sofia
di Anhalt-Zerbst, che nello stesso anno lo detronizzò e fu proclamata
imperatrice col nome di
Caterina II la Grande (1729-1796); aperta
e colta, rivelò la sua intelligenza in un dispotismo illuminato, prodigo
di iniziative in ogni campo. Alla sua morte, la Corona passò al figlio
Paolo I (1754-1801). Giunto al potere, ripudiò del tutto la
politica materna e fu assassinato nel 1801. Il trono passòamo principale della
dinastia
R. La zarina scelse infatti a succederle il figlio di sua
sorella Anna, salito al trono col nome di
Pietro III (1728-1762). Egli
divenne zar nel 1762: rozzo, incolto, filoprussiano, si inimicò gli
ambienti di corte e la guardia imperiale. Sua nemica era anche la moglie, Sofia
di Anhalt-Zerbst, che nello stesso anno lo detronizzò e fu proclamata
imperatrice col nome di
Caterina II la Grande (1729-1796); aperta
e colta, rivel&ogravagrave; europea, come reazione contro
il Razionalismo e lo Scetticismo del secolo precedente. Morto Alessandro nel
1825 senza lasciare figli, la Corona avrebbe dovuto passare a suo fratello
Costantino (1779-1831); Alessandro aveva però designato a succedergli il
fratello minore Nicola (1796-1855), col consenso di Costantino che aveva
segretamente rinunciato alla successione. Così, alla morte dello zar, a
Pietroburgo Nicola proclamò zar Costantino, e a Varsavia (dove comandava
l'esercito del Regno di Polonia) Costantino proclamò zar Nicola
cosicché, nel dicembre 1825, il trono rimase vacante per circa tre
settimane. Ne approfittarono le società segrete per scatenare a
Pietroburgo una rivolta militare (rivolta decabrista) con lo scopo di promuovere
la convocazione di un'Assemblea nazionale. La rivolta fallì e, oltre a
scatenare una feroce repressione, ebbe come conseguenza di suscitare nell'animo
del nuovo zar,
Nicola I, una paura ossessiva della rivoluzione, che
accentuò il carattere reazionario del suo lungo Regno. Il successivo
trentennio della storia russa fu infatti caratterizzato da una pressoché
totale dicotomia tra Monarchia e Nazione. Nonostante alcune riforme
amministrative e giuridiche, il Governo zarista dovette appoggiarsi totalmente
sull'esercito e sulla polizia politica, istituendo una vera e propria dittatura
poliziesca che prevenne ogni moto liberale. Solo in Polonia, nel 1830,
scoppiò una rivolta tanto violenta da provocare l'allontanamento di
Costantino (ucciso durante le operazioni contro gli insorti) e l'istituzione di
un Governo provvisorio; in un anno venne però ferocemente domata e lo zar
accentuò il proprio atteggiamento reazionario. Successore di Nicola I fu
Alessandro II (1818-1881), che salì al trono nel 1855 durante la
guerra di Crimea e fu affiancato nell'opera di governo dal fratello minore
Costantino (1827-1892). Egli ricorse all'appoggio degli intellettuali liberali
russi per riorganizzare il regime e per portare avanti il piano, già
impostato da suo padre, per l'emancipazione dei servi, decretando l'abolizione
della servitù della gleba nel 1861. Inoltre, le antiche corti di
giustizia vennero sostituite da nuovi tribunali (1864); lo zar
rivoluzionò l'intero sistema giudiziario, cercando di modellarlo su
quello inglese. Contemporaneamente, vennero creati dei consigli, gli
Zemstov, localmente eletti nei distretti e nelle province, col compito di
provvedere alla salute, al benessere pubblico, all'istruzione. Nulla però
venne fatto per dar vita a un organismo rappresentativo nazionale e
l'autorità centrale rimase isolata e autocratica. Dovette fronteggiare la
rivolta nazionalista polacca; nel 1881 rimase vittima di una bomba lanciata da
un terrorista. Suo figlio
Alessandro III (1845-1894), per contro,
adottò misure restrittive nei confronti delle riforme paterne e
tentò la russificazione forzata di Polonia, Finlandia e Paesi baltici. I
suoi principi reazionari furono perseguitati anche da suo figlio e successore
Nicola II (1868-1918), delle cui debolezze approfittarono le cricche di
corte, nonché sua moglie, Alice d'Assia, soggiogata dal famigerato monaco
Rasputin. Scoppiata la Rivoluzione, il 15 marzo 1917 Nicola abdicò in
favore del fratello
Michele (1878-1918), rinunciando al trono anche per
il figlio Alessio (1904-1918). L'ex zar e tutti i suoi familiari furono
massacrati dai rivoluzionari bolscevichi a Ekaterinburg, nella notte del 18
luglio 1918; nel dicembre dello stesso anno fu assassinato anche Michele che,
peraltro, aveva rinunciato alla successione: l'eredità dei diritti dei
R. passò quindi al granduca Cirillo Vladimirovič (1876-1938),
figlio di un fratello di Alessandro III, che nel 1924 assunse formalmente il
titolo di zar, trasmesso alla sua morte al figlio Vladimir (1917-1992).