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Rogazione.

(dal latino rogatio, der. di rogare: richiedere). Lit. - Nel culto cattolico dell'antichità, generalmente al plurale, le processioni penitenziali di propiziazione per l'agricoltura che, accompagnate dal canto di litanie, si svolgevano lungo itinerari predeterminati. Si distinguevano r. straordinarie, nelle quali si invocava l'aiuto della divinità per scongiurare calamità naturali, quali tempeste, siccità, inondazioni, o per resistere ad esse, e r. ordinarie, nelle quali si implorava il buon esito del raccolto. La revisione dell'anno liturgico, statuita dal Concilio Vaticano II, ha soppresso le r. maggiori; le r. minori sono divenute semplicemente giorni di «pubbliche supplicazioni» indette dalla Chiesa, nonché di ringraziamento al Signore per i doni ricevuti. Il Concilio ha altresì delegato alle singole conferenze episcopali la determinazione del tempo, della durata e della modalità delle r. • Dir. rom. - Nella Roma repubblicana, la proposta che il magistrato presentava al popolo riunito nei comizi e che il popolo poteva solo approvare o respingere, senza possibilità di proporre emendamenti di alcun tipo. Sulla base dell'immutabilità della r., si comprende perché venisse chiamata in questo modo anche quella parte della lex che ne costituiva la formulazione vera e propria; ciò benché non si trattasse di una proposta, ma di una legge a tutti gli effetti approvata. • Diplom. - Formula con cui il rogatorio dichiara di aver scritto su richiesta e in presenza del rogante (o rogatore); ricorre frequentemente il termine latino rogatio.