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Rodi.

Isola (1.398 kmq; 89.000 ab.) della Grecia, nel Mar Egeo, nel gruppo delle Sporadi, la più importante del Dodecaneso. Capoluogo: la città omonima, situata nell'estrema punta nord-orientale dell'isola. • Geogr. - Per lo più montuosa (la cima più alta è quella del Monte Attaizo, 1.215 m), è in buona parte ricoperta da boschi di conifere e frequentemente scossa da movimenti sismici. Il clima è mediterraneo; la piovosità, piuttosto scarsa, raggiunge gli 800 mm all'anno. • Econ. - L'agricoltura, fiorente lungo le coste, è destinata in parte al consumo locale, in parte all'esportazione; si coltivano tabacco, cotone, fichi, agrumi, olivi, viti. Tra le altre attività, rilevanti sono l'industria (manifattura di tabacchi, oleifici, saponifici), l'allevamento del bestiame, la pesca (di spugne), l'artigianato (ceramiche e tappeti). Il turismo, fiorente, è favorito dalla bellezza dei luoghi e dalle ricchezze archeologiche. • St. - Verso la fine del II millennio a.C. R. divenne colonia dorica; con ogni probabilità, tuttavia, già prima di quest'epoca l'isola fu il centro di una grande potenza, identificata da alcuni studiosi in uno Stato, quello degli Ahhijava, di cui si fa menzione in vari documenti ittiti. Nel corso dei secc. XIV-XII a.C. R. intrattenne scambi con l'Italia attraverso lo scalo di Taranto, come testimonia il cospicuo ritrovamento in quella zona di frammenti di vasi di indubbia fabbricazione rodia. La storia di R. nei secoli successivi è avvolta nel mistero: di certo si sa soltanto che l'isola, pur divisa nelle tre città di Camiro, Ialiso e Lindo, raggiunse una discreta importanza economica e commerciale. Fu dopo l'unificazione delle tre città in una esapoli insieme a Coo e alle città doriche di Cnido e Alicarnasso che l'isola cadde sotto il dominio dei Persiani, che tuttavia sostennero contro i Greci nella battaglia di Salamina (480 a.C.). Di nuovo libera, R. entrò a far parte della lega delio-attica, promuovendo nel 408-407 a.C. il sinecismo delle tre città e la fondazione di un nuovo centro, la città omonima di Rodi. Nei primi decenni del IV sec. a.C. ci furono lotte fra democratici e oligarchici; prevalse alla fine l'elemento democratico, cui si deve l'ingresso ufficiale di R. nella seconda lega navale ateniese (378-377 a.C.). L'isola fu poi soggetta a Mausolo, satrapo della Caria, e ad Alessandro, finché, alla morte di quest'ultimo, si proclamò indipendente, affermandosi sempre più come potenza navale e commerciale. Nell'arco di qualche decennio R. conquistò il predominio sull'Egeo e, in cambio dell'appoggio che le diede nella seconda guerra macedonica e in quella contro Antioco, ottenne da Roma buona parte del territorio della Caria e della Licia, nonché la direzione della lega dei Nesioti. Il sostegno fornito ai Romani, tuttavia, si rivelò alla lunga deleterio, poiché, rifiutandosi di appoggiare la causa romana in occasione della terza guerra macedonica, l'isola fu duramente punita: la lega dei Nesioti venne sciolta, i Lici e i Cari riottennero la libertà e Delo, infine, dichiarata porto franco, attirò a sé la massima parte dei traffici dell'Egeo, provocando un ingente danno economico a R. L'isola fu poi saccheggiata da Cassio (43 a.C) e gravemente danneggiata da un terremoto (155 d.C.). Le sorti di R. si risollevarono soltanto nel 297, quando Diocleziano le affidò il comando della provincia insularum. Passata all'amministrazione di Bisanzio in seguito alla ripartizione dell'Impero (fine del IV sec.), R. ottenne l'indipendenza soltanto successivamente alla caduta di Costantinopoli (1204), con il governatore Leone Gavalàs. Alcuni anni dopo, tuttavia, impose la propria sovranità sull'isola Giovanni III Vatatze, imperatore greco di Nicea, cui dovette sottomettersi anche il successore di Leone, il fratello Giovanni. Nel 1248 alcuni avventurieri genovesi occuparono l'isola, mantenendone il possesso per due anni; fu la flotta imperiale a scacciarli, restituendo a R. la propria indipendenza. Nel 1261 l'isola divenne un feudo di Michele VIII Paleologo, che dovette difendere il proprio dominio combattendo su due fronti: contro i corsari genovesi, al servizio dell'imperatore, e contro i corsari greci e turchi, dall'altra. Usciti vincitori i Turchi (inizio XIV sec.), Vignolo de' Vignoli, ammiraglio di Andronico II Paleologo e signore di Coo e di Lero, si rivolse all'Ordine dei Cavalieri di san Giovanni al fine di intraprendere in comune una spedizione per conquistare l'isola. L'impresa, cominciata nel 1306, si concluse felicemente nel 1308. Il dominio dell'Ordine durò dal 1308 al 1522 e coincise con il periodo di massimo splendore per l'isola. Dopo aver ripetutamente resistito a vari attacchi musulmani, alla fine i cavalieri giovanniti furono costretti a cedere all'assedio di Solimano II, cui consegnarono R. in cambio della libertà. Cominciò così un periodo di rovinosa decadenza per l'isola, che si concluse soltanto con la guerra italo-turca (1912), quando R. venne conquistata da un corpo di spedizione al comando del generale G. Ameglio. L'annessione alla Grecia fu decretata nel marzo 1948. • Archeol. - La rilevanza artistica di R. ha origini antiche. Già nell'età micenea la produzione ceramica, pur mostrando caratteri comuni con le contemporanee produzioni dell'Egeo e della Ionia, costituiva un gruppo a sé stante sia per la tecnica sia per lo stile adottato. Gli oggetti micenei, rinvenuti all'interno delle caratteristiche tombe a cupola dell'epoca, risalgono al periodo compreso tra il 1400 e il 1100 a.C.: si tratta di ceramiche, vasi decorati con figure stilizzate del mondo animale e vegetale, paste vitree, oreficerie in filigrana e smalto, gemme incise, armi di bronzo e, raramente, oggetti d'ornamento in ferro. Numerosi furono anche i ritrovamenti di grandi giare per derrate con decorazione in rilievo, terrecotte, vasi di metallo, sarcofagi in terracotta dipinta. Sono posteriori varie forme di decorazione geometrica, diffuse per lo più nei vasi (secc. X-VIII a.C.), come l'adozione di uno stile decorativo ispirato alle produzioni artistiche dell'Asia Minore (VII sec. a.C.) e giustificato dai frequenti rapporti intrattenuti a quell'epoca con l'Oriente. Quanto alla scultura, oltre a varie testimonianze arcaiche (celebri i Koúroi di Camiro) e del V sec. a.C. (come diverse stele funerarie di provenienza attica), si distinse fra tutte la scuola ispirata agli insegnamenti di Lisippo, cui si deve la Quadriga di Helios. Più tarda (II sec. a.C.) fu la corrente cosiddetta asiatica insulare, che seppe fondere nelle sue produzioni il controllo della più genuina tradizione classica con l'elemento patetico, pittorico e barocco degli insegnamenti pergameni. Appartengono a questo indirizzo artistico: il Supplizio di Dirce di Apollonio e Taurisco di Tralle; il Laocoonte di Agesandro, Atenodoro e Polidoro; l'Afrodite al bagno; la Vittoria di Samotracia; l'Atamante con il cadavere del figlio Learco; il gruppo delle Muse, attribuito a Filisco, e varie statue di donne, ricoperte da veli sottili che lasciano intravedere le pieghe degli abiti sottostanti. La scuola di scultura di R. non trascurò neppure l'attività ritrattistica; tra le sue produzioni spicca il ritratto del filosofo Posidonio. Un posto notevole nell'isola ebbero anche la pittura, ben rappresentata dalla scuola di Protogene, e la toreutica, cui lavorò Boeto di Calcedonia, uno dei più celebrati cesellatori dell'antichità. Quanto all'architettura, oltre la città di Rodi, sono da ricordare la bella fontana di Ialiso e il santuario sull'acropoli di Lindo, un valido esempio di complesso a terrazze scenograficamente disposte. Il ruolo artistico di primo piano esercitato dall'isola di R. nel mondo antico è evidenziato, infine, dalla diffusione dei suoi prodotti ceramici e coroplastici in un'area estremamente vasta, che si estende dall'Egitto alla pianura danubiana e dall'Etruria al Bosforo.