Filosofo inglese. Dopo aver studiato a Oxford e a Parigi, dal 1221 fu a
Oxford cancelliere dell'università e, in seguito, direttore dello Studio
francescano. Nominato nel 1233 vescovo di Lincoln, venne scomunicato dal papa
Innocenzo IV per aver criticato i costumi della Chiesa di allora. Profondo
conoscitore della lingua greca,
R.G. tradusse il
De Caelo e
l'
Etica Nicomachea di Aristotele e commentò gli
Analitici
posteriori, la
Fisica e gli
Elenchi sofistici. Oltre che di
filosofia si occupò di fisica, meteorologia e astronomia, esercitando un
evidente influsso sul suo allievo R. Bacone. Tra le sue opere figurano studi
naturalistici quali il
De luce seu de inchoatione formarum, il
De
lineis,
angulis et figuris, il
De colore e il
De iride,
nonché lavori a carattere teologico-metafisico come il
De
veritate, il
De scientia Dei e il
De ordine emanandi causarum a
Deo. Il pensiero di
R.G. si configura, a livello generale, come una
sintesi dell'Aristotelismo e del Platonismo cristianizzato da sant'Agostino.
Esso prende avvio da una cosmologia nella quale Dio è aristotelicamente
motore immobile e platonicamente forma prima: in quanto forma (cioè
modello), Dio è anche causa prima dell'universo e tutta la
realtà discende da Lui. La prima creatura corporea è la luce, che
permea tutte le cose quale loro forma immanente: irradiandosi in ogni direzione,
viene riflessa dal firmamento come
lumen (che
R.G. definisce
corpus spiritualis o
spiritus corporalis), dal quale hanno origine
le sfere celesti e i quattro elementi fondamentali (fuoco, aria, acqua e terra).
Accanto a questa funzione creativa, per
R.G. la luce ha anche valore
metafisico e gnoseologico, essendo essa la stessa Sapienza divina: in
particolare, sotto forma di un corpo luminoso, la luce collega anima e corpo e
si configura come mediatrice tra la mente umana e la Verità (che
l'uomo puro di cuore può in parte attingere in quanto vede le cose
nella luce divina). La riflessione di
R.G. coinvolge anche il problema
del valore di verità delle scienze naturali. Egli distingue tra
matematica, dotata di valore assoluto e incondizionato, e scienze naturali, che
ricadono, invece, nell'ambito della probabilità e assegna a quella
il compito di unificare in un modello razionale gli eventi naturali osservati da
queste (Stradbrook, Suffolk 1168 - Lincoln 1253).