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Ristagno.

L'atto o l'effetto di ristagnare, in relazione ad acqua o a liquidi in genere. ║ Fig. - Mancanza di ripresa: r. del commercio. • Econ. - Teorie del r.: dottrine economiche che teorizzano la tendenza alla stasi del sistema capitalistico. Nel XIX sec. le teorie economiche classiche di D. Ricardo e di J.S. Mill avvertirono tale indirizzo; in particolare Mill considerò la stazionarietà non tanto come una sosta nel cammino della struttura capitalistica di uno Stato, quanto un rivolgimento destinato esclusivamente alla riduzione della fatica e della durata del lavoro. K. Marx, sostenendo la profonda incompatibilità tra economia capitalistica e stazionarietà, affermò che si sarebbe giunti a quella fase solo con l'abbattimento della proprietà privata e il radicale mutamento delle istituzioni. Un cambiamento fu intravisto come indispensabile e irrinunciabile anche da J.A. Schumpeter: avrebbe dovuto svilupparsi attraverso la crescente spersonalizzazione delle strutture del processo economico, conseguentemente all'aumento delle dimensioni delle forze produttive, e il progressivo modificarsi dell'ambiente finanziario. Tuttavia le basi per una teoria del r. furono avanzate solo nei primi decenni del XX sec. dall'americano A.H. Hansen. Principale divulgatore, tra il 1938 e il 1941, delle idee di J.M. Keynes, Hansen partì dalla constatazione del progressivo indebolimento dei tre fondamentali incentivi all'investimento produttivo nelle economie di stampo capitalistico: l'aumento della popolazione, l'allargamento territoriale e l'introduzione di innovazioni tecnologiche. Il dislivello tra il risparmio e gli investimenti produrrebbe un decremento dell'attività lavorativa al di sotto dei limiti consentiti dalla disponibilità di forza lavoro. Secondo l'economista allora il termine r. designerebbe la tendenza a uno sviluppo meno veloce rispetto alle possibilità offerte dalla forza lavoro, ma non una paralisi dell'accumulazione, come per Ricardo. Tale rallentamento fu poi inteso da Hansen da un lato come conseguenza della struttura prevalentemente monopolistica del mercato moderno, dall'altro come esito della minore convenienza nell'investimento da parte dei privati, avvalorando in tal modo la teoria keynesiana dell'intervento pubblico. Se non esistono possibilità per nuovi investimenti, è lo Stato che deve intervenire con investimenti pubblici in deficit spending e con la tassazione ridistributiva; solo così si potrà opporre uno strumento indispensabile al pieno sfruttamento delle risorse disponibili, uno strumento che assegna allo Stato la facoltà di stabilire una solida pianificazione economica nella spesa pubblica. Nel periodo 1950-60 economisti come P.M. Sweezy e P.A. Baran affrontarono ulteriormente l'analisi dei fattori di indebolimento e di r. del sistema economico, sottolineando la centralità della spesa pubblica. Nell'elaborazione di M. Kalecki, fondamentale fu il ruolo assunto dal modello macroeconomico proposto come punto di riferimento per l'andamento sia dei livelli di grandezze, quali reddito, consumi e investimenti, sia per la distribuzione del reddito tra profitti e salari. Il regime oligopolistico fu inoltre indicato come una delle principali cause di r. poiché porta ad accrescere i margini di profitto, rendendo più rischiosa la produzione, e perché conduce a una maggior cautela negli investimenti, diminuendo la competitività dei mercati. Per rispondere poi alla crisi occupazionale, negli anni Ottanta del XX sec. si tentò un rinnovamento della struttura economica tramite l'inserimento di tecnologie innovative, capaci di conciliare i problemi del territorio con le questioni economiche.