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Rimbaud, Jean-Nicholas-Arthur.

Poeta francese. Appartenente a una famiglia borghese, compì gli studi classici a Charleville, sua città natale, rivelando una grande precocità nell'apprendimento e manifestando la sua vocazione poetica già in giovanissima età. Esordì a dieci anni con un racconto, alcune poesie in latino e versi ispirati a Hugo e a Baudelaire. Nel 1870, lo scoppio della guerra franco-prussiana rappresentò per R. l'occasione per la prima fuga dall'«odiato ambiente domestico». Raggiunta Parigi, rimase affascinato dagli ideali della Comune, che fomentarono nel suo animo una violenta reazione rivoluzionaria antiborghese e anticlericale, testimoniata anche da un gruppo di poesie contro la guerra (A la musique, Le mal, Le dormeur du val, Ma bohème, 1870). Alla prima esperienza parigina fecero seguito altre fughe, sempre a Parigi o alla volta del Belgio e di Bruxelles, sintomo di un'irrequietezza e di un'ansia esistenziale che lo accompagnarono durante tutto il corso della sua vita. Tornato a Parigi nel 1871, scrisse la celebre Lettera del veggente a P. Demeny (15 maggio 1871), in cui esprimeva la sua personale e provocatoria visione della poesia. Secondo quanto egli affermava, il poeta deve tendere a percepire l'assoluto, sondando tutte le proprie facoltà, anche attraverso il «lungo, immenso e ragionato sregolamento di tutti i sensi», e, tramite la distruzione e negazione delle consuetudini del sentimento e delle false certezze della ragione, attingere all'ignoto, svelando il vero volto della vita. Manifestata apertamente la sua visione programmatica della poesia e inviati a P. Verlaine alcuni suoi versi, venne da questi entusiasticamente apprezzato e introdotto negli ambienti culturali parigini più importanti. Iniziò quindi una morbosa e contrastata relazione amorosa con lo stesso Verlaine, con il quale viaggiò e soggiornò per alcuni periodi in Inghilterra; gli anni 1872-73, caratterizzati da continui vagabondaggi, da liti e riappacificazioni fra i due poeti furono fra i più fecondi dell'attività letteraria di R., il quale tuttavia non pubblicò alcunché della sua produzione. Conclusasi in modo plateale la relazione con Verlaine (il quale ferì R. alla mano con un colpo di pistola e fu poi condannato a due anni di carcere), R. abbandonò definitivamente anche la creazione poetica; nei mesi che seguirono il poeta, in preda a stati di inquietudine e irrequietezza, riprese a viaggiare in Europa e fu costretto a fronteggiare crescenti difficoltà economiche. Nel 1876 si arruolò nell'esercito coloniale olandese; tuttavia, giunto a Batavia disertò e tornò in Europa come marinaio, a bordo di un veliero inglese. Imbarcatosi nel 1878 per Cipro, si diresse in Africa, dove visse per un decennio fra Aden e Harar, nel tentativo di accumulare una fortuna (operando come esploratore, mercante d'armi e forse anche di schiavi), ma incontrando solo fallimenti. Nel 1891, colpito da una grave malattia, riuscì a stento a tornare a Marsiglia, nel cui ospedale morì, all'età di trentasette anni. La stagione poetica di R. fu certamente breve; tuttavia, i versi di questo autore, caratterizzati da un evidente disprezzo di ogni convenzione morale e sociale, riuscirono a esprimere uno stile originalissimo e una concezione poetica rivoluzionaria, che influenzò non poco gli autori successivi. Se nelle sue prime poesie (1869-71) - fra le quali meritano di essere ricordate Ophélie, Chercheuses de poux, Poètes de sept ans, e il sonetto Voyelles - si dimostrò allievo del «veggente» Baudelaire delle «corrispondenze», portando il dettato simbolista alle estreme conseguenze, in un secondo, decisivo momento (1871-74), giunse a negare validità a tutta la precedente poesia, fondata su un errato rapporto con la realtà; affermò invece, nella Lettera del veggente, nei versi de Il battello ebbro e più ancora negli Ultimi versi, l'esigenza, da parte del poeta-veggente, di percepire l'assoluto nell'essenza dei sentimenti e delle sensazioni e la necessità di esprimerlo con la creazione di una nuova lingua. A questo fine tendono i poemetti in versi liberi e in prosa contenuti nelle Illuminazioni, composte forse fra il 1872 e il 1874 ed edite da Verlaine nel 1886; in queste composizioni il senso logico del verso è stravolto, nell'intento di pervenire alla «vera» realtà e all'ignoto. Analogamente, le prose liriche di Una stagione in inferno (1873), l'unica opera stampata, ma non pubblicata da R., costituiscono la narrazione, in una sorta di trasfigurazione lirica, dell'intera vicenda - personale, politica, poetica - dell'autore, il quale conclude registrando la propria dolorosa disfatta. Sia per il messaggio di rinnovamento formale e sociale, sia per il carattere provocatorio e dissacrante, l'opera di R., il cui «ritratto» fu incluso da Verlaine nei suoi Poeti maledetti, rappresenta una delle principali testimonianze del fenomeno culturale da cui derivano la poesia e la letteratura dell'uomo moderno, incapace di riconoscersi nei valori tradizionali della società e d'altra parte impossibilitato a uscire dalla sua solitudine (Charleville, Ardenne 1854 - Marsiglia 1891).