eXTReMe Tracker
Tweet

Riforma.

Relativamente alla storia del Cristianesimo, complesso di aspirazioni ideali, proposizioni teoriche e atteggiamenti pratici miranti a un rinnovamento della Chiesa, che risultano attestati già a partire dal Medioevo, sia all'interno di movimenti spontanei dei fedeli, sia in provvedimenti delle stesse autorità ecclesiali. ║ Per antonomasia, la grande crisi religiosa, culturale e politica che, durante il XVI sec., comportò il più grande e complesso scisma della cristianità, la costituzione di Chiese indipendenti da quella di Roma e la nascita di numerosi gruppi e sette. Secondo questa accezione, il vocabolo e la locuzione omologa R. protestante possono essere riferiti a tutte le differenti realtà religiose che si strutturarono nel Cinquecento in Europa ed entrarono nell'uso corrente a partire dal Settecento, quando le profonde disparità, sia storiche, sia teologiche, sia organizzative tra Luteranesimo, Calvinismo, Anglicanesimo, ecc., si attenuarono o furono comunque percepite con minore intensità. Infatti, originariamente, si definirono riformati i soli seguaci di Calvino, per differenziarli dai luterani che venivano detti protestanti (V. PROTESTANTESIMO). Attualmente, invece, la critica ritiene legittimo sottolineare, con un'unica definizione, l'intrinseca unità del fenomeno, che consiste in primo luogo nella condivisa aspirazione al rinnovamento ecclesiale, nella coscienza della sua necessità e improrogabilità. La predicazione dei maggiori riformatori (Lutero, Zwingli, Calvino) partì proprio dal riconoscimento di questo patrimonio già radicato tra i fedeli: del resto, fu il sentimento diffuso tra il laicato che, al di là delle dispute teologiche, perseguì l'unità e la collaborazione tra i rami della R. e il mantenimento di un fronte comune contro la reazione cattolica. La maggiore innovazione della R. fu sul piano religioso e morale, ma l'analisi storica ha indicato anche altre aspetti di tipo culturale, tra cui: una positiva valorizzazione del lavoro, del matrimonio e della famiglia, visti non come necessità ma come vocazione; l'impulso fornito all'uso delle lingue nazionali, alla creazione di scuole e alla diffusione della stampa, come conseguenza della centralità della lettura personale della Bibbia; lo sviluppo della musica sacra, in quanto parte integrante del rito evangelico, e l'opposta inibizione delle arti figurative, a causa dell'orientamento iconoclasta tanto del Luteranesimo quanto del Calvinismo; l'elaborazione di concetti politici moderni (anche se applicati integralmente solo molto più tardi) quali l'autonomia reciproca di Stato e Chiesa e il diritto di resistenza contro sovrani ostili (benché ammesso solo contro la tirannia spirituale e non contro il sopruso fisico o economico). • St. delle rel. - Antecedenti della R.: durante il Medioevo, anche internamente alla Chiesa, ebbero una certa diffusione dottrine di tipo escatologico, apocalittico e profetico nonostante, già nei secc. III-IV, questi caratteri propri alla prima fede cristiana fossero stati superati con la progressiva gerarchizzazione della struttura ecclesiastica e la definizione del canone scritturale ufficiale. Col volgere del tempo, mentre la tensione escatologica e apocalittica diventò appannaggio esclusivo di sette e di movimenti ereticali, la predicazione a carattere profetico e l'aspirazione a una reformatio della Chiesa furono accolte e interiorizzate dall'istituzione stessa. La denuncia dei mali attuali della Chiesa (immoralità delle gerarchie, corruzione, lusso sfrenato, inadeguatezza della dottrina, aridità del diritto canonico, trascuratezza nella cura delle anime), tuttavia, non implicò né per Gioacchino da Fiore, né per i suoi epigoni la proposta di un ideale di Chiesa mai realizzato e collocato nel futuro, ma piuttosto quella di un necessario ritorno alle origini, alla purezza evangelica delle prime comunità cristiane e dell'età apostolica. Il concetto medioevale di r., peraltro schiettamente dottrinale e teologico, si accordò senza forzature con le istanze più minute e concrete di molti fedeli, i quali immaginavano il rinnovamento della Chiesa come la cessazione degli abusi, delle soperchierie e della corruzione da parte del suo clero. Anche i vari concili che si occuparono della cosiddetta reformatio in capite et in membris si limitarono a interventi di scarso respiro, emanando richiami al clero; del resto, su questa linea di contenimento degli abusi e di moralizzazione della vita pubblica degli ecclesiastici si era già mossa la cosiddetta r. gregoriana (V. GREGORIO, Gregorio VII) e quella dei vari ordini monastici e mendicanti. I movimenti ereticali dei secc. XII-XIII (catari, valdesi, ecc.) possono dunque essere interpretati anche come esito dell'insoddisfazione di una parte dei fedeli, i più poveri e disperati, per l'opera riformatrice interna alla Chiesa: in quest'ottica devono essere lette, ad esempio, le vicende di J. Wycliffe e dei lollardi in Inghilterra o di J. Hus e dei taboriti in Boemia. Tutte queste esperienze, pur se con differenze sul piano delle dottrine eterodosse, condivisero l'opposizione al monopolio dell'autorità spirituale da parte della gerarchia e il rigetto del potere assoluto del papa. Sia Wycliffe sia Hus, infatti, avevano identificato la Chiesa non con il clero ma con tutti i cristiani, religiosi e laici, e ritennero spettasse a questi ultimi il compito di eliminare la corruzione dal corpo ecclesiale. Il potenziale innovativo di queste idee fu incrementato dall'evento dello Scisma d'Occidente, durato dal 1378 al 1417: in questi decenni il popolo cristiano si trovò diviso e conteso tra differenti obbedienze papali, mentre due o persino tre pontefici rivali si scambiavano reciproche scomuniche, inducendo nei fedeli una profonda sfiducia e un grave disorientamento rispetto alla reale autorità del capo della Chiesa. L'azione di due concili, quelli di Costanza (1414-18) e di Basilea (1431-49), riuscì a riportare univocità nella successione al soglio pontificio, ma fu ancora una volta insufficiente ad avviare una r. ecclesiale efficace. Lo stesso conciliarismo infatti, che aveva significato il primo grande dibattito contro l'assolutismo spirituale del Papato, fu escluso dalla prassi politica, per quanto continuasse a esercitare una importante suggestione culturale ancora per un secolo. Al principio del XVI sec., i mali della Chiesa erano evidenti agli occhi di tutti: impreparazione teologica e spirituale del clero; disobbedienza ai voti di celibato e castità; non residenza di preti e vescovi nelle rispettive parrocchie e diocesi, con la conseguente decadenza del culto, delle cure spirituali, dell'amministrazione dei sacramenti e dell'educazione religiosa dei fedeli; corruzione morale di monasteri e conventi; strapotere della curia romana, le cui dimensioni e necessità economiche comportavano, oltre all'afflusso massiccio in Roma di decime, annate, oboli di varia natura, la pratica scandalosa della vendita di indulgenze o addirittura episodi di simonia. La necessità di un risanamento era, dunque, urgente. La via medioevale alla r. di tipo teocratico e monastico si protrasse nell'attività più tarda del cardinale spagnolo Ximenes ed è riconoscibile ancora nei lavori della commissione preparatoria del Concilio di Trento, voluta da Paolo III, Concilium de emendanda ecclesia (V. CONTRORIFORMA); tuttavia, durante il Cinquecento, altri cristiani seguirono la strada di una rottura radicale col passato e della rifondazione della cristianità sul modello dei tempi apostolici. ║ La R. di Lutero: benché lo svolgersi degli eventi collegati al movimento della R. sia stato influenzato senza dubbio da una serie di fattori storici (il sorgere del capitalismo in Europa, la lotta degli Stati nazionali contro il potere universalistico di Papato e Impero, la fioritura culturale del Rinascimento, ecc.), l'esperienza originaria di M. Lutero si configurò come prettamente intima, spirituale ed ecclesiale. È significativo, da questo punto di vista, che la R. si sia diffusa inizialmente in una zona della Germania, la Sassonia, relativamente immune dal complesso di fatti sopra elencati e sia stata concepita da una personalità per tanti versi ancora strettamente legata, concettualmente e spiritualmente, al Medioevo. Lutero giudicò inadeguata la teologia cattolica rispetto alla percezione che egli aveva di sé in quanto peccatore e della propria impotenza a giungere con le sue sole forze al vero amore per Dio. Egli si dedicò dunque alla ricerca di un percorso soteriologico che rispondesse in modo soddisfacente ai suoi dubbi, elaborando il sistema teologico che fu poi quello luterano. Tuttavia quella che sarebbe potuta rimanere un'esperienza teologica e spirituale a carattere squisitamente personale, non nuova ma comune o simile a quella di molti e forse compatibile, almeno al principio, con la reformatio ecclesiae di tradizione medioevale, trovò spazio in un contesto che ne esaltò il potenziale dirompente sia in ordine alle tematiche strettamente ecclesiali sia in ordine al nascente sentimento nazionale tedesco. L'occasione per una prima esposizione pubblica delle riflessioni luterane (fino a quel momento concentrate sul problema della salvezza dell'anima personale) fu offerta dalla predicazione del domenicano J. Tetzel, a sostegno della grande indulgenza accordata da papa Leone X per la costruzione della basilica di San Pietro a Roma: la raccolta delle offerte era stata appaltata all'arcivescovo di Magonza, uno dei più gretti rappresentanti della prassi di abusi e di compravendita di cariche religiose. Stimolato da questi eventi, Lutero il 31 ottobre 1517 affisse sulla porta della chiesa di Wittenberg una lettera contenente le sue 95 tesi contro la pratica delle indulgenze, affrontando contestualmente i problemi teologici del peccato, della penitenza e della Grazia. In breve la polemica si estese tanto all'ambito teologico quanto a quello disciplinare e del diritto canonico e la rottura con la Chiesa di Roma si consumò rapidamente in ordine al disconoscimento da parte di Lutero dell'autorità papale, cui egli contrappose quella delle sole Scritture. Negli anni seguenti, intorno al riformatore si creò un clima favorevole: il popolo ne aveva fatto il proprio campione, identificandosi con la denuncia dei soprusi e dell'avidità economica degli ecclesiastici, gli ambienti di maggiore sensibilità religiosa ne condividevano le istanze riformatrici, i principi e la nobiltà ne cavalcavano le conseguenze nazionalistiche (indipendenza da Roma, soppressione degli ordini monastici, liquidazione dei beni mobili e immobili della Chiesa, ecc.). Quando nel 1520, dopo che Lutero ebbe pubblicato anche altri scritti, fu diffusa la bolla papale Exsurge Domine in cui si dichiaravano eretiche 41 proposizioni della dottrina luterana, la reazione tanto della piazza quanto dei notabili fu di sostegno al monaco agostiniano. Per questa ragione l'imperatore Carlo V, preoccupato di mantenere l'unità della Chiesa e la pace religiosa e sociale nel suo vasto Impero, non perseguì immediatamente Lutero, ma lo convocò nel 1521 alla Dieta (il Parlamento imperiale) di Worms: qui tuttavia egli rifiutò di ritrattare e si impegnò a riconoscere un suo eventuale errore solo se gli fosse stato dimostrato sulla base delle Scritture. Grazie alla protezione dell'elettore di Sassonia, Federico il Savio, Lutero sfuggì all'arresto e riparò nel castello della Wartburg, dove fu costretto a rimanere per un certo periodo, durante il quale attese alla traduzione in tedesco della Bibbia. Furono gli anni decisivi del radicamento e della spontanea espansione del movimento riformatore: alcuni sacerdoti cominciarono a celebrare la Messa in tedesco e senza paramenti, eliminando le immagini sacre; gli agostiniani sciolsero il proprio Ordine e molti membri del clero regolare e secolare si sposarono. In diverse città (Norimberga, Ulma, Augusta) si costituirono gruppi luterani che inviarono predicatori in tutta la Germania. Alla diffusione della R. contribuì in modo significativo anche la stampa: la traduzione della Bibbia fu venduta ovunque, parallelamente ad altri scritti di Lutero. Il fermento religioso, tuttavia, fu presto accompagnato da quello sociale: le idee egualitarie in campo religioso (sacerdozio universale, accesso diretto alla Bibbia per tutti i fedeli, ecc.) diedero giustificazione a rivendicazioni di tipo politico, economico o di emancipazione sociale. Tra il 1521 e il 1522 si era costituito un movimento di membri della nobiltà minuta (detto dei «cavalieri»), che sostenevano la R. per i suoi risvolti nazionalistici e nella speranza di trarre vantaggio dall'espropriazione del patrimonio della Chiesa; nei pressi di Wittenberg, invece, i principali sostenitori della R. si erano collegati al movimento degli anabattisti, predicando la necessità di un secondo Battesimo e la comunione dei beni. Questi episodi di estremismo furono sconfessati con durezza da Lutero, che inaugurò un'intransigenza di matrice riformata, a tutela di una nuova, anche se non ancora sistematizzata, ortodossia. Nel 1524, gruppi di anabattisti guidati da T. Müntzer diedero inizio a un movimento rurale di rivolta contro i possidenti e il potere costituito, ritenendo che alla r. religiosa dovesse corrispondere la realizzazione di una società egualitaria e la messa in comune dei beni. Il movimento, noto come «guerra dei contadini», ebbe il suo epicentro nella Germania sud-occidentale e fu represso nel sangue nel 1525 con l'approvazione dello stesso Lutero: questo fatto frenò l'avanzata della R. nelle campagne, rendendola dipendente dalla nobiltà e dalle masse cittadine. Nei medesimi anni si consumò anche la rottura tra R. e umanisti: uniti dalla comune polemica contro la teologia aristotelico-scolastica, dal recupero della filosofia platonica e del pensiero paolino e agostiniano, dal desiderio di risalire ai testi originali del Nuovo e dell'antico Testamento, R. e Umanesimo polemizzarono invece sulla questione del servo o del libero arbitrio, e sulla possibilità per l'uomo di accedere alla salvezza solo mediante la fede o anche mediante il proprio libero volere e agire. Il celebre trattato di Erasmo da Rotterdam De libero arbitrio (1524), risposta al luterano De servo arbitrio, sancì la spaccatura tra le rispettive scuole di pensiero. Ciò nonostante la R. andò espandendosi: in Germania, oltre alla Sassonia, aderirono alla nuova confessione le città di Strasburgo, Norimberga, Magdeburgo, nonché Assia e Prussia. Poiché i vescovi erano per lo più rimasti cattolici, in queste regioni la R. si organizzò intorno ai principi, quali vescovi d'emergenza. Questi ultimi si occupavano della direzione e dell'amministrazione della Chiesa, mentre i pastori si dedicavano alla predicazione della Parola di Dio: in tal modo diventò essenziale l'alleanza tra i riformatori e il potere politico, colonna portante della R. insieme ai magistrati cittadini, ai pastori e alle facoltà universitarie di Teologia in cui venivano formati i nuovi predicatori e da cui si diffondeva la nuova dottrina. Pur essendo ormai evidente che l'adesione alla R. dei principi tedeschi era dovuta in primo luogo al desiderio di affrancarsi, per suo mezzo, dal potere imperiale, Carlo V non poté intervenire in forze contro di essi, essendo già impegnato su più fronti militari, di modo che tanto la confessione riformata quanto il nuovo ordine politico ebbero tempo e modo di porre salde radici. La Dieta di Spira, convocata nel 1529 per discutere della questione religiosa, fu l'occasione della formale protesta della propria fede (donde il nome protestanti) che i principi luterani (ancora in minoranza, rappresentando solo 14 città e 5 principati) opposero all'ingiunzione imperiale di conformarsi al credo romano. Carlo V riconvocò la Dieta per l'anno seguente ad Augusta, accettando di ascoltare le ragioni dei riformati; Lutero affidò a Melantone il compito di redigere la professione di fede che sarebbe stata resa pubblica durante la Dieta e nota, appunto, come Confessio augustana (V. AUGUSTA). Tuttavia l'imperatore non accettò le proposizioni in essa contenute e intimò la sottomissione: l'aperta resistenza dei principi si organizzò dunque nella Lega di Smalcalda (1531). In una sorta di sospensione tra i due schieramenti e mentre la controversia sulla legittimità della R. veniva spesso ridotta a mera contesa sul possesso dei beni ecclesiastici, i protestanti riuscirono a estendere la loro influenza sia verso la Germania meridionale sia verso Nord, oltre i confini tedeschi. In Danimarca, nel 1533 lo stesso re Cristiano III aderì alla nuova confessione, che venne organizzata in Chiesa da un discepolo dello stesso Lutero, J. Bugenhagen: anche in Norvegia e Islanda sorsero Chiese nazionali riformate. In Svezia, già dal 1527 il re Gustava Vasa aveva istituito una Chiesa autonoma e nazionale, che tuttavia conservava molti caratteri cattolici, tra cui la successione apostolica delle ordinazioni episcopali. I due fratelli Laurentius e Olaus Petri avviarono la protestantizzazione di Svezia e Finlandia. Le Chiese nordiche, tuttavia, mantennero in generale elementi della pietà e della liturgia cattolica accanto a una struttura teologica pienamente luterana. Nonostante la consistente espansione, la R. protestante mantenne una notevole coesione interna rispetto alle questioni principali, cui fece eccezione la sola vicenda degli anabattisti: questi ultimi, che avevano fatto della città di Münster la propria piazzaforte, ne furono poi scacciati in un bagno di sangue dal vescovo titolare del municipio, con l'accordo sostanziale dello stesso Lutero. La R., infatti, non tollerava la lotta al potere costituito, che era del resto il suo principale e indispensabile alleato contro la Chiesa di Roma, ammettendo come lecita solo la rivolta a una tirannia spirituale, che impedisse la vera fede. Gli anni Quaranta del XVI sec., tuttavia, segnarono la ripresa del fronte cattolico: Carlo V organizzò un'offensiva a partire dalle regioni cattoliche di Austria e Baviera e sconfisse la Lega di Smalcalda a Mühlberg (1547). In seguito a ciò l'imperatore, intimando la sottomissione dei principi protestanti, propose loro la formula compromissoria del cosiddetto interim di Augusta, in cui, purché venisse accettata l'autorità suprema del papa, si facevano alla R. numerose concessioni di natura dottrinale e disciplinare (giustificazione per la fede, matrimonio dei preti, comunione con le due specie per i laici). L'interim fu rifiutato dal popolo tedesco e, con la Pace di Augusta del 1555, si giunse all'unica soluzione allora possibile, cioè al principio territoriale del cuius regio, eius religio, secondo cui ogni regione avrebbe assunto la confessione del proprio principe, fatti salvi i territori ecclesiastici (che sarebbero comunque rimasti cattolici) e le città, in cui era ammessa la coesistenza delle fedi. ║ Da un punto di vista dottrinale e teologico l'innovazione luterana prese spunto dalla polemica contro la filosofia scolastica e tomista e considerò come unica fonte autorevole il Nuovo Testamento. La crisi di fiducia nei confronti dell'elaborazione teologica a lui precedente condusse Lutero non solo alla critica dei singoli problemi, ma alla sconfessione del Cattolicesimo nel suo complesso. Al di là delle divergenze dottrinali, infatti, ciò che realmente impedì una composizione dello scisma fu la radicale opposizione della valutazione data dalla Chiesa e da Lutero su Dio e sull'uomo: il riformatore, infatti, incrementò da una parte il sentimento della santità di Dio e dall'altra il pessimismo in merito alla natura morale dell'uomo. La fede luterana si configurò in primo luogo come una ricerca teologica della salvezza personale, che si declinava in due punti fondamentali: la persistenza del peccato nell'uomo, anche dopo il Battesimo e nonostante la frequenza ai sacramenti, e la giustificazione gratuita del peccatore da parte di Dio, per la fede nei meriti del Cristo e senza necessità di opere buone. Queste ultime, infatti, erano sì raccomandate ma come semplice esigenza morale, non come strumento di ascesi interiore e di redenzione: il peccatore, per Lutero, non può in alcun modo essere trasformato in giusto. Secondo questa visione, detta della giustificazione sola fide (per la sola fede), non è possibile acquistare meriti, la concessione delle indulgenze è vana e gli stessi sacramenti sono da considerarsi solo come un conforto, dei semplici segni. Dal momento che la natura peccaminosa dell'uomo è irredimibile dalle sue forze naturali e che l'unica azione efficace in questo senso è quella divina, Lutero elaborò la cosiddetta teologia della croce, per la quale la crocifissione e morte di Cristo è causa esclusiva della salvezza personale, rifiutando la dottrina cattolica della Grazia santificante e del libero concorso dell'uomo, mediante la propria condotta di vita, alla propria redenzione. Ne discese anche una negazione, da parte di Lutero, della concezione che la stessa Chiesa aveva di sé: se il destino di ogni singolo uomo è stabilito unicamente dalla volontà divina (V. anche PREDESTINAZIONE e PREDESTINAZIONISMO), il corpo ecclesiale non può più essere considerato come tramite di salvezza e grazia per tutti gli uomini, ma come comunità dei predestinati. Cadeva dunque non solo il primato papale, reso inutile dalla suprema autorità delle Scritture, ma anche la gerarchia episcopale e la funzione primaria dell'Ordine, cioè la celebrazione della Messa. Ad essa fu tolta la sezione del canone, mentre la comunione veniva distribuita a tutti, come segno del sacerdozio universale dei fedeli, sotto le due specie del pane e del vino. Furono soppresse la confessione auricolare, le pratiche penitenziali (digiuni, astinenza dalle carni, ecc.), l'autorità del clero e tutti gli ordini monastici o sacerdotali: infatti, in base alla dottrina del sacerdozio universale, l'intero popolo dei battezzati fu investito della dignità di accostarsi alla Parola di Dio, assistito in ciò dallo Spirito Santo, senza la necessaria intermediazione del clero. Tuttavia il libero esame delle Scritture non presupponeva affatto la libera critica o un'interpretazione soggettiva delle stesse in senso moderno: la Bibbia è infatti chiara e univoca, autentica testimonianza dello Spirito che non consente doppiezza. Lutero, infatti, benché percepisse la sua come una predicazione profetica, aderiva alla concezione della reformatio ecclesiale come ritorno alle origini, e con la sua opera non si proponeva di aggiungere nulla al patrimonio della Rivelazione, ma piuttosto di concorrere alla rimozione di tutti gli elementi fuorvianti con i quali, nei secoli, la teologia e la tradizione della Chiesa avevano soffocato la vera dottrina. È chiaro dunque il motivo per cui furono mantenuti come validi tra i dogmi solo quelli trinitari e cristologici, e disconosciuti quelli elaborati in seguito dai concili e dai papi, e tra i sacramenti solo Battesimo ed Eucarestia, in quanto istituiti dallo stesso Gesù. ║ La R. di Zwingli: una Chiesa riformata era sorta a Zurigo quasi contemporaneamente ai primi fatti della rivoluzione luterana. La predicazione del sacerdote e teologo H. Zwingli cominciò nel 1519 nei Cantoni della Svizzera tedesca, risultando influenzata dalla cultura umanista, assai vivace in quelle zone, e dallo spirito della borghesia cittadina. L'assenza di principati e la struttura cantonale resero il rapporto coi ceti medi e imprenditoriali più importante che in Germania per la diffusione della dottrina. Benché la predicazione zwingliana fosse per molti versi assai più radicale di quella luterana (prevedendo ad esempio la sostituzione della Messa con un rito privo di liturgia e incentrato solo sulla Parola, la riduzione del numero dei sacramenti e la loro svalutazione a puro atto simbolico) e la sua influenza sulla vita morale e materiale della società assai diretta, tuttavia la sua condanna da parte di Roma fu più lenta, in parte, forse, per i legami dello Stato pontificio con le truppe mercenarie dei Cantoni svizzeri. In breve, una parte della Svizzera, con le grandi città di Berna e Basilea, seguì Zwingli, mentre i Cantoni alpini rimasero di fede papale: questi ultimi costituirono anche, nel 1524, una lega cattolica, appoggiata dall'Austria, per resistere alla diffusione della R. con mezzi militari. Zwingli diede vita a un'omologa lega riformata, cercando il sostegno dei luterani tedeschi, ma le discordie dottrinali che già erano intervenute tra i due riformatori non consentirono una vera alleanza. La cosiddetta disputa di Marburgo (1529) aveva infatti ratificato come insanabile il dissenso sull'Eucarestia, se cioè la presenza nelle due specie eucaristiche del corpo e del sangue di Cristo fosse reale o simbolica. Ne conseguì, nella Dieta di Augusta del 1530, un inedito fronte comune di luterani e cattolici contro l'ammissione della confessione di fede preparata da Zwingli: Ratio fidei. Più esposto, a causa della sua radicalità, alla suggestione anabattista, tuttavia il riformatore di Zurigo ne contrastò con decisione il risvolto rivoluzionario e la predicazione sociale che giudicò sovversiva. La battaglia di Kappel (1531), in cui Zwingli perse la vita, arrestò la diffusione del movimento che più tardi confluì nel Calvinismo (1547, Consensus tigurinus). ║ Lo scisma anglicano: la R. inglese non sortì una Chiesa protestante in senso proprio, ma un'istituzione compromissoria fra il Cattolicesimo ed elementi protestanti di diversa origine, in larga misura calvinisti. Pur non mancando in Inghilterra una tradizione antipapale e anticlericale e il precedente di correnti riformatrici (si pensi al già citato J. Wycliffe e ai lollardi), la predicazione luterana non aveva suscitato eco particolare, anche per la convinta opposizione di Enrico VIII. Quando tuttavia insorse il problema del divorzio del re da Caterina d'Aragona - negato dal papa -, il distacco dalla Chiesa di Roma fu accolto dai fedeli inglesi senza particolari resistenze. Già nel 1534 venne promulgato l'Atto di supremazia, in base al quale il re, coadiuvato dal primate arcivescovo di Canterbury, diveniva capo supremo della Chiesa d'Inghilterra, sottratta alla giurisdizione del vescovo di Roma. Non seguirono tuttavia altre riforme significative, se si escludono l'introduzione della Bibbia in inglese e la soppressione dei monasteri; il re infatti difese l'ordinamento dogmatico e disciplinare di tradizione cattolica, mantenendo la gerarchia episcopale, i sacramenti, la fede nella transustanziazione, il celibato dei preti, la comunione sotto una sola specie per i laici. Con l'Atto dei sei articoli (1539) fu decretata la persecuzione tanto contro i cattolici rimasti fedeli al papa (concentrati nella diocesi di York), quanto contro i protestanti, considerati eretici. Quando salì al trono Edoardo VI, si moltiplicarono i tentativi di penetrazione della R. europea, soprattutto di matrice calvinista: nel 1549, infatti, fu promulgato e reso obbligatorio il Book of Common Prayer, seguito nel 1552 da una seconda edizione e nel 1553 da una professione di fede detta dei 42 articoli, di chiara ispirazione ginevrina. Dopo la breve parentesi di reazione cattolica verificatasi con il Regno di Maria Tudor (1553-58), seguì la restaurazione della Chiesa anglicana sotto Elisabetta (1558-1603): la regina fu dichiarata capo supremo della Chiesa, ma senza autorità in materia dottrinale; furono conservate la struttura episcopale e la liturgia cattolica, mentre i 42 articoli vennero emendati a 39, per ridurre le proposizioni calviniste implicite. Accanto alla Chiesa nazionale si formarono correnti protestanti più radicali (presbiteriani, puritani, battisti) che in Inghilterra rimasero comunque minoritarie. ║ La R. di Calvino: la critica storiografica della R. indica spesso il Calvinismo come un momento di ripresa di tale movimento religioso, di cui incarnerebbe la dimensione latina e umanistica a fronte di quella germanica e medioevale luterana. G. Calvino, unico laico tra i maggiori riformatori, stabilì a Ginevra, tra il 1541 (anno del Catechismus genevensis) e il 1564, il laboratorio dottrinale e politico della sua attività, che trovò poi fertile terreno anche nella vicina Francia. Divenuto capo morale e politico della città, ne fece una vera e propria teocrazia: in essa però non si stabilì la subordinazione del potere civile a quello ecclesiastico, bensì una piena convergenza e sovrapposizione dell'autorità politica e di quella religiosa. L'etica dell'ascesi interiore e intramondana, che già nella R. luterana aveva sostituito il modello monastico medioevale di fuga dal mondo, favorì nel Calvinismo una visione altamente positiva delle attività umane, della vocazione di ciascuno ad esercitare una professione valida e proficua. Pur dipendendo largamente dalla riflessione di Lutero, infatti, Calvino ne accentuò in modo caratteristico il lato etico e attivistico; egli condivideva la concezione pessimistica della natura umana, ma mentre Lutero ne aveva tratto un atteggiamento di sfiducia e rinuncia rispetto alla vita socio-politica, Calvino vi scorse un invito pressante all'azione per gli eletti di Dio, chiamati non solo a proclamare la sovranità di Dio sul mondo, ma anche a realizzarla per mezzo del proprio lavoro. La Chiesa non poteva essere per Calvino, come per i cattolici, il luogo di intermediazione tra Dio e l'uomo, ma nemmeno poteva ridursi alla mistica comunità dei predestinati concepita da Lutero: per il teologo ginevrino essa raccoglieva tutti coloro che, con la propria confessione di fede, con la condotta di vita e con la partecipazione ai simboli sacramentali onoravano il medesimo Dio in Cristo. Gli eletti, i fedeli, predestinati alla salvezza dalla libera volontà di Dio, sono chiamati perciò a vivere esemplarmente e a compiere le opere buone non al fine di acquisire merito agli occhi di Dio, del resto inutile al fine della salvezza personale, ma per rendere gloria a Dio stesso con il proprio lavoro. Giustamente, da questo punto di vista, si è voluto considerare l'etica calvinista come una delle componenti lo spirito e la cultura del nascente capitalismo e non a caso, come già per Zwingli, tale dottrina era nata e si era sviluppata nell'ambiente della ricca borghesia cittadina. A Ginevra cominciarono a convergere da tutta Europa i calvinisti e i riformati perseguitati e lì molti giovani si formarono al pastorato presso l'Accademia voluta da Calvino. Non mancò tuttavia, nel Governo politico-religioso del riformatore ginevrino, un accento di grande durezza e intolleranza teologica, al punto che molte pubblicazioni considerate eretiche furono messe al bando e fu comminata anche la pena del rogo, come nel caso dell'antitrinitario M. Serveto. Dalla Svizzera, il Calvinismo si diffuse alla vicina Francia dove, invece, la R. luterana non era riuscita a penetrare. Gli ugonotti (dal tedesco Eidgenossen: confederati), anche grazie all'adesione di una parte della nobiltà, raggiunsero un numero abbastanza consistente, tanto da riuscire a celebrare a Parigi, nel 1559, il loro primo sinodo nazionale in cui fu approvata una confessione di fede (Confessio fidei gallicana) redatta dallo stesso Calvino. La vicenda degli ugonotti, tuttavia, fu drammatica: prima di ottenere libertà di culto e garanzie adeguate con l'Editto di Nantes del 1598, essi soffrirono gravi massacri (Notte di san Bartolomeo, 23 luglio 1572) e ben otto guerre di religione, ma rimasero comunque una minoranza religiosa in un Paese cattolico. Il successo della R. di Calvino fu assai più radicale in Scozia, dove nel 1560 J. Knox promulgò la Confessio scotica, in base alla quale fu istituita una Chiesa nazionale teologicamente calvinista e disciplinarmente presbiteriana (V. PRESBITERIANO e PRESBITERIANESIMO). Le regioni olandesi dei Paesi Bassi, infine, abbracciarono la R. contestualmente alla lotta per l'indipendenza dalla cattolica Spagna, mentre comunità, seppur minoritarie, si costituirono nella valle del Reno, in Ungheria e in Polonia; in Italia, il movimento ereticale di tradizione medioevale dei Valdesi si trasformò nel senso di una forte influenza calvinista. ║ La R. in Italia: la diffusione in Italia della R. ebbe modalità ed esiti anomali, essendo la penisola sede del Papato e della Curia e centro della cultura umanista. Dalle testimonianze in nostro possesso, costituite soprattutto da atti dei processi dell'Inquisizione e da dichiarazioni di esuli, risulta che l'adesione alla R., nei suoi diversi aspetti, fu in sostanza una somma di casi singoli, più o meno frequenti in base ai luoghi e ai periodi, ma non assunse mai, ad esclusione dei già citati valdesi, carattere comunitario e scismatico. A questo proposito è necessario ricordare come il numero dei riformati italiani sia stato dissimulato da due fenomeni, come l'emigrazione in Paesi protestanti e il cosiddetto Nicodemismo: secondo la denuncia fattane dallo stesso Calvino, esso consisteva nell'atteggiamento di chi, per evitare i rischi di un'aperta abiura del Cattolicesimo, continuava a praticarne i riti dando però ad essi un valore e un significato diverso e contrastante con quello ufficiale. Le opere dei riformatori circolarono comunque in Italia, tutte e tempestivamente, in particolare lungo le principali direttrici del commercio nel settentrione. Il Veneto rappresentò uno dei maggiori centri di diffusione della R.: nel 1532, ad esempio, vi fu preparata la traduzione italiana della Bibbia di A. Brucioli e nel 1546 F. Negri compose la Tragedia del libero arbitrio. Altri centri importanti furono Napoli, dove operò il circolo di J. de Valdés e il predicatore B. Ochino, e Lucca. Tuttavia, i nomi più noti della R. italiana furono costretti alla fuga e all'esilio, ma non di rado offrirono contributi di grande valore alla R. europea, come nel caso dell'istriano Flacio Illirico che fu tra i massimi animatori della resistenza tedesca all'interim di Augusta e promotore della prima opera storiografica della R., le Centurie di Magdeburgo. Gli esuli italiani si articolarono in gruppi regionali (lucchese, calabrese, ecc.) o, più spesso, dottrinali: da questi si sviluppò un nuovo sistema eterodosso, di tipo razionalista, che proponeva un'interpretazione morale e razionale del Cristianesimo, dai risvolti adogmatici e, soprattutto, antitrinitari. Gli esponenti di questa corrente, che rifiutavano dunque di riconoscersi tanto nell'apparato dogmatico cattolico quanto nella opposta ma omologa ortodossia riformata sia luterana sia calvinista, furono ben presto perseguitati da tutte le confessioni cristiane. Personaggi come Fausto e Lelio Socini (V. SOCINIANESIMO), predicarono un deismo universale (che avversava la divinità di Cristo, il valore espiatorio della Crocifissione, la Trinità, ecc.) che, pur non essendo in senso stretto un prodotto della teologia riformata, lo è stato da quello delle aspirazioni di rinnovamento religioso. Del resto, fu proprio in questi ambiti marginali, minoritari e perseguitati che maturò il frutto migliore dell'epoca della R., quello della tolleranza confessionale e religiosa.

CRONOLOGIA DELLA RIFORMA PROTESTANTE
1517
Lutero affigge alla porta della cattedrale di Wittemberg le 95 tesi contro lo scandalo delle indulgenze (31 ottobre)
1519
Zwingli, a Zurigo, riprende la polemica luterana contro le indulgenze e introduce l'uso della lettura e della Bibbia sine glossa
1520
Leone X emette la bolla Exsurge Domine, che indica come eretiche 41 delle 95 tesi di Lutero (15 giugno). Lutero pubblica i «grandi scritti riformatori» (Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca; De captivitate babylonica Ecclesiae praeludium; Delibertate christiana) e brucia i decreti papali (dicembre). Enrico VIII d'Inghilterra prende pubblicamente posizione contro le tesi di Lutero
1521
La bolla papale Decet romanum ponteficem scomunica Lutero (gennaio). Müntzer pubblica Il manifesto di Praga. Carlo V convoca la Dieta di Worms, in cui Lutero rifiuta di ritrattare le sue proposizioni. Fatto segno del bando imperiale e del mandato di arresto, viene nascosto dal principe Federico di Sassonia nel suo castello di Wartburg (maggio). Melantone pubblica i Loci communes rerum theologicarum.
1522
Lutero rientra a Wittenberg e pubblica la traduzione in tedesco del Nuovo Testamento (settembre). A Zurigo il «piccolo consiglio» stabilisce che i predicatori si basino per le omelie solo sulla Bibbia. Zwingli lascia il suo incarico alla cattedrale di Zurigo e pubblica il primo scritto eterodosso (dicembre).
1523
A Zurigo, per effetto della predicazione di Zwingli, le autorità attuano una radicale riforma dei sacramenti. La Svezia istituisce la prima Chiesa nazionale riformata.
1524
I cantoni alpini svizzeri costituiscono una lega cattolica per combattere i riformati. Erasmo pubblica il De libero arbitrio, che segna la rottura definitiva tra gli intellettuali umanisti e Lutero. Nella Germania sud-occidentale ha inizio la «guerra dei contadini».
1525
A Zurigo Zwingli pubblica De Vera et falsa religione commentarius, prima summa teologica dei riformati svizzeri. Lutero condanna duramente le rivolte contadine sostenute dagli anabattisti di Müntzer. Battaglia di Frankenhausen (15 maggio): disfatta e cattura di Thomas Müntzer e repressione della rivolta. Lutero sposa Katharina von Bora (13 giugno). Alcune città e principati tedeschi aderiscono alla Riforma.
1527
Gli anabattisti svizzero-tedeschi redigono i Sette articoli di Schleitheim, confutati da Zwingli e Calvino.
1529
Lutero pubblica il Grande e il Piccolo catechismo. Alla Dieta di Spira (19 aprile) i principi luterani, in minoranza, «protestano» la loro fede contro l'imposizione di quella cattolica da parte di Carlo V: dall'episodio prendono il nome di protestanti. Nella disputa di Marburgo, Lutero e Zwingli non riescono a comporre il dissidio dottrinale sull'Eucarestia.
1530
Alla Dieta di Augusta (giugno), Melantone presenta la Confessione di Augusta, che viene respinta dai principi cattolici. I seguaci di Zwingli sono detti «sacramentari».
1531
Costituzione della Lega di Smalcalda tra i principi e le città protestanti (27 febbraio). Il Parlamento inglese riconosce Enrico VIII come capo della Chiesa d'Inghilterra. Zwingli muore a Kappel in uno scontro armato con truppe cattoliche.
1532
In Italia circola la prima traduzione in volgare della Bibbia, approntata da A. Bracioli.
1533
Gli anabattisti pubblicano i 19 articoli di Münster, che confermano l'opposizione con le posizioni dottrinali luterane. Calvino redige in chiave potestante il discorso pronunciato dal rettore dell'università di Parigi. Nasce la Chiesa riformata di Danimarca
1534
Lutero pubblica la Bibbia interamente tradotta in tedesco. Il Parlamento inglese vota l'Atto di supremazia, che sancisce l'indipendenza della Chiesa inglese da Roma.
1534-35
Insurrezione e sconfitta degli anabattisti nella città di Münster.
1536
Calvino pubblica a Basilea l'Instituto christianae religionis, in cui viene accentuato il tema della predestinazione. Paolo III convoca un Concilio a Mantova. Calvino si stabilisce a Ginevra e pubblica la Prima confessione elvetica o di Basilea, summa delle proposizioni di fede riformate. Norvegia e Islanda, in quanto territori danesi, e Finlandia aderiscono alla Riforma.
1537
Lutero redige gliArticoli di Smalcalda.
1540
Viene istituita la Compagnia di Gesù (27 settembre).
1541
Nel colloquio di Ratisbona tra il cardinale Contarini e Melantone, le posizioni cattoliche e luterane appaiono ormai inconciliabili. A Ginevra Calvino pubblica le Ordonnances ecclésiastiques per la città.
1542
Istituzione dell'Inquisizione romana. Il Concilio viene riconvocato a Trento (22 maggio).
1545
Si apre il Concilio di Trento (13 dicembre).
1546
Lutero muore a Eisleben (18 febbraio). In Veneto viene diffusa l'edizione della Tragedia del libero arbitrio, testo filoprotestante.
1547
Sconfitta della Lega smalcaldina a Mühlberg da parte dell'imperatore Carlo V.
1548
Carlo V propone, durante la Dieta, l'Interim di Augusta: si tratta di un compromesso su alcune questioni teologiche e disciplinari, a favore dei protestanti, in cambio di un loro riconoscimento dell'autorità papale.
1549
Pubblicazione in Inghilterra del Prayer Book o Book of Common Prayer, in volgare
1552
I padri conciliari offrono ai teologi protestanti tedeschi un salvacondotto perché si rechino al Concilio di Trento.
1553
Pubblicazione dei Quarantadue articoli della Chiesa inglese, di impostazione calvinista. A Ginevra Calvino fa bruciare sul rogo come eretico l'antitrinitario Michele Serveto.
1555
La Pace di Augusta sancisce il principio territoriale del cuius regio, eius religio, cioè l'obbligo per i sudditi di professare la stessa religione del principe della regione.
1559
Gli ugonotti (cioè i calvinisti francesi) celebrano a Parigi il primo sinodo nazionale.
1560
Con l'emanazione della Confessio scotica o Confession of Faith viene istituita in Scozia una Chiesa nazionale riformata a struttura presbiteriana.
1561
A Ginevra Calvino ratifica come leggi della città le già diffuse Ordonnances ecclésiastiques, normativa della Chiesa riformata cittadina.
1563
La Regina Elisabetta d'Inghilterra pubblica i Trentanove articoli o Articoli di fede anglicana, in cui appare esplicitamente l'influenza del Calvinismo. Si conclude il Concilio di trento (4 dicembre).
1564
Calvino muore a Ginevra (27 maggio).
1566
Viene pubblicata la Seconda confessione elvetica, summa delle dottrine elaborate da Zwingli e da Calvino.