Filosofo e logico inglese. Compì gli studi universitari a
Cambridge, dove in seguito insegnò. Fu tra i primi estimatori del
Tractatus logico-philosophicus di L. Wittgenstein, e avanzò
critiche rimaste fondamentali ai
Principia mathematica di B. Russel e
A.N. Whitehead. In campo epistemologico
R. aprì la strada alle
indagini neoempiriste sull'austerità del linguaggio scientifico,
proponendo un metodo per eliminare da esso ogni riferimento a entità
teoretiche. In filosofia del linguaggio propose l'idea di trattare gli enunciati
di generalità non come espressione di proposizioni, ma come regole per la
formazione di proposizioni vere e proprie. A
R. si deve anche
l'elaborazione di una teoria della probabilità di tipo soggettivistico,
volta a misurare il grado di «credenza parziale». Interessato anche a
problematiche di calcolo combinatorio,
R. sviluppò un teorema, che
porta il suo nome, applicabile nella teoria dei grafi e delle geometrie finite.
Si occupò di applicazioni matematiche in economia. Quasi tutti i suoi
scritti sono stati raccolti nell'antologia, postuma,
I fondamenti della
matematica e altri scritti di logica (1931) (Cambridge 1903-1930).