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Radiotrasmettitore.

Apparecchiatura per radiocomunicazioni che genera e irradia radioonde, utilizzato per la trasmissione di informazioni o per altri scopi. Con significato specifico, uno dei due terminali di un circuito di radiocomunicazione, il cui compito è generare una corrente a radiofrequenza, imprimervi, mediante modulazione, le informazioni da trasmettere, e trasferire la corrente variabile risultante all'antenna trasmittente. • Encicl. - Esistono numerosi tipi di r., classificati in base alle lunghezze d'onda impiegate (r. a onde lunghissime, medie, corte, ecc.), al tipo di servizio per cui vengono utilizzati (r. telegrafici, telefonici, radiofonici, televisivi, ecc.), al tipo di modulazione (r. a modulazione d'ampiezza, di frequenza, ecc.), a particolarità costruttive e di funzionamento (r. per installazione fissa, mobile, ecc.). Elemento essenziale di un r. è il generatore delle oscillazioni a radiofrequenza, costituito da un circuito oscillante realizzato in modo da ottenere la stabilità di frequenza e la forma d'onda richiesta dal r., in relazione al suo impiego; è sempre presente, inoltre, l'amplificatore di potenza, il cui compito è elevare la potenza del segnale al livello richiesto e trasferirla all'antenna trasmittente. Ultima parte essenziale di un r. è il modulatore, che, in un punto opportuno della catena a radiofrequenza, imprime le informazioni da trasmettere al segnale sinusoidale a radiofrequenza. I primi r. brevettati da G. Marconi, destinati alla radiotelegrafia, erano costituiti da un circuito oscillante, accoppiato all'antenna trasmittente, alimentato da un generatore di corrente continua, apparecchi precursori della moderna telegrafia a onde persistenti modulate ad audiofrequenza; accanto ad essi erano già presenti oscillatori a onde persistenti di grande potenza, precisamente quelli ad arco e ad alternatore. I primi erano caratterizzati da un circuito oscillante alimentato ad arco elettrico, mentre i secondi, costituiti da speciali alternatori ad alta frequenza, possono essere considerati i precursori del moderno sistema di radiotelegrafia a spostamento di frequenza. Attualmente, tutti i r. sono costituiti da tubi termoelettronici o a transistor. I r. telegrafici per telegrafia A1 (onde persistenti interrotte) sono costituiti essenzialmente da r. telefonici privi del modulatore e provvisti, invece, di un manipolatore; i r. per telegrafia A2 (onde persistenti modulate) sono costituiti da r. telefonici in cui il segnale è fornito da un oscillatore ad audiofrequenza manipolato; infine, i r. per telegrafia F1 (a spostamento di frequenza) sono costituiti da r. modulati in frequenza. ║ R. modulati in ampiezza: r. nei quali il modulatore agisce sull'amplificatore di potenza, e precisamente, se l'amplificatore è a più stadi, agisce sullo stadio finale o stadio di potenza. Nel caso di segnale fonico, il modulatore è costituito da un amplificatore ad audiofrequenza, nel quale la tensione in uscita viene sommata alla tensione continua di alimentazione dei tubi dello stadio di potenza. Se il segnale di modulazione è sinusoidale, di frequenza fm, e se f0 è la frequenza della portante, ovvero del segnale a radiofrequenza non modulato, il segnale modulato è dato dalla sovrapposizione di tre segnali di frequenza, rispettivamente, f0 e |f0 ± fm| (segnali laterali); a questi ultimi compete una potenza, detta potenza di modulazione, pari a (m2/2)W0, dove m è l'indice di modulazione e W0 è la potenza della portante. Nel caso di modulazione al 100%, ovvero quando m = 1, la potenza di modulazione è pari alla metà di quella fornita per la portante: nei r. ad alta potenza, quindi, i modulatori sono costituiti essenzialmente da amplificatori di grande potenza. Se il segnale modulante è complesso, non sinusoidale, i due segnali laterali sono sostituiti da due bande laterali di modulazione, costituite dai radiosegnali corrispondenti alle armoniche del segnale stesso; poiché ogni banda contiene tutte le informazioni del segnale modulante, è stato sviluppato un sistema di trasmissione ad alta efficienza, detto a banda laterale unica, in sigla SSB, che consiste nell'inviare una corrente a radiofrequenza costituita da una sola delle due bande di modulazione. In questo modo tutta la potenza a radiofrequenza viene concentrata sull'informazione da trasmettere; l'unico svantaggio consiste in una maggiore complessità di ricostruzione dell'informazione nel posto ricevente, che necessita del reinserimento della portante, effettuata molto semplicemente nei moderni ricevitori a supereterodina. Nel sistema SSB, caratteristica essenziale dell'amplificatore di potenza è di amplificare allo stesso modo tutte le frequenze comprese nella banda trasmessa (amplificatore lineare); le eccellenti prestazioni di questo tipo di amplificatori ne ha consentito l'applicazione anche per r. a modulazione d'ampiezza convenzionale, a due bande laterali, e per r. telegrafici. ║ R. a modulazione di frequenza: r. nei quali l'ampiezza del radiosegnale modulato resta costante, mentre la sua frequenza si scosta da quella della portante per una quantità, detta deviazione di frequenza, proporzionale all'ampiezza del segnale modulante. L'applicazione dei r. a modulazione di frequenza è limitata rispetto a quella dei r. a modulazione d'ampiezza; vengono tipicamente utilizzati per servizi di radiodiffusione, sia fonici ad alta qualità musicale, sia televisivi. Il sistema più utilizzato, nel passato, per la modulazione di frequenza era il modulatore a tubo di reattanza, sistema utilizzato ancora oggi, nel quale si è sostituito il tubo di reattanza con un diodo varicap; ha maggiore rilevanza il sistema Armstrong, in cui il segnale modulante altera la fase del segnale a radiofrequenza dell'oscillatore, generando variazioni di fase che vengono poi convertite in variazioni di frequenza.