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Radioprotezione.

Disciplina che studia i metodi per salvaguardare l'uomo dai possibili danni biologici provocati dalle radiazioni; in senso stretto, essa studia gli effetti delle radiazioni ionizzanti, quali le particelle α, β+, β-, i raggi γ, X, ecc., mentre in senso lato riguarda anche gli effetti di radiazioni non ionizzanti, quali onde radio, radiazioni luminose e infrarosse non coerenti, radiazioni coerenti emesse da laser. La prima commissione internazionale istituita per la salvaguardia dell'uomo dalle radiazioni risale al 1928, e dal 1950 ha assunto il nome di International Commission on Radiological Protection (ICRP); lo scopo di tale commissione è quello di emanare raccomandazioni sulla dose massima di radiazioni che può essere assorbita dall'uomo senza danno. Sono state definite, pertanto, unità di misura e grandezze internazionali come riferimento comune per la r., tra le quali citiamo: la dose, o dose di esposizione, o semplicemente esposizione, quantità di energia depositata dalla radiazione per ionizzazione in una massa unitaria d'aria in condizioni normali; la dose assorbita, energia ceduta nell'unità di massa irradiata; l'equivalente di dose, prodotto della dose assorbita per un fattore di qualità che esprime la capacità di danno della radiazione in esame; l'equivalente di dose efficace, il cui scopo è tener conto della diversa incidenza di una stessa dose equivalente sui vari organi del corpo. I danni biologici provocati dalle radiazioni possono essere classificati in due categorie: gli effetti stocastici, caratterizzati da una probabilità di manifestazione che è funzione della dose ricevuta e dalla assenza totale di un valore di soglia, e gli effetti deterministici, che si verificano solo per dosi superiori ad un valore soglia, con conseguenze dipendenti dalla dose ricevuta. Scopo della r. è limitare gli effetti stocastici (ad esempio la carcinogenesi), per quanto possibile, e gli effetti ereditari. Le basi della r. sono state stabilite dalla ICRP, e sono costituite dai seguenti tre principi: il principio di giustificazione, secondo il quale nessuna attività umana che comporti rischio da radiazione può essere accolta, a meno che la sua introduzione non porti un beneficio netto e dimostrabile; il principio di ottimizzazione, secondo il quale ogni esposizione a radiazione deve essere resa tanto bassa quanto è possibile in funzione di ragioni sociali e economiche; infine, il principio del limite di dose individuale, secondo il quale la dose agli individui non deve comunque superare il limite raccomandato. Sono stati inoltre fissati due diversi limiti di dose per gli individui, che devono entrambi venire rispettati, il primo relativo agli effetti deterministici, il secondo all'incidenza degli effetti stocastici; tali limiti, rivolti agli individui comunque esposti alle radiazioni, fanno distinzione tra lavoratori professionalmente esposti e particolari gruppi di popolazione, i cosiddetti gruppi critici. Nelle sue applicazioni pratiche, la r. presenta diversi aspetti: innanzitutto, considera la fisica e la patologia delle radiazioni, per poter stabilire gli obiettivi da raggiungere, fissare i criteri e stabilire un sistema di limitazioni delle dosi. In secondo luogo, esamina i dispositivi e i metodi idonei alla protezione sui luoghi di lavoro e nell'ambiente di vita, quali schermature, ventilazione, segnaletica, ecc.; infine, realizza programmi di protezione appropriati per le diverse circostanze, in base alle normative e alle conoscenze teoriche. Tali programmi vengono realizzati mediante un duplice controllo, uno di tipo fisico-tecnico, l'altro di ordine medico, e sono affiancati da una vigilanza indipendente messa in opera dall'autorità pubblica. Uno dei principali problemi affrontato dalla r. è lo smaltimento dei rifiuti radioattivi, i cui effetti coinvolgono l'intera popolazione: i rifiuti in forma liquida e gassosa di bassa attività, entro i limiti consentiti dalla legge, vengono dispersi nell'ambiente. Nel caso di attività superiore, ma con vita media non lunga, si attende che essa sia scesa al di sotto dei limiti consentiti, per poi disperdere i rifiuti nell'ambiente; in tutti gli altri casi, i materiali radioattivi vengono concentrati in piccolo volume, immagazzinati in serbatoi e seppelliti in luoghi desertici o nel fondo degli oceani.