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Radicale, Partito.

Partito politico italiano. Nella prima fase della sua storia, immediatamente seguente l'Unità d'Italia, il Radicalismo italiano si costituì, sotto la guida di A. Bertani, come derivazione del risorgimentale Partito d'Azione, su posizioni dissidenti rispetto all'intransigenza repubblicana dei mazziniani. Nacque così, intorno al 1870, una sinistra radicale parlamentare anticlericale organizzata: suo principale e più attivo rappresentante fu F. Cavallotti, eletto dal 1873. Pur accettando formalmente il regime monarchico, il P.R. rivendicò un programma che, se realizzato, avrebbe conseguito una trasformazione della forma dello Stato, dal suo interno, in senso democratico e repubblicano. I punti qualificanti del progetto radicale erano: suffragio universale, revisione dello Statuto albertino, riforma della magistratura, istruzione elementare obbligatoria e laica, abolizione della tassa sul macinato e introduzione di un sistema fiscale progressivo, legislazione sociale in difesa dei lavoratori, decentramento amministrativo, netta separazione tra Stato e Chiesa e concomitante disconoscimento del culto cattolico come religione ufficiale. I radicali ebbero la maggiore visibilità politica nel decennio finale del XIX sec., quando si opposero con forza al Governo autoritario di Crispi, ma successivamente la loro identità ideologica si diluì su posizioni più moderate, in seguito alle quali, avendo ormai pienamente accettata la Monarchia, essi diventarono attivi sostenitori dell'opera di Giolitti. Sotto la guida di E. Sacchi, il partito assunse anche incarichi ministeriali nel Governo Sonnino. Nel primo dopoguerra, i radicali si frantumarono in diverse piccole formazioni che, con l'avvento del Fascismo, persero ogni rilevanza pratica ma svolsero un importante ruolo culturale e ideologico nella resistenza antifascista. Suoi aderenti, organizzati da G. Amendola nell'Unione Democratica nazionale, parteciparono all'opposizione dell'Aventino. Dopo la nascita del nuovo Stato repubblicano, un gruppo di intellettuali di ispirazione radicale diede vita al settimanale “Il Mondo” (V. MONDO, IL e PANNUNZIO, MARIO) che, in seguito, diventò organo del rinato P.R. Nel 1956, infatti, la linea conservatrice scelta dal nuovo segretario del Partito Liberale G. Malagodi provocò la scissione della sua ala sinistra di tendenza radicale (una corrente chiamata appunto Amici del “Mondo”), guidata da B. Villabruna: essa prese il nome di Partito Radicale dei Liberali e dei Democratici Italiani (PRLDI). Vi confluirono infatti, oltre agli scissionisti del PLI, anche militanti dell'ex Partito d'Azione e del movimento, che aveva operato durante la Resistenza, Giustizia e Libertà. Configurandosi come forza di opposizione ai Governi centristi e moderati democristiani, il P.R. avviò un rapporto privilegiato con il Partito repubblicano, con il quale presentò liste comuni alle politiche del 1958. I risultati deludenti aggravarono le divergenze interne in merito a metodi e scopi dell'azione politica, conseguenti alla scarsa omogeneità delle varie componenti del partito: in particolare, le opposte opzioni di collaborazione con PRI o con PSI condussero, nel 1962, alla fuoriuscita di alcuni gruppi (tra cui quello storico degli Amici del “Mondo”) e alla riorganizzazione del cosiddetto “nuovo” P.R. intorno alla corrente di sinistra, guidata da M. Pannella (V. PANNELLA, GIACINTO MARCO). La formazione, che si definiva di ispirazione socialista, laica e libertaria, fu inizialmente presieduta dallo scrittore E. Vittorini e dotata di una segreteria collegiale, in cui figurava lo stesso Pannella. Fu questa una svolta determinante per il partito che si mutò, da forza culturale ed elitaria con finalità precipue di stimolo nei confronti del mondo politico e democratico in generale, a movimento di contestazione del sistema, anticlericale, antiautoritario, antimilitarista. Il P.R. si caratterizzò in primo luogo per il metodo delle sue battaglie politiche, basate sulla non-violenza e sulla disobbedienza civile, e per gli obiettivi delle stesse, miranti alla salvaguardia e all'ampliamento dei diritti civili: obiezione di coscienza, diritti delle donne, diritti degli omosessuali, divorzio, aborto, ecc. La vittoria ottenuta dallo schieramento divorzista nella campagna referendaria del 1974 laureò il referendum come strumento privilegiato della politica radicale. Nel 1976 il P.R. si presentò alle elezioni politiche per la prima volta come partito autonomo, senza ricercare accordi elettorali con altre forze, ottenendo quattro deputati alla Camera e mantenne una propria quota di elettori, compresa tra il 2% e il 3,5%, anche nelle votazioni successive. In tali occasioni suscitarono accesi dibattiti le candidature provocatorie di Toni Negri (imputato del processo 7 aprile), Enzo Tortora (imputato di associazione camorristica) e Ilona Staller (porno star), proposte allo scopo di richiamare l'attenzione rispettivamente sui problemi della giustizia, della carcerazione e della censura. Nel 1986, a causa di una grave crisi di militanti e di iscrizioni al partito, il congresso minacciò lo scioglimento della formazione, scongiurato anche grazie alla concessione della doppia tessera, che permise a numerosi esponenti del mondo politico ufficiale di sostenere i radicali senza abbandonare il proprio partito. Nel 1988 il P.R. si trasformò in partito transnazionale, aprendo sedi in altri Paesi, allo scopo di meglio sostenere campagne di interesse internazionale (contro il traffico d'armi, contro la fame nel mondo, contro la violazione dei diritti umani, ecc. ). Da allora il P.R. non ha più partecipato come tale ad alcuna competizione elettorale nazionale, sottoscrivendo liste comuni di volta in volta con i socialisti, i verdi, ecc. Nel 1992, 1994 e 1996 M. Pannella, esponente radicale di maggiore notorietà, guidò una lista che portava il suo nome, Lista Pannella appunto, ottenendo percentuali rispettivamente del 1,7 %, 3,5% e 1,9%, mentre altri militanti radicali, sempre nel 1996, vennero eletti nelle liste del centro-destra. Durante tutta la sua esistenza il P.R. ha anche condotto una costante polemica contro i media in generale e la RAI in particolare, lamentando la faziosità dell'informazione politica e l'assenza di spazi elettorali adeguati per i piccoli partiti e per i movimenti non istituzionali.
Marco Pannella