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Ra.

(o Rha). Dio egizio, connesso all'astro solare, di cui rappresenta la luce diurna. • St. delle rel. - Già sotto la II dinastia il nome di R. cominciò ad apparire nell'onomastica faraonica, mentre dalla V dinastia in poi, a partire da Chefren, l'espressione Figlio del dio R. diventò parte della titolatura ufficiale del faraone e al dio fu attribuito un ruolo di divinità primaria. A quest'epoca (2480-2350 a.C. circa), infatti, risale l'evoluzione di R. a dio nazionale, come figura unitaria che raccoglieva le diverse manifestazioni religiose dell'Antico Regno. L'elaborazione teologica a proposito di R. fu condotta nella città che, proprio dal suo culto, derivò il nome greco di Heliopoli (città del sole), sede del principale dei templi ad esso dedicati, e i cui sacerdoti definirono una teoria cosmologica che attribuì a R. lo status supremo rispetto alle altre divinità. Le credenze relative ci sono state tramandate attraverso numerosi scritti, sia teoretici, sia narrativi, sia laudativi. Secondo il mito, in origine uomini e dei vivevano insieme in un medesimo spazio, sotto il regno benevolo di R.; gli uomini, tuttavia, si ribellarono al loro sovrano e questi decise di distruggere l'umanità ritornando nel Nun, cioè nello spazio del non-creato da cui era venuto. In seguito, mosso a pietà, egli mitigò la punizione e stabilì in cielo (Nut) la sua dimora, percorrendone ogni giorno l'intera estensione: pur restando lontano dagli uomini, fu per loro visibile, beneficandoli con la sua luce. Ogni giorno R. percorreva il cielo, da Oriente verso Occidente, sulla sua nave d'oro e, alla sera, ne scendeva per montare sul veicolo notturno, con il quale percorreva il cammino inverso, viaggiando lungo un fiume sotterraneo nel mondo degli Inferi. Tutte le mattine i fedeli contemplavano il puntuale ripetersi della lotta tra R. e il suo eterno nemico Apopis che, sotto forma di nuvole o di nebbia, si opponeva al cammino della nave del sole: questo quotidiano combattimento rappresentava il timore costante che il corso del tempo potesse arrestarsi, qualora Apopis fosse uscito vincitore arrestando il cammino della nave di R. Il percorso del sole, infatti, era immagine esemplare della ciclica eternità del tempo; R. veniva per questo associato al concetto di neheh, ossia dell'eternità in quanto permanere dell'attività dell'esistente, che si differenziava dall'eternità djet, ossia dalla pura conservazione di ciò che esiste. A causa del suo legame con il disco del sole in cammino, già i papiri più antichi testimoniano la concezione di R. come figura molteplice: «Io sono colui che apre gli occhi ed è giorno, li chiude ed è notte... Io sono Kheper al mattino, R. a mezzogiorno, Atum la sera». Nelle cosmologie solari, infatti, R. rappresentava la luce del sole nel momento dello zenit, Kheper lo stato transitorio dell'ascesa e Atum quello transitorio della discesa e del crepuscolo, mentre Aton era il nome dato al sole materiale, cioè al disco luminoso. A partire dal Nuovo Regno, infine, questa divinità solare fu man mano associata ad altre, a costituire persone divine di primaria importanza: Atum-R. adorato soprattutto ad Heliopoli e Amon-R., adorato soprattutto a Tebe. • Icon. - Inizialmente raffigurato come antropomorfo, R. assunse in seguito figura ieracocefala, a testa di falco, sovrastata dal disco del sole e, talvolta, circondata dall'ureo.