Storico, critico letterario e uomo politico francese. Si dedicò agli
studi storici e giuridici subendo l'influenza delle opere di F.R. Chateaubriand
e di J.G. Herder, e mettendosi in luce negli ambienti intellettuali. Fra i suoi
primi lavori, citiamo la traduzione e pubblicazione del saggio di Herder
Idee
sulla filosofia della storia dell'umanità, accompagnata da una
prefazione. Seguirono anni di ricerche e di viaggi in Grecia, Germania e Italia;
gli venne affidata la cattedra di Letterature straniere prima presso l'Accademia
di Lione, poi al Collège de France a Parigi (1841). La sua presa di
posizione in difesa delle libertà democratiche e la sua dura battaglia
contro il clero, e in particolare contro i Gesuiti, indussero le autorità
a sospenderlo dall'insegnamento nel 1846; due anni dopo sostenne attivamente la
rivoluzione. Reintegrato nell'insegnamento dopo il 1848,
Q.
manifestò la sua opposizione al colpo di Stato di Napoleone III, subendo
una condanna all'esilio (1852). Visse fino al 1870 in Svizzera e in Belgio, e
quindi, dopo la sconfitta di Sedan e la caduta di Bonaparte, rientrò a
Parigi, dove si distinse nel periodo della Comune. Scrittore brillante e
intellettualmente vigoroso,
Q. fu uno dei più illustri esponenti
di quella storiografia dottrinaria e rivoluzionaria in cui la passione politica
è intimamente legata all'interesse storico e filosofico; fra le sue
numerose opere ricordiamo:
Le rivoluzioni d'Italia (1849-52);
Filosofia della storia di Francia (1858);
La rivoluzione (1875);
Lo spirito nuovo (1875) (Bourg-en-Bresse 1803 - Parigi 1875).