Insieme di dottrine a sfondo mistico sviluppatesi in Europa nel XVII sec.,
incentrate sulla necessità per il fedele di un totale abbandono
contemplativo a Dio, svalutando ogni attività di mediazione teologica.
║ Per estens. - Ogni concezione morale, o etico-politica, nella quale si
inclini al riconoscimento della fatalità dell'accadere e si nullifichi la
portata dell'azione individuale a favore di un'accettazione passiva degli
eventi. • St. delle rel. - Precedenti teorici del
q. si possono
rintracciare in alcune sette gnostiche protocristiane e, soprattutto, nelle
correnti mistiche ed ereticali del Medioevo. Tuttavia per
q. in senso
proprio si intende il vasto movimento sviluppatosi nel XVII sec., teso
all'identificazione mistica con Dio mediante uno stato di passività
acquisita attraverso la sospensione di ogni attività intellettuale e
l'abbandono affettivo in Dio. Alla base della diffusione di queste correnti sta
la reazione a un tipo di religione irrigidita in pratiche e schemi che soffocava
la libera realizzazione della vita interiore. Principale esponente del
q.
può essere considerato il sacerdote spagnolo Miguel de Molinos,
condannato per le sue tesi da papa Innocenzo XI nella bolla
Caelestis
pastor (1687). Il
q. si diffuse anche in Italia e in Francia,
coinvolgendo personalità di spicco come l'oratoriano P.M. Petrucci,
Madame J.-M. Guyon e il prelato e scrittore F. Fénelon. Il nucleo del
q. va ricercato nella preferenza accordata alla contemplazione affettiva
di Dio rispetto all'ascesi meditativa, nel disprezzo della penitenza e delle
forme ordinarie per il riscatto delle proprie mancanze, nel raggiungimento del
cosiddetto
silenzio delle potenze, ovvero nell'astenersi da tutte le
attività interiori ed esteriori, salvo l'abbandono assoluto e
incondizionato a Dio.