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Quark.

Fis. - Particella subatomica costituente gli adroni che, a loro volta, si suddividono nelle due categorie dei mesoni e dei barioni. Si conoscono sei tipi distinti di q.: u, d, s, c, b, t. Ciascuna di queste sei particelle è dotata di tre diverse repliche, caratterizzate da una grandezza che prende il nome di colore o carica di colore; i q. hanno spin 1/2 in unità ħ, hanno carica elettrica +2/3 o -1/3 in unità di carica del protone, e hanno numero barionico 1/3. Poiché non sono mai stati osservati q. liberi, si pensa che essi siano confinati negli adroni da mutue forze di attrazione che crescono con la distanza. ║ Modello a q. degli adroni: secondo la teoria del filosofo greco Epicuro (e di altri scienziati dell'antichità) l'atomo costituiva la più piccola parte della materia, indivisibile (dal greco α privativo e témno: divido): la fissione nucleare ha dimostrato, invece, che anche l'atomo può essere diviso in una nuvola di elettroni e in un nucleo formato da protoni e neutroni. Intorno alla metà del XX sec., con la realizzazione di macchine acceleratrici che consentivano di raggiungere energie sempre più elevate e di rivelatori sempre più sofisticati, apparvero particelle elementari allora sconosciute ai fisici (gli unici adroni allora noti erano il nucleone e il pione): inizialmente le particelle strane, poi i vari stati eccitati degli adroni già noti. Si iniziò allora a dubitare che la materia potesse essere composta da un elevato numero di elementi di base, e a pensare che le particelle stesse non fossero altro che manifestazioni differenti di un piccolo numero di elementi veramente fondamentali; questo problema fu affrontato in modo indipendente a partire dal 1961 da due fisici, M. Gell-Mann e Y. Ne'eman, che basarono il loro approccio sulla teoria dei gruppi. Infatti, la legge di invarianza delle interazioni forti rispetto alle rotazioni nello spazio dello spin isotopico, o isospazio, può essere riformulata, in linguaggio algebrico, come legge di invarianza rispetto alle trasformazioni del gruppo di Lie SU(2) (gruppo delle trasformazioni unitarie, unimodulari nello spazio a due dimensioni a componenti complesse); la rappresentazione di tale gruppo di trasformazioni, pertanto, fornisce una descrizione completa delle proprietà di tutti i possibili multipletti di spin isotopico, intero e semintero. Inoltre, se si trascurano, entro un certo limite, le differenze di massa tra gli adroni dotati degli stessi valori di numero barionico, spin e parità, si ottengono supermultipletti che possono essere descritti, in modo analogo a prima, dalle rappresentazioni del gruppo di Lie SU(3). Grazie a questo approccio, Gell-Mann predisse l'esistenza della particella Ω-, dandone i valori della massa e dei numeri quantici; tale particella venne osservata poco dopo, nel 1964, nel grande acceleratore di Brookhaven (Stati Uniti), scoperta che provocò in tutto il mondo una vera e propria caccia ai q., caccia difficile poiché richiede l'impiego di apparecchiature capaci di produrre delle collisioni di materia sufficientemente forti per ottenerne la dissociazione (occorrono circa 200 Gev). Poiché tutte le rappresentazioni di un gruppo di Lie possono essere costruite a partire da un certo numero di rappresentazioni di minima dimensionalità (nel caso di SU(3), il valore minimo delle dimensioni è 3), Gell-Mann e Zweig proposero indipendentemente, nel 1964, di attribuire un significato fisico agli stati corrispondenti alle rappresentazioni di minima dimensionalità di SU(3): ipotizzarono quindi che tutti gli adroni fossero stati aggregati di tre particelle fondamentali, e delle rispettive antiparticelle, costruiti in modo da rispettare automaticamente la legge di invarianza rispetto a SU(3). I mattoni fondamentali furono chiamati q. da Gell-Mann, distinti, in base ai valori dei numeri quantici, in u, d, s; per spiegare alcune anomalie riscontrate sul piano teorico e le proprietà di nuove particelle nel frattempo scoperte, si introdussero tre nuovi q.: i q. c, b, t. Tali particelle, dette anche q. pesanti in contrapposizione ai q. leggeri u, d, s, sono dotate di nuovi numeri quantici di sapore, chiamati rispettivamente charm (fascino), beauty (bellezza) o bottomness, truth (verità) o topness. Il numero di adroni classificabili con il modello a q. aumentò notevolmente; tuttavia, fu ben presto evidente che i q. dovevano possedere un altro numero quantico interno, detto colore; poiché questo nuovo grado di libertà non si manifestava a livello adronico, si dovette supporre che ogni adrone fosse globalmente privo di colore. La teoria che descrive le interazioni tra q. prende il nome di cromodinamica quantistica, ed è una teoria di campo relativistica e quantistica con interazioni locali; tale teoria è basata sull'idea che le cariche di colore siano sorgenti di un campo di forze, il campo gluonico, mediate da otto gluoni, con massa nulla, spin 1 e dotati di carica di colore. Come è noto, l'interazione tra cariche elettriche a livello subatomico può essere vista sia come una modifica della configurazione del campo elettromagnetico nel vuoto, sia come lo scambio dei quanti elementari, i fotoni, da parte delle particelle cariche; analogamente, le interazioni tra q. colorati sono generate dallo scambio di gluoni. A differenza dei fotoni, tuttavia, i gluoni sono dotati di carica di colore, che permette loro di avere interazioni mutue; inoltre, mentre esiste una sola carica elettrica di riferimento, esistono tre cariche di colore fondamentali. Le possibili cariche di un gluone possono essere collegate alle scelte di coppie dei colori fondamentali: in termini di teoria dei gruppi, si può dire che i gluoni sono associati ai generatori del gruppo di Lie SU(3), detto di colore, e sono otto. La caratteristica dei gluoni di possedere una carica di colore ne differenzia la dinamica rispetto a quella delle interazioni elettromagnetiche. La proprietà più importante è quella del confinamento delle cariche di colore: esse non possono propagarsi nello spazio come quelle elettriche, ma sono costrette a unirsi ad altre cariche per formare stati legati di carica complessiva nulla. Tali stati possono propagarsi nello spazio, e costituiscono l'insieme delle particelle che possono avere interazioni forti; fino a distanze dell'ordine di qualche fermi, l'interazione dovuta alle cariche di colore, sebbene indebolita, è ancora abbastanza potente da legare protoni e neutroni all'interno dei nuclei; a distanze ancora maggiori essa scompare del tutto, così come a distanze molto piccole, dell'ordine di decimi di fermi o meno. Tale proprietà viene chiamata libertà asintotica. La conoscenza teorica attuale della forza di interazione delle cariche di colore a distanze dell'ordine del fermi (distanza detta di confinamento) è basata su simulazioni numeriche: si è così ricavato che è necessaria una quantità di energia finita per poter isolare le cariche di colore, e che lo schermaggio dovuto ai gluoni dipende dalla temperatura. A temperature dell'ordine di 1018 K la materia adronica subisce una transizione di fase, detta di deconfinamento, nella quale le cariche di colore possono liberamente propagarsi nella regione di spazio ad alta temperatura: i fisici sperimentali cercano attualmente di riprodurre le condizioni necessarie alla creazione di questo nuovo stato della materia adronica, detto plasma di q. e gluoni. Oltre alle interazioni di colore, i q. sono soggetti anche alle interazioni elettromagnetiche e deboli; è proprio dallo studio dei processi di diffusione anelastica con alto trasferimento di energia e di quantità di moto leptone-nucleone che si è ottenuta una conferma sperimentale indiretta della struttura a q. degli adroni.