Detto di sostanza che non ha subito alterazioni o che non è mescolata ad
altre:
oro p.,
seta p. ║ Per estens. - Limpido, non
inquinato, nitido, chiaro:
acqua p., aria p. ║ Per estens. - In
relazione al linguaggio, che non contiene contaminazioni dialettali o di altre
lingue:
parlare la p. lingua italiana. ║ Per estens. - Semplice,
raffinato, armonico; soprattutto in relazione a opere artistiche e
architettoniche che non presentano caratteristiche di altri stili:
una chiesa
in p. stile gotico. ║ Fig. - Genuino, nel senso che non è
mescolato a elementi diversi:
caffè p. (non diluito con latte o
altre bevande). ║ Fig. - Non contaminato da colpa o peccato:
anima
p. ║ Fig. - Casto, illibato:
donna p. ║ Fig. - Privo di
secondi fini, spassionato:
le mie intenzioni sono p. ║ Talora usato
come sostantivo, a indicare un individuo che non scende a compromessi e, quindi,
non devia nel comportamento pratico dalle proprie idee o convinzioni:
è un p. ║ Fig. - Detto di disciplina non applicata che, come
tale, si occupa esclusivamente dei problemi scientifici in sé:
matematica p. ║ Fig. -
Letterato p.: che si cura solo del
suo campo d'indagine, astraendo da ogni applicazione pratica. ║ Mero,
solo, schietto, semplice:
la p. verità. ║ Insieme
all'aggettivo semplice, costituisce una locuzione di significato simile, ma
più forte; talvolta segue il sostantivo:
è un'invenzione p. e
semplice. • St. delle rel. -
P. e impuro sono vocaboli
correlati: tutto ciò che è
p. non è, di per
sé, impuro e viceversa; il passaggio dallo stato di impurità a
quello di purità avviene mediante riti purificatori. Il significato del
termine
p. non è univoco.
P., innanzitutto, è la
condizione usuale dell'individuo che non abbia commesso infrazioni di
tabù, che si sia astenuto dall'avere contatti con persone o cose impure e
che non si trovi in uno stato naturale di impurità (malattie,
mestruazioni, lutto, ecc.). L'individuo
p. in questo senso è
ammesso a tutte le attività, sia sacre sia profane, del gruppo sociale
cui appartiene. Alcune attività, tuttavia, esigono una condizione
particolare di purità, cui si giunge esclusivamente sottoponendosi a riti
di purificazione. Lo richiedono, ad esempio, l'accesso in particolari luoghi
sacri, la partecipazione a determinate cerimonie o, in campo profano, a qualche
impresa singolare (guerra, partite di caccia, ecc.). Ai riti di purificazione,
spesso, si associano pratiche di purificazione, come il silenzio, il digiuno,
l'inazione, la castità, la veglia, la solitudine, che impongono
particolari regole di vita. L'individuo
p. in quest'accezione, dunque, si
avvicina a un ideale di santità: il desiderio di purezza è
tutt'uno con l'aspirazione ad abbandonare il mondo profano per accostarsi alla
sfera del sacro, con il desiderio di intraprendere la via verso il divino e la
vita devota, rinnegando le consuetudini mondane. Da questa graduazione del
p. discende la possibilità di un sistema di purità
relative. Tale, ad esempio, è il sistema di caste vigente in India, dove
il semplice contatto con una persona di casta inferiore rende impuro l'individuo
di una casta superiore. ║ Nel Vecchio Testamento il termine
p. ha
due significati prevalenti:
p. è l'uomo integro, non contaminato
da colpa o peccato;
p., inoltre, è l'individuo cui sono consentiti
l'accesso al santuario e la partecipazione ai riti sacrificali. Determinano il
passaggio dallo stato di purezza a quello di impurezza il contatto con cose o
persone impure, così come certi stati fisiologici o patologici. Nel
Vecchio Testamento si opera anche una distinzione fra animali
p. e
impuri, classificando come
p. quelli di cui è consentito cibarsi.
Tali sono i quadrupedi che ruminano, gli animali acquatici provvisti di pinne e
squame, gli uccelli (a eccezione di alcuni rapaci e notturni) e determinati
insetti, come le cavallette. • Antropol. - In particolari contesti
sociali, le nozioni di
p. e impuro dipendono dalle modalità di
concettualizzare l'ordine e il disordine: impure o particolarmente
p.,
cioè, sono tutte le cose e le situazioni cui non è semplice
trovare una collocazione all'interno di un insieme strutturato di credenze.
║
P. e impuri sono alcuni tratti oggettivi della realtà
(compresa la realtà corporea umana) che hanno funzione simbolica e, come
tali, vengono utilizzati nelle procedure di classificazione del mondo. •
Lett. -
Poesia p.: corrente poetica che, estremizzando la concezione
romantica della poesia come semplice interiorità, esalta la purezza
assoluta della parola. Il testo, svincolato da ogni contatto con la
realtà (della storia come pure della cronaca), da ogni razionalità
di nessi e sviluppi, evoca semplicemente stati d'animo che l'autore ha vissuto o
sta vivendo nel momento in cui scrive, senza rappresentare alcunché. Dal
punto di vista formale, la poesia
p. adotta preferibilmente strutture
brevi, ricche di metafore, analogie e simbologie che, rendendone piuttosto ardua
la comprensione, costringono il lettore a un notevole sforzo di interpretazione.
Affermatasi in Francia nella seconda metà del XIX sec. con Ch. Baudelaire
e S. Mallarmé, questo genere di poesia si diffuse ben presto anche nel
resto dell'Europa, parallelamente all'affermazione della cultura decadente. In
Italia, in particolare, la poesia
p., detta ermetica per la sua
oscurità, raggiunse l'apice negli anni a cavallo fra le due guerre.
Questa concezione poetica rifletté la crisi sociale europea della seconda
metà del XIX sec., trasposta sul piano letterario come senso della
precarietà dell'uomo e terrore della solitudine in un universo ostile.
• Filos. - Nel XVI sec. i gnoseologi utilizzavano l'aggettivo
p. in
relazione a una funzione conoscitiva per indicarne l'assoluta indipendenza da
tutte le altre funzioni conoscitive. I. Kant innovò radicalmente
l'accezione tradizionale del termine. Per comprendere il mutamento semantico
attuato dal filosofo tedesco, è opportuno considerare il titolo
dell'opera che inaugurò la rivoluzione copernicana del XVIII sec.
Critica della ragion pura significa critica della facoltà della
ragione in generale, riguardo a tutte le conoscenze cui essa può aspirare
indipendentemente da ogni esperienza. Nel passo citato, Kant allude al campo di
quelle forme cognitive che sembrano sussistere indipendentemente
dall'esperienza; la ragione, dunque, viene giudicata non in quanto tale,
bensì in quanto
p. o metafisica, cioè in quanto pretende di
oltrepassare l'esperienza. Con riferimento alla ragione, tuttavia, il termine
p. ha anche un altro significato: la ragione è detta
p.
poiché è depositaria di principi
a priori, di funzioni
indipendenti dall'esperienza.
A priori, infatti, è
«ciò che è assolutamente indipendente dall'esperienza»,
anche se ha un riferimento empirico. Tale, ad esempio, è la categoria di
causa, per cui ogni mutamento ha una causa, ma il nesso causale è
assolutamente indipendente da ogni esperienza e risiede, piuttosto, nella
costituzione intellettuale dell'uomo. Strettamente connesso all'aggettivo
p. è anche il termine trascendentale, con cui Kant allude a
«ogni conoscenza che in generale si occupa non tanto di oggetti, quanto
invece del nostro modo di conoscere gli oggetti, nel senso che tale modo di
conoscenza deve essere possibile
a priori». Trascendentali sono le
condizioni
a priori dell'apparire delle cose e, dunque, della medesima
possibilità degli oggetti. J.G. Fichte utilizzò l'aggettivo
p. in relazione all'Io, in quanto attività
p. spontanea e
libera dello spirito umano. Abbandonando la prospettiva kantiana, critica,
metodologica e formale, e volendo dar conto non solo della forma, ma anche del
contenuto del sapere, Fichte parla di un Io non semplicemente legislatore,
bensì creatore: il dato non viene postulato, né si impone al
soggetto, ma viene giustificato da un atto che lo pone. Quest'Io
p. che
crea il dato non è l'Io del singolo uomo empirico, ma la
soggettività in quanto tale. L'Io, in quanto realtà originaria,
non rinvia ad altro: l'Io «è perché si fa», ovvero
è il risultato della sua azione e della sua libertà, è
insieme attività agente e prodotto dell'azione stessa (Fichte parla, a
questo proposito, di autoposizione dell'Io). L'Io
p., tuttavia, non basta
a spiegare la coscienza, che si costituisce solo in rapporto a un oggetto di cui
è, appunto, coscienza e, quindi, oggetto opposto all'Io; l'opposizione,
del resto, non è originaria, ma presuppone come originario il principio
primo, cioè l'Io. Il non Io, dunque, non è una realtà a
sé stante, né un assoluto indipendente dall'Io, ma è posto
dall'Io e, contemporaneamente, opposto all'Io. Dal frazionamento dell'Io e del
non Io derivano la molteplicità delle coscienze finite o Io empirici e la
molteplicità delle cose od oggetti. R. Avenarius elaborò il
concetto di esperienza
p., idealmente precedente la distinzione tra
fisico e psichico, oggettivo e soggettivo. • Dir. -
Atto p.: atto o
negozio giuridico che non ammette l'inserimento di elementi accidentali e di cui
i soggetti coinvolti non possono stabilire liberamente il contenuto. È
detto anche
actus legitimus. Tali sono, ad esempio, i negozi di diritto
familiare e, più in generale, tutti i negozi finalizzati alla
costituzione di uno
status personale. Rientrano in questa categoria anche
alcuni atti propri del diritto patrimoniale, come l'accettazione e la rinuncia
di eredità. • Econ. -
Economia p.: la scienza economica che,
sulla base di ipotesi astratte e servendosi di un linguaggio rigorosamente
matematico, studia e mostra le uniformità e le relazioni che intercorrono
tra i fenomeni del proprio campo d'indagine. Si contrappone all'economia
applicata o alla politica economica. Nonostante l'incolmabile divario tra teoria
p. e realtà concreta, l'economia
p. conduce a una
comprensione più razionale e consapevole della realtà, così
come l'osservazione della realtà fornisce spesso lo spunto per la messa a
punto di nuovi e più sofisticati strumenti concettuali. • Mat. -
Derivata p.: derivata parziale seconda, o di ordine superiore, di una
funzione in cui compaiano più variabili, rispetto a una singola
variabile. Si contrappone a derivata mista. • Fis. -
Numero p.:
espressione utilizzata per indicare una grandezza adimensionale. • Bot. -
Detto di fitocenosi costituita interamente da una sola specie (ad esempio, un
bosco di querce). Si contrappone a
misto. • Zool. - Privo di
elementi estranei acquisiti tramite incroci:
cavallo di p. razza.
• Metall. - Detto di metallo la cui concentrazione sia elevatissima:
alluminio p. al 99,99%. • Arald. -
P. e piene armi: armi di
un solo smalto o di sole partizioni, prive di figure, brisure, concessioni e
inquartamenti.