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Punjab.

Stato (50.362 kmq; 26.288.000 ab.) dell'India nord-orientale. Confina a Nord con gli Stati indiani del Jammu e del Kashmir, a Nord-Est con l'Himachal Pradesh, a Sud-Est con l'Haryana, a Sud-Ovest con il Rajasthan e a Ovest con il Pakistan. Capitale: Chandigarh. Centri principali: Amritsar, Dhariwal, Ludhiana, Batala, Jullundur. • Geogr. - Il territorio, prevalentemente pianeggiante, è interessato a Nord dagli estremi contrafforti meridionali del sistema himalayano ed è percorso da numerosi corsi d'acqua, tra i quali i più importanti sono il Sutlej, il Ravi e il Beas. • Econ. - L'attività economica principale è l'agricoltura, favorita da un'imponente rete di canali di irrigazione grazie ai quali il terreno produce in abbondanza frumento, riso, patate, semi oleosi, canna da zucchero, tabacco e cotone. È attiva anche l'industria, specialmente nel settore alimentare, tessile, chimico, del cemento, dell'abbigliamento e delle materie plastiche. • St. - Sin dalla sua creazione, avvenuta nel 1947 per effetto della divisione della regione del Punjab tra India e Pakistan, il P. si presentò come Stato particolare in seno all'India, poiché il 52% della popolazione è costituita da aderenti al Sikhismo, religione fondata in P. nel XV sec. dal guru Nānak e che implica caratteristiche sociali e di costume differenti dal resto della popolazione indiana di religione induista. I sikh furono i principali promotori del movimento autonomista che sostenne la causa della separazione del P. dal Governo centrale indiano. Per assecondare tale richiesta, nel 1966 venne costituito lo Stato di Haryana scindendo dal P. il settore nord-orientale, abitato in grande maggioranza da sikh e che mantenne il nome di P. I sikh tuttavia non abbandonarono la spinta autonomistica e, al contrario, si fecero portavoci del movimento di ribellione scoppiato nel 1969, in seguito al quale il Governo indiano assegnò al P. la città di Chandigarh, diventata capitale comune dopo la costituzione di Haryana. Nel 1982 l'arresto di migliaia di sikh provocò la «guerra santa» contro il Governo e nel 1983, in seguito alla feroce ondata di violenza, il Governo centrale rispose assumendo il controllo diretto dell'amministrazione del P. Nel 1984, tuttavia, le spinte indipendentistiche della popolazione sikh si acuirono ulteriormente e il Governo centrale rispose ancora una volta con grande fermezza: ciò provocò scontri molto gravi, che sfociarono nel massacro del Tempio d'Oro di Amritsar, principale luogo di culto dei sikh. Alla repressione fece seguito la protesta dei sikh, che nello stesso anno assassinarono il premier indiano Indira Gandhi. Il figlio e successore di Indira, Rajiv Gandhi, adottò una politica di conciliazione e di mediazione, ammettendo tra l'altro nel suo Governo un esponente sikh. A partire dal 1985 gli estremisti sikh ripresero le ostilità, lanciando una nuova offensiva terroristica nel P. e in altri Stati dell'India. Alla volontà di moderazione di molti esponenti della confessione sikh si andò progressivamente sostituendo la leadership violenta degli integralisti e alla richiesta di una larga autonomia del P. nell'ambito dell'organizzazione indiana venne affiancata la pretesa, poco realistica, di rifondare il P. stesso come uno Stato indipendente, teocentrico, confessionale, che sarebbe stato battezzato col nome di Khalistan. La situazione nel Paese si aggravò ulteriormente nel 1986, quando disordini e atti terroristici da parte di estremisti sikh e di fazioni indù provocarono la morte di centinaia di persone. Il Governo centrale intervenne ancora una volta con forza: Amritsar fu posta in stato d'assedio e in diverse parti dello Stato furono proclamati il coprifuoco e la limitazione dei diritti costituzionali. La crisi si acuì nel 1987, con il susseguirsi di attentati e omicidi fra i rappresentanti delle comunità indù e sikh. Il Governo centrale rispose applicando il cosiddetto President's Rule, cioè il diritto previsto dalla Costituzione indiana di sospendere provvisoriamente i Governi locali, affidando la responsabilità del P. alla Repubblica e proclamando lo stato d'emergenza. La situazione rimase instabile fino alle elezioni legislative del 1992, che aprirono un periodo di normalizzazione dei rapporti tra P. e Governo centrale, nonostante l'assassinio del capo del Governo congressista Beant Singh (1995) abbia fatto temere un nuovo aggravarsi della situazione. Sul finire degli anni Novanta si verificarono episodi di violenza a opera delle frange estremiste sikh, che non contribuivano a rasserenare il clima politico dello Stato.