Sport di combattimento, regolato da norme codificate, fra due atleti che si
affrontano in uno spazio limitato (
ring o
quadrato) con l'impiego
dei soli pugni, protetti da appositi guantoni. ║ Per estens. - Ogni
scambio irato e violento di pugni. ║ Lett. - Contrasto molto acceso,
scambio di pugni. • Sport - Le origini del
p. sono antichissime
tanto che il mito le fa risalire a Eracle e a Teseo. Le prime testimonianze
vascolari e letterarie documentano il
p. sin dagli albori della
civiltà greca. Il
p. fu introdotto nelle gare di Olimpia dal 688
a.C. e successivamente si diffuse nell'area mediterranea. Assai praticato in
ambito etrusco-italico, in epoca romana vide l'introduzione del cesto e di una
rigida regolamentazione. Quindi scomparve per alcuni secoli in ambito europeo,
fino a risorgere in Inghilterra verso la fine del XVII sec. La storia della boxe
moderna comincia con Tom Figg, che nella sua scuola in Inghilterra
affiancò l'insegnamento della scherma a quello del
p., entrambi
interpretati come nobili arti di difesa personale. Figg attribuì al
p. alcune prime regole, sulla base delle quali si disputò nel 1719
il primo titolo inglese, destinato a diventare mondiale per la supremazia
britannica in questo sport. Allora si combatteva a pugni nudi, pratica che
durò fino al 1889. Il primo perfezionamento delle regole di Figg avvenne
grazie al codice di Jack Broughton nel 1743. L'ultimo campione mondiale a pugni
nudi fu lo statunitense John Sullivan, nel 1892. L'introduzione dei guantoni
imbottiti si deve al marchese di Queensberry, che salvò così
questa disciplina dalla fine a cui intendeva confinarla il decreto del Governo
britannico, che vietava i combattimenti pugilistici poco regolamentati di
allora. Il regolamento di Queensberry, che fa testo tuttora, aveva fissato i
seguenti punti: introduzione delle categorie di peso tra avversari, adozione dei
guantoni, fissazione della durata di ogni round in tre minuti, massima
severità disciplinare per i colpi scorretti e gli illeciti di borsa negli
incontri. Le pagine più significative del
p. sono quelle scritte
da grandi campioni quali: Jack Johnson, primo pugile nero campione del mondo nel
1908; lo statunitense Jack Dempsey, detentore del titolo dei pesi massimi dal
1919 al 1926; Joe Louis, che conservò il titolo per 12 anni dal 1937 al
1949 quando si ritirò imbattuto; l'italo-americano Rocky Marciano (Rocco
Marchegiano), che nella sua carriera non conobbe sconfitte (49 incontri, 43
vittorie per k.o. e 6 ai punti); Cassius Clay, che tra il 1964 e il 1978
conquistò per tre volte il titolo dei pesi massimi, trasformando il
p. in un evento televisivo spettacolare di straordinario richiamo per il
grande pubblico; Larry Holmes, impostosi dopo l'abbandono di Clay nel 1979; Mike
Tyson, che nel 1986, a soli 20 anni, risultò il più giovane
campione del mondo nella storia dei pesi massimi. Accanto ai pesi massimi
brillano stelle di altre categorie, come Ray “Sugar” Robinson,
campione del mondo dei pesi welter e medi; Archie Moore, mediomassimo; Jack La
Motta, Carlos Monzon, Marvin Hagler, pesi medi. Nel
p. italiano si sono
distinti: Primo Carnera, peso massimo che nel 1933 conquistò il titolo
mondiale; Mario D'Agata, vincitore nel 1956 per i pesi gallo; Nino Benvenuti,
leader nel 1965-66 dei pesi superwelter e nel 1967 e nel 1968-70 dei pesi medi;
Rocco Mattioli, vincitore nel 1977-79 per i pesi superwelter WBO, Patrizio
Oliva, detentore nel 1986-87 del titolo nei pesi superleggeri IBF; Gianfranco
Rosi, vincitore nel 1987-88 per i pesi superwelter WBA e nel 1989-92 per i pesi
superwelter WBO; Francesco Damiani, vincitore nel 1989-91 per i pesi massimi
WBO; Massimiliano Duran, leader nel 1990 dei pesi massimi leggeri WBC; Giovanni
Parisi, vincitore nel 1992-95 per i pesi leggeri WBO. ║
Statuti e
regolamenti del p.: l'attività mondiale del
p. è
articolata nei due settori dei dilettanti e dei professionisti, per categorie di
peso, ed è disciplinata da enti internazionali che sovrintendono le
relazioni fra le singole federazioni nazionali e regolano lo svolgimento degli
incontri per i titoli europei e mondiali. I dilettanti fanno capo
all'Association Internationale de Boxe Amateur (AIBA); per i professionisti il
panorama risulta più articolato: dal World Boxing Council (WBC), nato nel
1963, prese vita nel 1968 la Worl Boxing Association (WBA); nel 1984 nacque
l'International Boxing Federation (IBF), cui seguì nel 1988 la World
Boxing Organization (WBO). Sempre in ambito professionistico l'ente che
indirizza il
p. europeo è l'European Boxing Union (EBU). In Italia
l'attività è regolata dalla Federazione Pugilistica Italiana
(FPI), fondata nel 1916. Negli incontri ufficiali ciascuno dei due pugili
professionisti è coadiuvato da due secondi, che li assistono negli
intervalli, massaggiandoli e rinfrescandoli. I dilettanti ne possono avere uno
solo. Gli ufficiali di un combattimento sono: l'arbitro, i giudici, il
cronometrista, il medico federale e il commissario federale. Per rendere
proporzionali le forze dei pugili, questi sono stati suddivisi in categorie
differenti per professionisti e dilettanti, sulla base del peso misurato a corpo
nudo. Negli ultimi decenni si è assistito a una proliferazione delle
categorie di peso passate da 8 (quali erano negli anni Sessanta) a 17:
paglia, minimosca, mosca, supermosca, gallo, supergallo, piuma, superpiuma,
leggeri, superleggeri, welter, superwelter, medi, supermedi, mediomassimi,
massimi leggeri, massimi. Nei combattimenti gli atleti usano speciali
guantoni di pelle morbida e soffice imbottiti in tutte le parti corrispondenti
alla superficie esterna della mano. Le mani dei pugili, prima di essere
introdotte nei guanti, vengono bendate lasciando libere le nocche con strisce di
garza o di elastoplast. La tenuta del pugile consiste, oltreché nei
guantoni, di una conchiglia protettiva (in alluminio) degli organi genitali, e
di un paio di calzoncini resistenti. Le calzature sono leggere e senza tacco. Il
pugile dilettante che passa alla prima serie deve aver compiuto 21 anni
d'età. Gli incontri sono suddivisi in riprese (
round) che variano:
per i professionisti le riprese sono di tre minuti ciascuna e fra ripresa e
ripresa deve trascorrere un minuto di riposo; inoltre tali incontri vanno da un
minimo di quattro riprese a un massimo di 12, prescritti per i campionati
nazionali, europei e mondiali. Per i dilettanti gli incontri sono fissati sulle
tre riprese. Il combattimento è diretto da un arbitro il quale sta
nell'interno dell'apposito quadrato regolamentare (
ring) cintato da una
triplice fila di corde. L'arbitro è aiutato nelle sue decisioni da due
giudici. Il colpo, per essere ritenuto regolare, deve mirare al di sopra della
cintura, con la parte del guanto che ricopre le articolazioni. Sono considerati
falli e colpi proibiti: colpire sotto la cintura, tenere e spingere
l'avversario, prendere slancio dalle corde o sostenersi ad esse e colpire,
colpire l'avversario quando è a terra e quando sta per alzarsi, non
fermarsi al
break decretato dall'arbitro, i colpi inferti con la palma
della mano, con l'avambraccio, con il gomito. È vietato inoltre portare
colpi con la testa e colpi alla nuca o al dorso dell'avversario (in Europa anche
alle reni). Quando in un combattimento i due pugili non difendono le loro
possibilità, per accordi preventivi fra essi intervenuti, l'arbitro
può pronunciare la squalifica. Per ogni ripresa devono essere assegnati
10 punti per i professionisti, 20 per i dilettanti al pugile che è
risultato superiore, cioè a colui che nella ripresa ha inferto più
colpi all'avversario di quanti non ne abbia ricevuti. Gli accompagnatori del
pugile non possono entrare nel quadrato se non negli intervalli tra ripresa e
ripresa per massaggiare e rinfrescare il loro atleta. Il tempo delle riprese e
degli intervalli viene regolato per mezzo del gong da un cronometrista
appositamente incaricato. La posizione del pugile quando si appresta a
combattere è detta
guardia: essa deve essere tale da permettere al
boxeur di spostarsi facilmente in ogni senso e di colpire o parare i
colpi con il più breve movimento. I colpi vengono distinti in colpi per
linee interne e colpi per linee esterne. I primi comprendono il
diretto,
che percorre una traiettoria rettilinea, e il
montante (
uppercut),
che viene portato dal basso verso l'alto con il braccio piegato ad angolo acuto.
I colpi per linee esterne comprendono i
traversoni e le
sventole
(
swing), che sono colpi aperti portati a braccio quasi teso e inclinato
trasversalmente, accompagnanti da un'ampia rotazione del corpo sul bacino; il
colpo
uncinato portato dall'esterno verso l'interno con braccio piegato
ad angolo retto, con breve traiettoria e rotazione del corpo (
cross,
hook o
crochet). Esiste inoltre il colpo
a martello, tirato
dall'alto in basso, simile a una martellata. I colpi possono essere d'arresto,
d'incontro, di incrocio, di risposta, d'attacco, d'assaggio (o di disturbo), di
rientro, e possono essere isolati o a scariche in serie. La difesa consiste nel
parare con il braccio o con la mano, nel bloccare, nello schivare con lo
spostamento del corpo. I punti più sensibili sono la punta del mento, la
bocca dello stomaco, l'attacco della mascella, il cuore, la carotide, le tempie.
Collaboratori del pugile sono il procuratore, che dirige l'attività
sportiva del rappresentato, e gli allenatori. L'allenamento, assai faticoso,
comprende: esercizi ginnici, lavoro al sacco, al pallone elastico, la
boxe contro l'ombra e contro il corpo degli allenatori. Il pugile in
allenamento cerca inoltre di portare al massimo la sua capacità polmonare
con appositi esercizi respiratori, corse, marce, saltelli alla corda. A seconda
dello stile e del temperamento, nel gergo pugilistico, i pugili vengono
classificati in schermitori e picchiatori, a seconda cioè che impostino
il loro combattimento sulla propria abilità tecnica o sulle doti
fisiche.
Un incontro di boxe degli anni Venti
"Campione di boxe" di Nino Benvenuti
"La morte sul ring" di Mario Gherarducci