Filos. - Termine con cui si indica la tendenza a ricondurre ogni contenuto
conoscitivo all'ambito psicologico e all'attività psichica soggettiva.
Esso può essere utilizzato, in modo del tutto generale (talvolta anche in
un'accezione detrattiva), per caratterizzare l'impostazione gnoseologica di
autori anche molto distanti tra loro. In maniera più circoscritta il
termine viene utilizzato per indicare le posizioni di J.F. Fries e di F.E.
Beneke. Sulla base della convinzione che la descrizione dell'esperienza
interiore fosse l'unico campo d'indagine non illusorio, essi cercarono di
ridurre il trascendentale kantiano all'ambito dell'antropologia e della
psicologia introspettiva. In questo contesto la psicologia risultava essere la
scienza fondamentale, rispetto alla quale tutte le altre si ponevano come
specificazioni. ║
P. logico: corrente filosofica sorta in Germania
verso la fine del XIX sec., ma di cui si possono rintracciare i fondamenti nel
pensiero di J.S. Mill. Secondo F. Brentano, considerato l'esponente più
rappresentativo della corrente, i dati immediati sono quelli psichici, mentre i
dati fisici sono derivati; ne consegue la superiorità della psicologia
sulle scienze naturali e la possibilità di ricondurre tutte le categorie
logiche all'attività intenzionale della coscienza. Fra gli altri
esponenti dello
P. ricordiamo anche T. Lipps, C. Sigwart, E. Marty e W.
Wundt. Anche E. Husserl, che fu allievo di Brentano a Vienna, sostenne, nella
prima fase della sua ricerca filosofica, lo
p. per poi muovere contro di
esso una serie di critiche che contribuirono a segnare la fine di questa scuola
filosofica. Importanti obiezioni contro lo
p. vennero pure dal logicismo
di G. Frege che rivendicò l'indipendenza dei concetti logico-matematici
dal mondo soggettivo della rappresentazione. • Lett. - In un'opera
letteraria o nell'analisi critica di un'opera letteraria, la tendenza a
privilegiare gli aspetti e le motivazioni psicologiche.