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Proibizionismo.

Movimento sviluppatosi negli Stati Uniti nella seconda metà del XIX sec. con il proposito di combattere l'alcoolismo mediante divieti legati alla produzione, al trasporto e alla vendita di bevande alcooliche. ║ Per estens. - L'insieme delle misure legislative volte a contrastare la fabbricazione, il commercio e il consumo di droghe in genere. • Encicl. - L'affermazione del p. negli Stati Uniti fu il risultato di una serie di iniziative capeggiate e promosse da numerosi Stati dell'Unione, da varie associazioni, nonché dal clero delle diverse professioni religiose. In particolare, fin dai primi anni del XIX sec., si fecero promotori della campagna contro il consumo di liquori alcuni sacerdoti protestanti. La crociata contro gli alcoolici riportò i maggiori successi nelle aree rurali: qui, infatti, la Chiesa metodista esercitava una grande influenza, contribuendo in misura notevole ad accentuare l'atteggiamento puritano nei confronti dell'alcool. Accanto al clero, in prima linea nella campagna proibizionista erano associazioni quali l'American Society for the Promotion of Temperance (nata nel 1826 al fine di contrastare le problematiche sociali legate all'alcoolismo) e l'American Anti-Saloon League. Di quest'ultima facevano parte numerosi datori di lavoro, legati per lo più al mondo industriale e agricolo, e fu con essi che finalità di tipo economico si unirono e si confusero alle originarie cause morali del movimento p. Nel Sud, infatti, i grandi proprietari terrieri appoggiavano la campagna proibizionista per impedire che il liquore arrivasse ai braccianti agricoli negri, ripercuotendosi negativamente sul loro rendimento; altrettanto facevano gli industriali del Nord per salvaguardare il rendimento dei loro dipendenti. Essi, inoltre, calcolavano di poter dirottare sui prodotti di loro fabbricazione almeno una parte del potere d'acquisto già destinato agli alcoolici. Nel corso degli ultimi anni del XVIII sec. e nel primo decennio del XIX sec., misure proibizioniste vennero adottate in vari Stati dell'Unione (il primato di aver approvato una legislazione proibizionista fin dal 1846 spetta allo Stato del Maine, cui seguirono quasi immediatamente altri 12 Stati del Nord) e vari deputati progressisti, sia democratici che repubblicani, fecero propria la campagna contro gli alcoolici. Fu così che, nel 1915, leggi statali e regolamenti locali vietavano il consumo di alcoolici nella metà circa degli Stati dell'Unione. Nel 1917, con l'ingresso degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale il Congresso adottò numerose misure proibizioniste (si vietò, ad esempio, la vendita di alcoolici ai soldati, così come l'utilizzo di cereali e frutta, carenti in tempo di guerra, per la produzione degli alcoolici). Tali misure culminarono dapprima in un provvedimento temporaneo (il Wartime Prohibition Act del 1918, che proibì la vendita dei liquori a tutti i cittadini limitatamente alla durata del conflitto) e poi nell'approvazione, nel 1919, del 18° emendamento alla Costituzione. Una legge del medesimo anno (Volstead Act) precisò i contenuti dell'emendamento in questione, vietando in tutto il territorio statunitense la fabbricazione, la vendita e il consumo delle bevande cosiddette "nocive", il cui tasso alcoolico era cioè superiore allo 0,5%. Invisa a gran parte della popolazione statunitense di ogni ceto sociale, la legislazione proibizionista non raggiunse i risultati previsti; il tentativo di imporre una drastica limitazione alla libertà personale condusse a una diffusa trasgressione della legge e, proprio per il fatto di essere proibito, l'alcool fu maggiormente ricercato, così che il bere divenne uno dei simboli della rivolta contro la società e l'oppressione dei suoi regolamenti. Oltre a ciò, crebbero il contrabbando e la vendita clandestina, che contribuirono a far sorgere un po' dovunque distillerie controllate dalla malavita organizzata che riuscì ad arricchirsi notevolmente con lo spaccio di bevande alcooliche. Fu così che nella campagna per le elezioni presidenziali del 1932, mentre i repubblicani proponevano semplicemente una revisione della legge proibizionista, i democratici, capeggiati da F.D. Roosevelt, inclusero nel loro programma l'abolizione di tale normativa, sottolineandone, fra l'altro, anche le ripercussioni positive sull'economia del Paese: produrre liquori significava creare nuovi posti di lavoro e incrementare le entrate, grazie alla tassa sulla fabbricazione degli alcoolici. In seguito alla vittoria democratica, nel 1933, venne approvato il 21° emendamento, che abrogava il 18° e, con esso, il p., lasciando ai singoli Stati dell'Unione la facoltà di legiferare autonomamente in materia di alcoolici.