(dal latino
productio, der. di
producere: condurre avanti,
produrre). Creazione, fabbricazione, elaborazione. Il termine è
utilizzato tanto in senso concreto (
p. del grano,
p. della seta,
ecc.) quanto in senso figurato, a indicare, cioè, la creazione di opere
dello spirito e dell'ingegno (
p. letteraria,
p. artistica,
p.
cinematografica). • Econ. - La categoria economica della
p.
racchiude i processi di trasformazione, mediante creazione di valore, di
determinate merci o servizi in altre merci o servizi. Dal punto di vista
economico, per
p. si intende, quindi, non soltanto la trasformazione
tecnica del filato in tessuto o del legno in tavolo (
trasformazione
tecnica), ma anche il trasporto del caffè dal Brasile in Italia
(
trasformazione nello spazio), la conservazione del vino nelle cantine
(
trasformazione nel tempo), la vendita al consumatore finale da parte di
un dettagliante di un bene da questi comprato da un grossista (
trasformazione
nel modo). Tutte queste attività, infatti, creano valore
trasformando, ciascuna secondo le sue specifiche modalità, i beni dati
(
fattori produttivi o
input) in altri beni (
prodotti
o
output). Fattori produttivi sono considerati le
risorse
primarie, ovvero quei fattori che non derivano da precedenti processi
produttivi (terra, lavoro), e i
mezzi di p., ovvero quei beni che servono
per produrre altri beni (ad esempio, gli impianti); i prodotti a loro volta si
suddividono in
beni di consumo (se direttamente consumabili) e
beni di
p. (se servono per produrre altri beni). Una certa quantità di
prodotto può essere ottenuta (teoricamente) impiegando un numero infinito
di combinazioni di fattori produttivi: l'insieme di queste combinazioni è
definito come
isoquanto. Tuttavia, dal momento che l'impresa tende a
ridurre i costi in funzione dell'obiettivo della massimizzazione del profitto e
che le diverse combinazioni di
input appartenenti al medesimo isoquanto
non hanno il medesimo impatto economico, l'impresa opterà per quella
tecnica produttiva che le permetterà di minimizzare il
costo di p.
Il costo di
p. indica l'esborso monetario che un'impresa deve sostenere
per acquisire le risorse necessarie all'esercizio dell'attività
produttiva e si compone di costi
variabili (che variano al variare del
livello degli output) e costi
fissi (che permangono anche in assenza di
p.): questa distinzione scompare sul lungo periodo per la semplice
ragione che nel lungo periodo tutti gli
input sono variabili. La
relazione
input/output è stata indagata, in particolar modo, dalla
teoria marginalista, che l'ha descritta attraverso uno strumento matematico, la
funzione di p.: da questo punto di vista, la quantità di
p.
è funzione degli
input di capitale, di lavoro, di energia, di
materie prime e di tecnologia. Il concetto di funzione di
p. è
utilmente impiegato dalla scienza economica nello studio dei rendimenti di scala
del processo produttivo e nell'analisi della produttività marginale dei
fattori produttivi. ║
Controllo della p.: l'insieme delle
particolari tecniche statistiche che consentono di determinare un controllo
razionale e sistematico della
p., tale da assicurare stabilità
nelle caratteristiche del prodotto e da mettere in evidenza le eventuali
alterazioni e disfunzioni che si verificano nelle varie fasi del processo
produttivo.