Filos. - Termine con cui vengono indicate tutte quelle dottrine filosofiche
contemporanee (il Pragmatismo, lo Storicismo, lo Strumentalismo, ecc.) che,
rifiutando l'idea di un sapere completo e definitivo e la pretesa dogmatica di
raggiungere verità eterne e indiscutibili, si oppongono a ogni concezione
di tipo metafisico. In questo contesto di pensiero il compito della filosofia
non è quindi quello di costruire certezze dando una risposta risolutiva
ai problemi, ma piuttosto quello di impostarne criticamente la discussione e di
cogliere le esigenze da cui essi traggono origine. Il
P. nasce dalla
consapevolezza che a
qualsiasi affermazione di carattere metafisico si
può contrapporre, con altrettante argomentazioni, la sua negazione
(
antinomismo), e che ogni determinazione della vita spirituale deve
essere colta nel suo libero sviluppo, invece di essere ingabbiata in categorie
sovrastoriche. Avverso a ogni posizione di carattere dogmatico, il
P. si
distingue e si oppone anche allo Scetticismo o al Nichilismo, in quanto
caratterizzato da un atteggiamento di apertura critica che rifiuta ogni tipo di
soluzione definitiva. Fra le posizioni più tipiche del
P.,
manifestatesi nel corso della storia della filosofia, ricordiamo quelle di Kant
e N. Hartmann, che giudicarono aporetica e problematica la metafisica, pur
ammettendo l'inevitabile fascinazione dei suoi quesiti. Il termine è
stato usato in modo particolare con riferimento a posizioni manifestatesi nella
filosofia italiana del Novecento.
P. situazionale venne definito
il pensiero di U. Spirito, accostabile all'atteggiamento negativo e alla
sfiducia nell'iniziativa umana, che caratterizzano l'esistenzialismo di
Heidegger. Per Spirito il
P. coincide con la consapevolezza del
fallimento della ricerca filosofica (assimilabile alla crisi dell'attualismo di
G. Gentile), dal momento che le risposte date dalla metafisica come dallo
Scetticismo risultano non solo fra loro contrapposte, ma anche ugualmente
dogmatiche e inconsistenti. Da tale consapevolezza nasce per Spirito un ritorno
all'originario significato della filosofia, intesa come tensione verso il
sapere, ricerca mai conclusa. Il
P. si traduce, quindi, in una ricerca
sempre aperta, consapevole di non possedere alcuna verità definitiva, ma
anche lontana dallo Scetticismo e dal Relativismo che negano l'aspirazione umana
verso l'assoluto. Più sensibile al tema della storicità e della
continuità delle iniziative umane, è il
P. trascendentale
di A. Banfi, il cui pensiero, superando le posizioni esistenzialistiche, si
riconnette allo spirito più autentico della fenomenologia husserliana.
Alla base del
P. di Banfi si trova la constatazione dell'intrinseca
problematicità dell'esperienza umana che, per questo, risulta
necessariamente inafferrabile dal dogmatismo del pensiero metafisico. Guadagnata
questa consapevolezza, il compito affidato alla ragione rimane quello di
organizzare l'esperienza in sistemi dinamici e provvisori, che rimangano sempre
aperti alla possibilità di confrontare e modificare progetti e valori
umani con la complessità del reale.