eXTReMe Tracker
Tweet

Prisma.

Mat. - P. indefinito o angoloide improprio: figura dello spazio determinata da tutte le rette di uguale direzione passanti per i punti di un poligono. Esso è intersezione, non vuota e non piana, di un numero finito di semispazi: è pertanto una figura convessa. ║ P. finito o semplicemente p.: intersezione, limitata e non vuota, di un p. indefinito con uno strato, ovvero parte di p. indefinito compreso tra due sezioni fatte con piani paralleli. Un p. si presenta, quindi, come un poliedro in cui due facce, dette basi, sono costituite da poligoni qualsiasi, purché congruenti e con i lati corrispondenti paralleli, e le altre facce, dette laterali, sono costituite da tanti parallelogrammi quanti sono i lati di una base; la distanza tra le due basi, ovvero tra le due sezioni, prende il nome di altezza, mentre i lati delle facce vengono detti spigoli. Un p. si dice retto se gli spigoli laterali sono perpendicolari ai piani delle basi, obliquo se gli spigoli laterali sono obliqui rispetto ai piani delle basi; un p. retto le cui basi siano poligoni regolari si dice regolare. Nel caso particolare in cui le basi siano costituite da parallelogrammi, il p. prende il nome di parallelepipedo. Per quanto riguarda le misure, la superficie laterale di un p. retto è uguale al prodotto del perimetro della base per la lunghezza dello spigolo laterale, mentre la superficie totale è uguale alla somma di quella laterale e dell'area delle due basi; il volume di un p. qualsiasi, invece, è dato dal prodotto dell'area di base per l'altezza. ║ P. archimedeo: poliedro archimedeo, costituito da due poligoni regolari di n lati, con facce laterali quadrate. • Fis. - P. ottico: in ottica, qualsiasi mezzo trasparente limitato da due superfici piane non parallele tra loro; l'angolo diedro formato da queste prende il nome di angolo rifrangente. I più diffusi sono, generalmente, p. di vetro a sezione triangolare, dei quali si utilizzano due sole facce (su una incidono i raggi luminosi, dall'altra emergono); lo spigolo formato da queste facce viene detto spigolo rifrangente, mentre la faccia opposta ad esso viene detta base. I p. sono usati in ottica per due scopi principali: il primo, a cui adempiono i p. dispersivi, è di provocare, per rifrazione, la dispersione di un fascio di luce opportunamente inviato su una faccia, mentre il secondo, a cui adempiono i p. a riflessione, è quello di provocare, mediante una o più riflessioni interne, opportune deviazioni o ribaltamenti di raggi luminosi. ║ P. acromatico: sistema di p. ottici che permette di deviare un fascio di luce composta senza provocarne la dispersione. ║ P. a riflessione totale: p. ottico costruito e montato in modo tale che un fascio di luce, penetrato nel p., venga riflesso totalmente dalla seconda faccia ed emerga da una terza faccia. ║ P. di Féry: p. ottico a superfici cilindriche, che funge contemporaneamente da p., specchio o lente. Costruito generalmente in quarzo, viene impiegato nello spettrografo di Féry. ║ P. di Nicol: polarizzatore a birifrangenza, costituito da un poliedro rombico di calcite opportunamente lavorato, al cui interno è inserito uno sottile strato di balsamo del Canada. Un raggio di luce naturale incidente sul p. si scinde in un raggio ordinario e in uno straordinario; regolando opportunamente l'angolo di incidenza, il raggio ordinario subisce riflessione totale sullo strato di balsamo, venendo deviato lateralmente e assorbito. Il p., pertanto, è attraversato solamente dal raggio straordinario, a sua volta polarizzato nel piano normale alla sezione principale del cristallo, cioè nel piano normale alle diagonali corte delle facce terminali del p.P. di Pellin-Broca: sistema costituito da due p. disperdenti, aventi angolo di rifrangenza uguale a 30°, collegati tra loro mediante un terzo p. a riflessione totale. Il p. di Pellin-Broca, montato su uno spettrometro, permette l'osservazione delle righe lungo una direzione normale a quella di incidenza. ║ P. obiettivo: sistema ottico costituito da un p. dispersivo e da un obiettivo acromatico, usato nel passato in astrofisica al posto dello spettrografo. Il p. obiettivo ha, rispetto allo spettrografo a fenditura, il vantaggio di permettere la registrazione simultanea sulla lastra fotografica degli spettri di molte stelle, ma presenta lo svantaggio di una minore definizione delle immagini.