In tarda età imperiale romana, termine usato per indicare un antenato
vissuto in età repubblicana. ║ Superiore di una comunità
religiosa e, in particolare, monastica. Negli ordini benedettini esistono varie
categorie di
p., tra cui il
p. conventuale, massima
autorità del monastero, e il
p. claustrale, immediatamente
inferiore all'abate di cui può fare le veci. Gli ordini carmelitani e
agostiniani prevedono anche le figure dei
p. provinciali e dei
p.
generali. ║ Titolo di dignità particolare di alcuni ordini
cavallereschi, ad esempio nell'ordine dei Cavalieri di Malta, dove con
p.
si intende la persona responsabile dell'amministrazione dei possedimenti
compresi in più commende. In quest'ordine i priorati sono in tutto
cinque. ║ Titolo dato durante il primo periodo comunale al console che
appariva il capo del Consolato. ║
P. di Firenze: titolo attribuito,
in età comunale a Firenze, ai rappresentanti delle corporazioni
commerciali. Il titolo venne stabilito in seguito alle riforme costituzionali
attuate dal cardinale Latino Malebranca dei Frangipane negli anni 1282-83. In
origine erano tre, tutti oltre il 45° anno d'età: uno dell'arte di
Calimala, uno rappresentante dei cambiatori e banchieri e uno delle arti della
lana. Divennero in seguito sei quando la città fu divisa in sei sestieri.
Nel 1432, in seguito alla divisione della città in otto quartieri, il
loro numero venne aumentato a otto. I
p., detti
signori,
costituirono, con il gonfaloniere di giustizia, la Signoria. Erano nominati di
volta in volta da una commissione composta dai
p. uscenti e da altri
aggiunti, detti
arroti. Non potevano essere scelti tra i Grandi né
appartenere allo stesso sestiere. All'inizio solo tre Arti partecipavano alla
nomina: in seguito il loro numero salì a 7, 14 e infine 21. Questo
sistema di nomina, comunque, fu più volte soggetto a riforme. Al momento
della presa del potere da parte della famiglia dei Medici, i
p. divennero
uno strumento della politica medicea e, dal 1459, quando assunsero la
definizione di
p. di libertà, cessarono di rappresentare gli
organi dell'autogoverno cittadino.