Ufficio, dignità di principe o di sovrano assoluto
. ║
Governo esercitato da un principe o periodo di tempo durante il quale il
principe regna. ║ Territorio soggetto all'autorità di un principe.
║ Al plurale, i
p. sono, secondo la definizione dello
Pseudo-Dionigi, gli angeli che costituiscono il primo coro della terza
gerarchia, nella scala gerarchica discendente degli ordini angelici. • St.
- Nella storiografia relativa all'antica Roma, il termine
p. viene usato
come sinonimo di
Impero, soprattutto riguardo al periodo imperiale di
Augusto. Negli studi medioevali, invece, gli storici si appropriarono del
termine
p. in relazione a due realtà diverse tra loro e distanti
dal punto di vista temporale. Per quanto riguarda l'Alto Medioevo, vennero
considerati
p. le entità territoriali più rilevanti che
costituivano i Regni di Francia e di Germania a partire dall'età
post-carolingia. Per quanto riguarda il Basso Medioevo, invece, gli storici si
concentrano soprattutto sulla realtà italiana. In quell'ambito vennero
definiti
p. gli Stati, soggetti all'autorità di sovrani assoluti,
costituitisi in seguito alla graduale trasformazione politica e amministrativa
delle signorie. Mentre queste erano formate dall'unione personale dei singoli
domini (città e territori), il
p. si basava invece sul
riconoscimento, da parte dell'imperatore o del papa, dell'intero dominio
posseduto dal signore che riceveva un titolo corrispondente, pur conservando
spesso anche i titoli e le investiture relative ai diversi possedimenti.
All'inizio del XV sec., troviamo il
p. visconteo in Lombardia (nel 1395
Gian Galeazzo Visconti aveva ottenuto il ducato di Milano a titolo ereditario
dall'imperatore Venceslao), comprendente anche territori piemontesi ed emiliani
(Alessandria, Vercelli, Piacenza, Parma). Anche Venezia assunse dimensioni di
p., allargando nel 1420 il proprio dominio su Feltre, Belluno, Udine e
tutto il Friuli, ed estendendolo successivamente alla Dalmazia. Il caso della
città lagunare, così come quello di Firenze, è però
particolare in quanto la forma di governo adottata da questi
p. era di
tipo repubblicano. La trasformazione in
p. dell'agglomerato di comuni e
signorie che riconoscevano la sovranità pontificia fu attuata da Martino
V, divenuto papa nel 1420. Egli stabilì la sovranità pontificia su
tutto il Lazio, l'Umbria, le Marche e su parte della Romagna, riuscendo a
prevalere in quest'ultimo territorio sull'espansionismo visconteo. Nel 1416
Amedeo VIII di Savoia ottenne dall'imperatore il riconoscimento dei territori su
cui esercitava la signoria. Anche il dominio di Firenze, con il prevalere dei
Medici, si era esteso su gran parte della Toscana. I cinque maggiori
p.
italiani lasciavano tuttavia sussistere vari domini più piccoli, tra cui
la Repubblica indipendente di Genova, che estendeva la propria sovranità
su gran parte della Liguria e sulla Corsica, e le Repubbliche di Siena e Lucca.
Vi erano poi i
p. minori, come i ducati di Ferrara e di Mantova, e
rimanevano inoltre piccolissimi feudi e signorie. Tutto questo mentre nel resto
d'Europa andavano costituendosi i grandi Stati nazionali. Machiavelli, che,
nella sua opera
Il Principe, auspicava la presenza di un principe che
avesse una visione abbastanza ampia per vedere un'Italia unita e che fosse
abbastanza ardito per trasformare questa visione in realtà, indicava la
Chiesa come responsabile di tale frazionamento. Infatti, perduto l'antico potere
sovranazionale e divenuto uno dei principi italiani, il papa risultava troppo
debole per unificare l'Italia, ma abbastanza forte per impedire a ogni altro
sovrano di farlo, avvalendosi inoltre della sua posizione internazionale per
caldeggiare l'aiuto concreto delle potenze straniere, favorendo in tal modo la
politica d'intervento che portò l'Italia alla totale disgregazione.